Giuseppe Sciola, classe 1942, scultore sardo di fama internazionale, è morto questa mattina a Cagliari, per un infarto.
Pinuccio, perché così amava farsi chiamare, ha studiato e viaggiato per l’Europa ma non si è mai definitivamente staccato dal suo paese natale, San Sperate.
Il paese, a pochi chilometri da Cagliari, oggi ha un aspetto vivace e colorato e il merito fu proprio di Pinuccio, il quale dopo aver conosciuto artisti come : Aligi Sassu, Giacomo Manzù, Fritz Wotruba e Henry Moore, ha deciso di tornare a casa e restituire qualcosa al suo paese.
L’uomo, umile e accogliente, ha coinvolto a sè l’intera comunità, che, con interventi di street art (oggi se ne possono contare più di 200) ha fatto rivestire i poveri muri di fango rendendo il piccolo centro un interessante polo culturale.
L’iniziativa di ha incentivato, inoltre, la crescita di un’importante leva locale di scultori, pittori, miniaturisti, ceramisti, muralisti e street artists.
“Ritornato da Parigi mi rendevo conto che si stava creando un divario culturale con gli amici di sempre così decisi di dipingere le case con la calce bianca, poi la creatività degli artisti fece il resto” raccontò Sciola.
Oggi lo vogliamo ricordare nella sua casa-museo, dove era solito accogliere passanti, curiosi e visitatori, circondato dalle sue PIETRE SONORE.
Oggi vogliamo ricordare le sue grandi mani, consumate dalla materia, che lasciava scivolare sulla pietra, un gesto gentile, una carezza e l’arrivo di suoni primordiali che fino a quel momento non si credevano possibili.
Sciola ci ha insegnato che la pietra ha un’anima sonora, ed è riuscito a liberarla, creando suoni di acqua o di fuoco, di vetro o di metallo.
Oggi lo vogliamo ricordare nel suo terreno che profuma di agrumi circondato da un orizzonte di pietre megalitiche, o meglio, litofoni che potranno suonare solo al soffio del vento, liberando suoni e lasciandoci sognare ancora un po’.
CIAO PINUCCIO.