Dopo Simone Rugiati, ora è il turno di Filippo La Mantia per la video rubrica de Il Giornale che presenta i grandi chef come non li abbiamo mai visti. La Mantia non ama definirsi chef, ma oste e cuoco. Siciliano, dopo una vita trascorsa a Roma alla cucina del majestic, approda in Lombardia e celebra l’apertura del nuovo ristorante con un sito dedicato a cibo e alle atmosfere siciliane.
Ha detto addio ad aglio e cipolla: ai soffritti preferisce i pesti. Basilico, menta, finocchietto, agrumi: sono profumi e sapori che appartengono alla sua terra. Di sè stesso dice: “Ripropongo i piatti della memoria. Ricette contadine che ricordano la mia infanzia. Ma anche street food e pasticceria. Il cous cous non è solo un cibo: è un rito. Semplice e sostanzioso, come la mia cucina. Sono oste e cuoco: nel mio locale non si respira scienza ma passione.
Quello con la cucina è un rapporto sentimentale. E io non tradisco. Fin da piccolo ho avuto l’abitudine di organizzare lo spazio che mi circonda. Sono a mio agio solo se è sistemato con cura. Ho frequentato il liceo artistico e studiato architettura per quattro anni, ma il senso estetico è innato. Gli ambienti del locale sono stati progettati dall’architetto Piero Lissoni per raccontare il mio mondo.
Al piano inferiore il bar diurno con pasticceria e quello notturno, spazi espositivi per libri, design, fotografia, moto. L’area ristorante rispecchia la mia cucina: è comfort, profumi, morbidezza di suoni, luci, tessuti. E colori. Non amo i toni sgargianti: il protagonista deve essere il piatto, dipinto con la tavolozza che ogni stagione offre. Il ristorante è una nuvola, che avvolge i miei ospiti non solo con il cibo ma anche con la sua atmosfera”.