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I mosaici di Lady Be in arrivo a Verona

Il nom de plume che ha scelto non è casuale: l’assonanza tra il classicissimo pezzo di Paul McCartney e l’appellativo scelto per presentare la sua arte al mondo è dovuto alla grande passione di Letizia Lanzarotti per i Beatles. Lady Be è in arrivo a Verona, dal 9-12 giugno, per la Triennale della Creatività, esposizione presso Verona Fiere all’interno della sezione “Museo Italia”.

Audrey
La radice pop del suo spirito è evidente sin da questa scelta; ed è sempre partendo dall’arte pop (o, per meglio dire in questo caso, dalla pop-art) degli anni sessanta, ma reinventandola e fornendogli un’identità del tutto personale che l’artista di Dorno ha creato uno stile ed una tecnica personali e riconoscibilissimi.

Marilyn Monroe
Le sue opere sono infatti mosaici composti da pezzi di plastica di recupero, utilizzati in un’ottica di contrapposizione nei confronti dello spreco e del consumismo; tramite queste inusuali tessere colorate, Lady Be ritrae alcune delle icone più significative della storia: da Che Guevara ai Beatles, da Frida Khalo a Salvador Dalì, da Picasso a Mao Tse Tung. Personaggi ben riconoscibili e strettamente legati a momenti storici importanti e a paesi di tutto il mondo.

Lady Be
Un’espressione evocativa, quella di Lady Be, che è stata anche scelta come rappresentante dell’arte italiana nel mondo nella rivista di bordo di Blue Panorama, Mondo in Blue, per i suoi riferimenti ad una cultura del viaggio. Un’artista in grado di parlare a tutti tramite la riproposizione iconografica delle identificazioni culturali di ogni paese, e di farlo invitando a una riflessione tramite il focus posto sul riutilizzo artistico di materiali di scarto che hanno perso la loro funzione originale per acquisire quella del colore.

Dali

Come afferma infatti il Professor Nuccio Mula, l’artista «prosegue i calibrati processi d’intuizione e realizzazione delle sue opere attraverso il riuso di materiali diversissimi che, ma solo in apparenza, avevano esaurito la loro specifica (ed imposta) funzionalità indotta, salvandoli dalle filiere del mero utilizzo complementare nei settori della produzione di oggetti ben definiti e ridando subito loro nuova esistenza nonché peculiare prestigio di protagonismo inimmaginabile fuori da tali angusti, anonimi contesti di consumismo “strictu sensu” intesi per progettualità, finalizzazioni e concretezze. Una sorta di “Fenomenologia della Resurrezione”»

Van Gogh
Italiana, insomma, ma di spirito transnazionale; aspetto che sin dall’inizio della sua attività l’ha resa un’artista “in viaggio”. Le sue mostre italiane fanno il pari con quelle – numerosissime – all’estero, dalla Torre Eiffel a New York, da Amsterdam a Bruxelles, e con la partecipazione ad importanti collettive in tutto il mondo.

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