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I molteplici livelli delle fotografie di Luca Quagliato. Intervista

Luca Quagliato Dal progetto La Terra di Sotto
Dal progetto Grecia
Dal progetto Grecia

Luca Quagliato e la fotografia: come racconteresti questa combinazione?
Propedeutica, perché alimenta e soddisfa la curiosità verso ciò che accade intorno a me. Fotografo principalmente per poter imparare e sintetizzare ciò che imparo in immagini. Poi c’è il lato romantico del ricordo e della capacità evocativa di ogni singola immagine, non meno importante ma legato a un uso strettamente privato dello strumento.

Luca Quagliato
Luca Quagliato

Nato a Milano, una città che offre molti spazi per la fotografia, diplomato alla scuola di fotografia CFP Riccardo Bauer: Luca Quagliato, cos’è oggi la fotografia?
La fotografia oggi, più che mai, è un documento storico pubblico e condiviso. Questa dimensione pubblica sta rendendo di fatto la fotografia un insieme indistinto di immagini. Non si parla più della singola fotografia, ma di una serie di immagini di autori diversi e provenienti da diverse parti del mondo. Assistiamo quindi allo scorrere di un flusso di immagini continuo, in cui l’unicità dello scatto è persa in base a cosa viene prima, dopo, o cosa interrompe la nostra visione. La fotografia quindi adatta il proprio linguaggio: l’estetica si fa’ più semplice e minimale, dovendo essere guardata in un formato simile a quello delle polaroid. Con i Social Media funziona di più il colore, i soggetti centrali, i soggetti grandi o quelli molto piccoli. Credo che sia una diretta conseguenza della fruizione prevalentemente mobile delle fotografie. La fotografia oggi è estremamente semplice nel suo uso “di massa” ed è accessibile a tutti grazie a internet. Il problema è che si è persa la capacità di saperle leggere. Quindi oggi la fotografia ha delle tempistiche da pubblicità televisiva, non sedimenta e non ritorna se non per poche ore di viralità.

Luca Quagliato
Dal progetto La Terra di Sotto

Hai parlato di cosa vedi nella fotografia oggi. E di cosa vedi di poco piacevole: una fotografia che non sedimenta e non ritorna. Come si può guardare allora alla fotografia oggi per evitare il meno piacevole.
Credo sia importante non lasciare che le mode del momento influenzino il proprio percorso, concentrandosi sulla ricerca di un linguaggio personale. Anche se non paga, è probabilmente l’unica strada sensata per chi vuole occuparsi di fotografia in modo non casuale.

Che genere di fotografia cerchi, fatta di cosa.
Negli anni l’interesse si è spostato sempre di più sulla relazione tra uomo e paesaggio. Complice il tanto lavoro fatto nel video il modo di inquadrare è cambiato allargandomi sempre più spesso per inquadrare il contesto paesaggistico in cui avvengono i fatti. Cerco una fotografia fatta di molteplici livelli, dettagli che portino a non esaurire immediatamente l’immagine. E’ un percorso in evoluzione, ancora lontano da una definizione netta.

Luca Quagliato
Dal progetto 5 Years Winter

Trovi ci sia una differenza tra immagine e fotografia?
Assolutamente no. Non sono particolarmente interessato al vero o alla purezza del medium fotografico, purchè il risultato sia interessante e stimolante.

Hai parlato di lavoro fatto nel video. Ci racconti qualcosa in più.
Come videomaker, contribuendo a progetti di natura giornalistica e operando con agenzie di comunicazione, il lavoro è aumentato esponenzialmente negli anni. Sono richieste competenze in più, e non basta saper inquadrare per fare un buon lavoro, ma si apre la possibilità di utilizzare un linguaggio molto complesso e stimolante. Questo ha influenzato di molto il mio modo di scattare fotografie, ora molto più statico di un tempo. Il video al contrario diventa il linguaggio per tutto ciò che è movimento e dettaglio. Si innestano delle prospettive ancora inesplorate: sto studiando il mondo del video a 360°, uno strumento nuovo che distrugge tutte le regole conosciute.
In questo ambito ho avuto il piacere di lavorare come operatore per Martino Lombezzi durante la realizzazione del documentario “La Strage di Natale” prodotto da Zona, come operatore e performer nella produzione di UpM, un’interessante progetto di Erico Gabrielli, Sergio Giusti ed Enece Film.

Luca Quagliato La Terra di Sotto
Dal progetto La Terra di Sotto

Quali sono le ricerche cui ti dedichi?
Il mio lavoro principale inizia nel 2012 ed è un’indagine a lungo termine sui connotati della Grecia contemporanea. Allontanatomi dal reportage e dai tempi veloci della news opero con lentezza, viaggiando per il paese ogni volta che mi è possibile. E’ un work in progress per ora diviso per capitoli: dalle prime esplorazioni urbane in un periodo di grande cupezza invernale alla ricerca in un paese che nasconde una poesia legata al paesaggio che restituisce emozioni forti e umane, e ancora alla narrazione distopica di una rappresentazione a colori di Atene svuotata dei suoi abitanti e abbandonata.

Luca Quagliato Dal progetto Grecia
Dal progetto Grecia

Nel nord Italia porto avanti un lavoro sull’inquinamento del terreno e dell’acqua. Il progetto si chiama La Terra di Sotto (www.laterradisotto.it) ha la forma di una mappatura online di facile lettura e vuole essere, dal punto di vista fotografico, una restituzione della banalità del paesaggio contaminato. Troppo spesso si associano gravi episodi di inquinamento al sud Italia, mentre pare manchi la percezione della gravità della situazione sull’asse Genova-Trieste. Con la Terra di Sotto, in cui sono accompagnato dal giornalista Roberto Maggioni, voglio restituire una lettura il più simile alla visione quotidiana di questi luoghi.

Luca Quagliato
Dal progetto 5 Years Winter

“5 Years Winter” è invece una ricerca più personale, conclusa, partita dalla constatazione a posteriori che in 5 anni (2009-2013) avevo fotografato prevalentemente in Inverno.
Ho avuto il piacere di partecipare per alcuni anni a Prima Visione, mostra annuale sulla città di Milano organizzata dal Grin. L’anno scorso sono stato selezionato tra i finalisti del premio Prina grazie a parte delle immagini scattate in Grecia: foto che sono state esposte insieme alle altre opere finaliste alla Triennale di Milano.

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