Il 2016 è l’anno di Hieronymus Bosch. Dopo il successo della mostra nella sua città natale, le celebrazioni per il quinto centenario dalla morte dell’artista si spostano al Prado. 65 capolavori e un film realizzato appositamente ripercorrono le tracce del genio visionario.
Hieronymus Bosch, il mistero di un genio incodificabile
Un uccello con un imbuto in testa e i pattini ai piedi, uno stormo di rondini generato dal lato b di una figura femminile, una suora che gozzoviglia su una nave di folli. Ben venuti nel mondo di Hieronymus Bosch. Pittore dalla nomea popolare ma dalla poetica inafferrabile, Hieronymus Van Aken nasce nel 1450a Hertogenbosch: una cittadina dei Paesi Bassi da cui prende il “nome d’arte”. Coevo di Leonardo Da Vinci, ma impiantato nel medioevo nordico, la biografia del maestro olandese manca di dati certi e si sgretola in un susseguirsi di ipotesi, supposizioni e dubbi.
Acclamato in vita (come si evince dal numero di falsi) e collezionato da Filippo II negli anni successivi alla morte, l’opera di Bosch cade in un lungo oblio, per essere riscoperta nell’Ottocento, ma restare avvolta da un alone di mistero. Se per alcuni Hieronymus Bosch è un fustigatore dei costumi del tempo, per altri è un ironico provocatore della condotta della Chiesa Cattolica. Come nascono le bizzarrie di un pittore che sembra muoversi con disinvoltura fra stilemi gotici e simbologie post freudiane? La risposta si perde in un groviglio di visioni alchemiche e scenari incantati.
Al Prado tutti i coloro della follia
I nove anni di studi che hanno preceduto la retrospettiva olandese non hanno risolto il mistero su questo pittore fuori dallo spazio e dal tempo. E Prado rilancia la sfida, con una mostra-evento.
Il museo madrileno, del resto, vanta la più completa collezione di opere del Bosco (in Spagna l’artista è conosciuto con questo nome) al mondo; a cominciare dal ’Giardino delle delizie. Ma il celebre concerto orgiastico è solo la ciliegina su una torta, che si compone di 65 prestiti internazionali, fra cui spiccano 21 capolavori (sui 24 sopravvissuti e riconosciuti autografi) del maestro olandese.
Se “L’Estrazione della pietra della follia” convive col “Trittico del Carro del Fieno”, la “Nave dei Folli” incontra le “Tentazioni di Sant’Antonio”, per un duettare di iconografia biblica e cultura popolare, angeli diafani e demoni rattrappiti, suore discinte e frati ghiottoni.
Al cinema il fim sul Giardino delle delizie
Il progetto espositivo è arricchito dal documentario “El Bosco. Il giardino dei sogni”. il film,nelle sale spagnole dal 9 giugno (e prossimamente in uscita in quelle italiane), è un viaggio di 90 minuti all’interno delle insidie del Giardino delle delizie.Primi piani su meraviglie inspiegabili si alternano alle testimonianze di critici, artisti e intellettuali, per una riflessione corale su uno dei dipinti più enigmatici della storia dell’arte.
L’eredità di un genio- Da Salvador Dalì ai Depeche Mode
Il caleidoscopico mondo di Bosch nasce dal connubio fra estetica tardo gotica e ideologia pre-riformista, ma penetra nella contemporaneità, facendosi fonte d’ispirazione di Salvador Dalì, Irvin Penn e –in temi più recenti-persino dei Depeche Mode (Waliking in my shouse è un’autentica citazione del Trittico di Sant’Antonio).
Grandiosa tracotanza e miope superstizione, clamore carnevalesco e sadico potere. I diavoletti di Hieronymus Bosch portano in scena quello che Italo Calvino chiamava “l’inferno dei viventi”: la miseria umana, di eri e di oggi.
Bosch. The 5th Centenary Exhibition
A cura di Pilar Silva
Museo del Prado, Madrid
Fino all’11 settembre 2016
