Diana Krall live a Villa Arconati, la magia di una voce sensuale e annoiata nella cornice della piccola Versailles lombarda.
Diana Krall mancava dai palcoscenici italiani ormai da qualche anno, col suo Wallflower World Tour è tornata da noi per un triplo appuntamento. Il 9 luglio a Perugia per Umbria Jazz, l’11 luglio a Napoli e il 12 luglio a Bollate per il Festival di Villa Arconati.
La cornice di Villa Arconati ha fornito una scenografia perfetta per il concerto della più controversa delle star del Jazz contemporaneo: 5 Grammy conquistati e milioni di dischi venduti, fan affezionatissimi e detrattori agguerriti. Molto brava, ma quella che fa non è musica Jazz, dice qualcuno. Diana Krall? La spina nel fianco di noi cantanti Jazz, dice Dee Dee Bridgewater.
>> Bella, brava, ma quelle simpatiche sono diverse, dice invece la Venegoni. Pensava a Mika, probabilmente.
Nella set list del live di Villa Arconati il repertorio dell’ultimo album, Wallflower, è stato praticamente accantonato in favore dei grandi classici del songbook americano che Diana Krall porta con sé dai suoi esordi. How deep is the Ocean di Irving Berlin e All Or Nothing At All -il primo grande successo di Frank Sinatra- entrambe da Love Scenes del 1997. The Look of Love Burt Bacharach, I’ve Got You Under My Skin per far contento anche il pubblico più mainstream. Su Cheek to cheek, in versione quasi uptempo, Diana si dimentica quando deve iniziare a cantare e improvvisa un attacco al volo. A Wallflower di Bob Dylan preferisce Simple Twist of Fate, che Diana Krall aveva inciso nel 2012 per un album tributo a Dylan – Chimes of Freedom: Songs of Bob Dylan Honoring 50 Years of Amnesty International; una versione con una leggera nota folk che ricorda i lavori di Norah Jones. Da segnalare, a tal proposito, una signora tra il pubblico che esclama, per rassicurare il marito che le aveva appena confessato di non conoscere nulla di Diana Krall: “ma sì, Ma sì! Sunrise l’hai presente no?!”.
Diana Krall, come al solito, si accompagna a ottimi professionisti: Anthony Wilson alla chitarra, Karriem Riggins alla batteria e Robert Hurst al contrabbasso. Nonostante i grandi classici, i musicisti impeccabili e la cornice suggestiva nell’insieme il concerto è sembrato un po’ sotto tono rispetto ai suoi standard, mancava quell’energia che solitamente fa apprezzare la dimensione live di questa artista rispetto alle incisioni, spesso troppo affettate. Non è mancata, per fortuna, la musicalità della sua voce che conserva intatto il fascino malandrino di una ragazzina dispettosa, a volte sensuale e a volte annoiata, forse ubriaca (di musica), sempre magica; in perfetto equilibro tra i toni più bassi e vellutati e le note più morbide e soffiate.
Per i bis Boulevard Of Broken Dreams, incisa da Diana Krall due volte, la prima nel 1996 per All for You: a Dedication to the Nat King Cole Trio e una seconda nel 2006 per l’album From This Moment On e, in chiusura, Just Like a Butterfly That’s Caught in the Rain, che lascia nell’aria un alone magico e ovattato, come quando ci si è appena svegliati da un sogno dolcissimo.