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Sii bella e stai zitta. La mostra continua fino al 23 luglio a Roma

Ninni Donato: Maya

Continua fino al 23 luglio 2016 presso Interno 14_lo spazio dell’AIAC – Associazione Italiana di Architettura e Critica la collettiva “Sii bella e stai zitta: Ninni Donato – Elisa Filomena – Anna Madia – Lara Pacilio – Angela Pellicanò – Emila Dimitrova Sirakova – Iacopo Raugei”, a cura di Vera Agosti.

Ninni Donato: Maya
Ninni Donato: Maya

Liberamente ispirata al saggio Sii bella e stai zitta. Perché l’Italia di oggi offende le donne della filosofa Michela Marzano (Mondadori, 2010), con il consenso e l’autorizzazione dell’autrice, l’omonima collettiva presenta il punto di vista e le riflessioni liriche di artisti figurativi contemporanei sulla condizione femminile. Negli anni scorsi, l’esposizione si è tenuta alla Galleria Civica di Monza, allo Spazio Calabria di Milano e alla Galleria Toma di Reggio Calabria.

“Sii bella e stai zitta” suona come il monito di alcune nonne e altrettante mamme, che cercano di spiegare alle figlie e alle nipoti le strade comode per essere accettate e benvolute. E’ anche l’imperativo e il desiderio proibito di molti uomini che ancora oggi per se stessi e la propria casa sognano una donna remissiva, dolce e sempre bellissima, l’amato “angelo del focolare”. L’Italia, infatti, ancor più di altri Paesi europei, soffre di un tipo di educazione differente per maschi e femmine e di stereotipi difficili a morire, di cui le donne sono vittime e a volte anche carnefici, tanto questi convincimenti sono radicati nella mentalità corrente. Così, per esempio, una donna che fa carriera è spesso chiacchierata o si pensa che trascuri la famiglia. A parità di condizione lavorativa, il gentil sesso guadagna meno degli uomini; in politica solo recentemente le donne hanno ottenuto cariche di prestigio in posizione di potere e l’annuncio è stato presentato come una novità eccezionale e impensata fino a poco tempo fa, invece di essere ordinaria amministrazione. Tutto questo mentre la maggior parte del carico di lavoro domestico per occuparsi della casa, accudire i figli e i parenti anziani ricade quasi sempre sulla donna, con scarso aiuto da parte dell’uomo e dello Stato Sociale. Le eccezioni non fanno che confermare la regola, suscitando stupore e persino sciocche ironie sui “mammi” e sui “casalinghi” odierni.

Iacopo Raugei Perfect Lie, olio su tela, 100x100 cm, 2014
Iacopo Raugei Perfect Lie, olio su tela, 100×100 cm, 2014

In mostra, Angela Pellicanò (Reggio Calabria, 1963) e Ninni Donato (Falcone, 1959) esplorano l’universo femminile attraverso intensi ritratti. Le donne della Pellicanò, affascinanti e drammatiche, si stagliano nel rosso del sangue e nel nero del dolore (Dream Experience, 2011-2014), immobilizzate da lacci, ormai entrati dentro di loro (S.t., 2012). Sono figure che portano con sé lo spirito delle terre del Mediterraneo, lo spessore della storia e dei richiami al mondo classico, legando l’attualità all’inscindibile passato. Le acerbe fanciulle di Ninni Donato, in primissimo piano, immortalate in scatti in bianco e nero, inglobati nella resina (Lucia; Teresa, 2012), sembrano esplicitare quella componente maschile che è presente anche nell’animo femminile. L’androginia delle forme e dei volti rende queste giovani donne simili a ragazzi, quasi a significare la comune difficoltà della crescita in entrambi i sessi.

Anna Madia (Torino, 1976) presenta raffinati disegni a matita e penna che indagano l’interiorità e la fragilità contemporanea. Le sue sonnambule (Sleepwalking, 2014) sono immagini delicate e oniriche, tra il sonno e la veglia, nelle quali i lunghi capelli, elemento per eccellenza della femminilità e della seduzione, raccolti, sciolti, o mossi a formare significative composizioni (Monologue, 2014) diventano simbolo della notte, il tramite tra il passato e il presente. Nell’esposizione romana sono presenti anche piccoli dipinti a olio sul tema della donna e la maschera (Silencio I, 2015; Queen II, 2015), mentre Annabelle Lee del 2015 è un omaggio alla portagonista dell’omonima poesia di Poe.

Iacopo Raugei (Firenze, 1975) cala nel nero le sue allegorie, dipingendo con minuzia di dettagli e precisione una giovane donna legata a un vecchio televisore tramite i cavi dello stesso, mentre viene trasmessa una scena di vita perfetta, come quegli spot a cui siamo abituati, in cui la madre, sempre in forma splendente, riesce a conciliare alla perfezione la vita lavorativa con quella familiare, senza affanni e difficoltà (Perfect Lie, 2014). Immagini illusorie di una realtà inesistente, lontana dall’effettiva quotidianità, che possono tuttavia essere fuorvianti e creare ansie e aspettative. In Exit (2008), un donna senza volto, nella quale è facile immedesimarsi, porta su un vassoio d’argento una preziosa pillola, mezzo suggerito per fuggire i dolori della propria esistenza.

Emila Dimitrova Sirakova (Sofia, 1984) nei suoi disegni compositi su strati di carta (Wall of Breath, 2013; I mille nomi, 2012) racconta l’antico mito di Kaliakra, una costa del Nord della Bulgaria. Secondo la leggenda, quaranta vergini, destinate a divenire schiave dell’imperatore ottomano, scelgono di perire nel Mar Nero, piuttosto che vivere l’umiliante esperienza dell’harem. Per questo si legano i capelli tra loro e tenendosi per mano si gettano dalla fortezza di Kaliakra, annegando. L’artista si concentra sulle ragazze, ormai cadute nel mare (Hypotermia, 2013): belle, snelle e slanciate al pari delle modelle dei giorni nostri, ripiegate su se stesse come boccioli indifesi.

Lara Pacilio (Roma, 1978) propone ritratti polimaterici di fanciulle velate, i lavori della serie Padiglioni (2013), dedicati al rapporto tra la donna e la Madonna e due installazioni della serie Carousel (2012). Queste ultime sono piccole giostre (Pinkin’ Love, Flying Balloons), fatte di simboli della femminilità e seducenti stereotipi. In The Family Man, l’artista tocca il tema della pedofilia, raffigurando il pedofilo come vittima di abusi infantili. La dimensione del gioco intesa come momento di crescita e di formazione è stata spezzata in tenera età e ora il nuovo “gioco” dell’adulto assume connotati mostruosi. La musica, composta da Luca Nostro (chitarrista e compositore, prima chitarra elettrica del Parco della Musica Contemporanea Ensemble), accompagna le opere esposte.

Nella collettiva romana è presente anche una nuova ospite: Elisa Filomena (Torino, 1976), con i suoi coloratissimi dipinti di figure femminili, ispirati alla pittura medievale e rinascimentale, ricchi di simboli esoterici. In Calendula, una giovane assurge a una sorta di Madonna dell’interiorità: un’aureola derivante da una raffigurazione antica degli astri le circonda il capo, sono i suoi pensieri intimi e nascosti, in contrapposizione al paesaggio naturale, un campo di grano, in cui è immersa. Si tratta di un confronto tra universo interiore ed esteriore. In Mutazione, un’adolescente vive stupita i cambiamenti del proprio corpo simboleggiati dalla nascita della farfalla che appare sopra di lei. In Nutrirti, una riflessione sulla maternità, con una donna che protegge sul suo grembo un nido di uccelli.

Elisa Filomena Calendula - acrilico su tela -cm 155x110, 2014
Elisa Filomena Calendula – acrilico su tela -cm 155×110, 2014

Un ebook e un catalogo di Vanilla Edizioni, realizzati con il gentile contributo di Banca Fineco, documentano l’iniziativa.

Interno 14
Via Carlo Alberto 63, Roma.

3 – 23 luglio, su appuntamento:
tel. +39 339.4217534

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