Al di là delle montagne, presentato a Cannes nel 2015, arriva in sala dal 5 maggio il nuovo film di Jia Zhangke.
Tao (Zhao Tao), la giovane protagonista di Al di là delle montagne è corteggiata sia da Liang (Liang Jingdong), un minatore, che da Jingsheng (Zhang Yi), presuntuoso rappresentate di quella nuova generazione di imprenditori cinesi che guarda al dio denaro con determinata lucidità.
Jingsheng acquista la miniera di carbone e costringe Liang a licenziarsi.
Tao farà la sua scelta, solitudine e lontananza i risultati.
Al di là delle montagne è un film ambizioso e a suo modo misterioso, sfuggente quasi. Una storia che si snoda nell’arco di 25 anni: 1999, 2014, 2025. Il racconto nasce nel solco di quello che potrebbe essere un classico mélo -in bilico tra la golden age di Hollywood e la Nouvelle Vague- con una sottile, ma chiara, vena surreale -stralunata- per poi dipanarsi in un racconto di ampio respiro che riflette sugli esiti di una diaspora globale, quella cinese nello specifico, ma che sembra riguardare qualsiasi forma di legame famigliare futuro.Dal più classico dei triangoli amorosi -è un problema di geometria o di algebra?, si chiede la protagonista- nato in seno a un paesino della Cina nel capodanno del 1999 fino a un’Australia del 2025 in cui all’orizzonte si delinea un futuro di alienazione emotiva e culturale.
Go West dei Pet Shop Boys è colonna sonora e simbolo dello spirito con cui la Cina guarda al capitalismo occidentale perdendo il legame con la tradizione e le radici, un viaggio culturale che porterà i padri e non capire la lingua parlata dai propri figli. Un viaggio inesorabile verso l’incomunicabilità.
>> Il recista cinese aveva conquistato la critica nel 2013 con Il tocco del peccato, sempre presentato a Cannes e prosegue la sua strada verso un cinema di profonda riflessione. Zhao Tao (protagonista e moglie del regista, vincitrice di un David di Donatello per Io sono Li) regala una performance di estrema delicatezza e sensibilità.
Al di là delle montagne è un racconto di quieto realismo cresce con i protagonisti, accompagnandoli in questa epica famigliare: dal tono ingenuo -naif- che caratterizza la giovane Tao, gioiosa e infantile, che non vuole scegliere tra i due pretendenti, preferendo quasi un legame fraterno con entrambi, a quello più malinconico che caratterizza la stagione dei ricordi – quelli gelosamente custoditi e quelli perduti, nascosti tra le note di una canzone pop cantonese degli anni ’90. Un film da collocare nei pressi della categoria “capolavoro”.
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