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Radiohead, disprezzo d’autore per l’industria dello spettacolo

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Ci sarà pure un motivo se un artista rimane nel tempo. E un buon mestierante no. Nel caso dei Radiohead, del quale è in vendita on line “A Moon Shaped Pool” e solo a giugno arriverà l’album vero e proprio, non si tratta solo di musica, mondi visionari, incredulità per la stupidità dell’uomo, ma di coerenza.

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La band inglese, guidata da un Thom Yorke sempre più sciamanico e fascinoso, ruota da anni intorno a un concetto semplice: fra un oggetto di consumo e la creatività vera c’è una distanza siderale, il primo sarà sempre sostituito da un suo omologo, la seconda cresce come una pianta. E per crescere deve trovare la propria strada. Nel caso dei Radiohead, un raffinato disprezzo per l’industria dello spettacolo. Non tutta, solo quella che non pensa alla qualità.

“A Moon” non è un disco facile, eppure suona splendido. Non cerca il consenso ma strappa emozioni, brucia la pelle con uno sguardo severo e poetico sul mondo.

In trent’anni, Radiohead non hanno mai ceduto. Sono stati i primi a esibirsi in parchi, piazze e posti consacrati all’arte. Lo sono stati anche nel vendere i loro dischi senza marketing spudorati, rifiutando una discografia ormai allo sbando. E priva di idee. “A Moon” è stato rifiutato a Spotify, non a ITunes e Tidal, e ovviamente è sul loro sito. Quando arriverà nei negozi sarà già storia. Perché il modo scelto dalla band, silenzio totale sui social, due video, uno dei quali legato al subconscio degli adolescenti britannici, “Burn the Witch”, e la pubblicazione improvvisa delle nuove canzoni, annunciata meno di 48 ore prima, è di per sé processo artistico.

 

Ormai la faglia che divide dai Radiohead a Beyoncé rispetto alla scena mainstream è irreversibile. Si possono anche concepire tour infiniti, fingere che il pubblico li seguirà sempre, che la rete ha voce in capitolo sulla fortuna di questo o quello. Ma è una bugia desolante. I discografici sono talmente terrorizzati di non vendere dischi, cosa che capita puntualmente, da non riconoscere un talento vero da un bluff per ragazzi. Tutto è iperbolico, unico, premiato da visualizzazioni o numeri sino a ieri risibili.

I Radiohead sono l’altra faccia della luna. Francamente, la più intrigante. Lasciatevi immergere in “Ful Stop”, “Glass Eyes”, “True Love Waits”, non annegherete. Anzi, vi salverete dalla banalità.

Per gentile concessione de Il Secolo XIX (10.05.2016)

 

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