Apre dal 19 maggio al 28 ottobre (inaugurazione il 18 maggio) alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese in corso Magenta 59 a Milano l’esposizione Muybridge Recall Tra scienza e arte). www.creval.it.
Se l’esordio nella fotografia di Eadweard Muybridge, inglese, emigrato negli States, è documentato dalle sue immagini bucoliche nella valle di Yosemite, in California, scattate tra il 1867 e il 1868 la sua fama di sperimentatore deriva invece da una sua verifica curiosa effettuata per il governatore della California nel 1878 per dimostrare se nel galoppo, tutte e quattro le zampe del cavallo risultassero contemporaneamente alzate rispetto al suolo, come le aveva dipinte, per esempio, l’artista francese Théodore Géricault nel dipinto Il Derby a Epson (1821). Da lì l’ esperimento. Utilizzando 24 fotocamere collegate ad altrettanti fili lungo il percorso, Muybridge ottiene una sequenza di immagini che documentano con assoluta precisione il movimento dei cavalli, confermando che per alcuni istanti effettivamente nel galoppo l’intero loro corpo risulta sollevato dal suolo, ma indicando anche che l’estensione delle zampe risulta del tutto diversa da quella immaginata agli artisti. Queste immagini gli danno la celebrità e dopo i cavalli, Muybridge si dedica agli uccelli in volo e al movimento degli animali dello Zoo di Philadelphia. Poi il soggetto diventa l’uomo. Divennero presto celebri i suoi nudi in movimento, fotografati su uno sfondo con una griglia disegnata, mentre correvano, salivano le scale o portavano secchi d’acqua. Con la collaborazione dell’Università di Pennsylvania, Muybridge progetta llo Zoopraxiscopio, uno strumento simile allo Zoetropio, che consentiva di proiettare le immagini, rendendole così contemporaneamente visibili a un piccolo pubblico. Come al cinema.
La mostra alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese curata da Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio, presenta un focus sulla storica produzione di Muybridge. Verrà anche ricomposto, in chiave contemporanea, il set che egli usava per gli scatti in piano sequenza. Del percorso di visita faranno parte anche “L’assassino nudo” e un “film stenopeico”, docu-films originali realizzati da Paolo Gioli.
Cosa si conosce della storia di Eadweard Muybridge ?
CRISTINA QUADRIO CURZIO
La cosa che ci ha colpito fin dall’inizio è che lui ha iniziato sostanzialmente come fotografo di paesaggi ed è diventato famoso per le foto di paesaggio che ha realizzato nel parco di Yosemite, ma queste immagini erano pubblicate sotto lo pseudonimo Helios e quindi in realtà solo dopo si è capito che era lo stesso autore delle fotografie in movimento. E rimane un mistero su dove abbia imparato a scattare fotografie perché non risulta una sua formazione specifica. Si sa che è partito per gli Stati Uniti come libraio e poi tornato in Inghilterra per dedicarsi alla fotografia e poi ancora negli Stati Uniti, facendo una spola tra Stati Uniti e l’Inghilterra e dedicandosi poi alla fotografia. Ma in realtà la cosa interessante è che oltre alle foto di paesaggio di Yosemite, quando comincia a fare le fotografie in movimento che lo renderanno noto e precursore del cinema e dei fratelli Lumière, Muybridge si dedica a queste immagini con l’approccio di uno scienziato. Ma il suo lavoro durato moltissimi anni sul movimento del corpo umano e sul movimento animale, senza saperlo di fatto l’ha reso il precursore della biomeccanica e di tutto lo studio della meccanica del movimento degli atleti.
Da curatori, come avete scoperto la scienza e l’arte di Muybridge?
Un gran numero di stampe originali sono conservate alla Welcome Library di Londra, una delle più importanti istituzioni al mondo per la ricerca sulla storia della medicina e presso l’Università di Philadelphia. Ora si può definire un artista perché moltissimi pittori e scultori e fotografi hanno attinto dal suo lavoro per sviluppare a loro volta le loro opere, da Degas ad Antin a Bacon a Duchamps, a Rodin o ai futuristi. Ma all’epoca era stato catalogato come un ricercatore scientifico più che un artista. Certo è che ha sviluppato un lavoro tale che si poteva qualificare come arte a un certo punto, però in realtà non è iniziato con l’intento di realizzare delle opere d’arte.
La mostra ha richiesto una lunga ricerca?
La prima visita che abbiamo fatto alla Welcome Library di Londra risale a un anno fa circa e tutte le cronofotografie e le sequenze vengono da lì e tutta una serie di immagini riprodotte sul catalogo che accompagna la mostra sono state recuperate a Kingston dove lui era nato, e dove c’è un piccolo museo dove sono conservate un po’ di sue opere e molti taccuini dove Muybridge incollava gli articoli che parlavano del suo lavoro e di lui, accompagnati da suoi appunti.
Come si articola l’allestimeno?
Un versante della galleria presenta i paesaggi di Muybridge, i primi lavori e poi una sequenza di più di 60 immagini cronofotografiche, retroilluminate con dei Led. Sull’altro versante della galleria abbiamo costruito una quinta di 20 metri, completamente nera, tutta millimetrata con il gessetto bianco, come faceva Muybridge, perché lo sfondo dei set era un reticolo fatto a gessetto che dava una scansione temporale al movimento dell’atleta o dell’animale che lo attraversava. Lui usava 24 macchine fotografiche. Noi ne useremo dieci e sono delle macchine digitali, cioè un’interpretazione del set di Muybridge in chiave contemporanea che non scatteranno automaticamente con raggio laser come uno s’immagina, ma le facciamo azionare da dieci operatori. Quindi c’è la tecnologia del contemporaneo, ma verranno azionate manualmente al passaggio del soggetto che dovrà attraversare questo set. Le immagini che risulteranno da questa performance (realizzata il 18 maggio, giorno dell’inaugurazione) diventeranno parte della mostra e del catalogo. Gli attori sonodegli studenti della NABA/Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano, che useranno skateboard o cellulari, e non certo baffi a manubrio o pettinature dell’800, per comunicare la complessità e le contraddizioni della vita contemporanea.