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L’idillico Sylvia in scena al Lincoln Center. Un’esperienza multi-sensoriale

Maria Kochetkova and Daniil Simkin in Sylvia Maria Kochetkova and Daniil Simkin in Sylvia
Maria Kochetkova and Daniil Simkin in Sylvia
Maria Kochetkova and Daniil Simkin in Sylvia

Terminata la stagione dedicata all’opera, l’American Ballet Theater è, per otto settimane, il nuovo protagonista del palcoscenico della Metropolitan Opera House al Lincoln Center di Manhattan.

Questa settimana, i primi otto spettacoli (due doppie performance) portano in scena l’idillico “Sylvia”, balletto in tre atti, diretto dal celebre coreografo Frederick Ashton. Le suggestive e vivaci musiche di Léo Delibes, unite alla grazia dei movimenti dei protagonisti ed al vigore con cui i ballerini riescono a trasformare la storia in un’esperienza multi-sensoriale rendono lo spettacolo davvero coinvolgente.

La trama dello show, ispirato al dramma pastorale Aminta (1573) di Torquato Tasso, è ricca di suspense. Il balletto narra dell’amore del pastore Aminta per Sylvia, una delle ninfe di Diana, dea della caccia, della luna e della castità. Inizialmente, Sylvia respinge l’amore del pastore e scocca una freccia contro la statua del dio Eros, per proteggere la quale, Aminta viene ferito mortalmente. La statua si anima e colpisce Sylvia con una freccia. La ninfa viene rapita dal cacciatore Orione, che osserva tutta le scena ed approfitta della morte di Aminta.

Orione rinchiude la ninfa in una grotta. Eros restituisce la vita ad Aminta e, successivamente, libera la ninfa.

Mentre Aminta è disperato per la scomparsa di Sylvia, la riconosce sotto il velo di una schiava portata da un pirata. L’arrivo del furiosissimo Orione costringe gli innamorati Aminta e Sylvia a rifugiarsi nel tempio di Diana. La dea trafigge l’oscuro cacciatore con una freccia. Il pirata rivela la sua identità: è il dio Eros, che convince Diana a perdonare Sylvia, ricordando alla dea del suo giovane amore con Endimione, anch’egli un pastore.

Diana si tranquillizza e celebra le nozze della sua ninfa con Aminta.

Isabella Boylston in Sylvia. Photo: Rosalie O”Connor
Isabella Boylston in Sylvia. Photo: Rosalie O”Connor

Il ruolo di Sylvia e’ ricco di sfide, sia sotto l’aspetto tecnico, che dal punto di vista della recitazione drammatica: la ninfa deve essere convincente in una varietà di ruoli diversi, dalla grintosa seduttrice all’amazzone cacciatrice ed alla donna innamorata, femminile e delicata. Molto simpatiche e carismatiche sul palcoscenico, una coppia di caprette danzanti, salvate da una condanna a morte.

Il commento di Tchaikovsky la dice tutta: “Se avessi saputo dell’esistenza di Sylvia, non avrei osato comporre ‘Il Lago dei cigni’’’.

“E’ un cast estremamente professionale, che lavora in maniera durissima” commenta Raymond James, artista di origine giamaicana, che interpreta l’amante di Diana durante la scena del flashback che riporta la dea alle memorie di un suo amore di gioventù. “Prima dello spettacolo, molti ballerini devono fare fisioterapia. Gli infortuni, purtroppo, sono frequenti durante una stagione: lo stress e lo sforzo ai quali si sottopone il proprio corpo sono davvero intensi” aggiunge James.

Il cast si alterna nell’interpretare i ruoli di Sylvia e Aminta, non solo nelle varie giornate, ma anche tra un atto e l’altro.  A causa di un infortunio della famosa Gillian Murphy, giovedi’ sera sono Isabella Boylston, Maria Kochetkova e Hee Seo ad interpretare la ninfa nei tre atti dello show.

Performance stellare, come di consueto, per il grande ballerino italiano Roberto Bolle, ‘principal’ dell’American Ballet Theater dal 2009.

Roberto Bolle in Sylvia. Photo: MIRA
Roberto Bolle in Sylvia. Photo: MIRA

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