Il museo di CASA MILAN apre le porte all’arte e fino al 31 dicembre saranno esposte le opere pittoriche di GIOVANNI CERRI (Milano 1969) per una mostra dedicata a Cesare Maldini, il capitano della prima Coppa dei Campioni recentemente scomparso. Un’occasione imperdibile per i tifosi milanisti e non, grazie all’iniziativa di MARCO AMATO, responsabile di Casa Milan, e all’artista milanese che ha voluto celebrare i colori rossoneri con 6 dipinti realizzati nel 2015.
Ogni opera raffigura un simbolo milanista, volti e azioni storiche, come il leggendario Gol di Attila il dipinto che ricorda il memorabile gol di Mark Hateley nel derby del 1984, la Curva Sud che ritrae la tifoseria rossonera e Casa Milan che riproduce la prestigiosa sede e il museo con annesso bookshop e ristorante. Sono esposti anche tre ritratti che rendono omaggio a importanti personaggi: “ Cesare Maldini” “ Nils Liedholm” e “Nereo Rocco” realizzati con la tecnica mista su carta intelata, pratica prediletta dell’artista.
In occasione dell’inaugurazione ArtsLife ha intervistato l’artista.
Dopo il ciclo di opere dal titolo “Milano ieri e oggi”, questo nuova mostra a Casa Milan, come nasce il progetto?
Nasce da una proposta fattami, nel 2015, dal direttore del museo Marco Amato. L’ho inteso come un nuovo omaggio a una realtà milanese, in qualche modo una prosecuzione del progetto “Milano ieri e oggi”, che ho presentato in più sedi nel 2015 e che ripercorreva la storia di alcuni luoghi e monumenti simbolo di Milano e alla trasformazione stessa della città con i nuovi edifici che hanno cambiato lo skyline della città.
Hai ritratto Cesare Maldini, Nils Liedholm e Nereo Rocco, tre personaggi fondamentali per la storia del Club rossonero, è stata una scelta personale o una richiesta specifica da parte del team?
Tutto il progetto l’ho concordato insieme a Marco Amato, ed è stato inteso come un breve percorso della storia del Milan. Oltre alle tre opere, Curva Sud, Gol di Attila e Casa Milan ho scelto di riprodurre i volti di tre personaggi rappresentativi di un’epoca: gli anni ’60 periodo dei primi trionfi internazionali del Milan. Anche il ritratto di Cesare Maldini era un’opera che avevo già prodotto nel 2015, purtroppo è venuto a mancare, a circa un mese dall’inaugurazione, per questo abbiamo voluto dedicare la mostra al grande personaggio che tutti gli sportivi hanno apprezzato.
Nell’opera Gol di Attila hai scelto di raffigurare un’azione sportiva, facendo sicuramente felici i tifosi rossoneri. Perché ?
Ho voluto dipingere una scena del Derby che rappresenta le due squadre di Milano e un momento di legame fra le tifoserie, e ho scelto l’immagine del gol di Mark Hateley perché, nonostante l’incontro sia del 1984, è rimasta una partita memorabile nelle vittorie milaniste.
Tu sei milanista?
No, sono interista. E sono felice che mi sia stata data questa opportunità espositiva, perché questo dimostra che si può andare oltre le bandiere, creando opportunità di interazioni anche tra tifoserie diverse.
Che relazione c’è tra arte e sport?
Trovo interessante che Club così importanti si aprano alla cultura e all’arte. Sono due settori apparentemente lontani ma trovare un punto d’incontro, attraverso questo tipo di iniziative, che riguardino la squadra stessa o l’ambito sportivo, non può che sensibilizzare il pubblico al “bello”.
Progetto per il futuro?
La prossima mostra si terrà il 18 giugno a Cuneo alla Fondazione Peano, rinomata fondazione che si fa promotrice del “Concorso Internazionale di Scultura da Vivere”, quest’anno giunta alla sua ventesima edizione. All’interno degli spazi esporrò lavori relativi agli ultimi tre anni di produzione legati alle periferie, al degrado, alle nuove frontiere, ai fili spinati e ai nuovi limiti che l’Europa sta ergendo verso gli immigrati. Il titolo della mostra sarà “L’ultima Frontiera”, venticinque opere che riassumono la mia ultima ricerca. Inoltre per il 2017 dovrei produrre una mostra tematica simile a quella di Casa Milan anche per il museo della Juventus, naturalmente dedicata al Club BiancoNero.