Beyoncé live a Milano. Queen Bee ha ridefinito lo standard, insuperabile. È una regina aliena venuta a conquistarci. Missione compiuta.
Il Formation World Tour di Beyoncé è passato anche da Milano (a San Siro), niente sarà più come prima.
Al suo settimo tour la star di Crazy in love ha definitivamente spostato l’asticella e ha ridefinito lo standard dell’entertainment musicale. Se già in passato si era distinta per la presenza scenica live e per dei visual sempre più ricercati, a questo giro ha rivoluzionato il concetto stesso di messa in scena.
Beyoncé è la regina aliena, bionica, arrivata con il suo esercito tutto femminile per conquistarci, la sua è una guerra e per il pubblico la resa non può che essere totale e incondizionata.
L’eroina di un manga di Musume Shiroku, la regina dei mille anni, una menade del Texas: Beyoncé continua la sua marcia di liberazione e esaltazione della donna, ma è tutta una scusa -come è chiaro ormai da anni- per parlare di se stessa.
>> «Beyoncé è una figura potente che ama le larghe intese ed è arrivata dov’è flirtando con tutti i target possibili, aggiungendo alla lista anche quello delle femministe. Dubitare del femminismo di una persona che si considera femminista non è una cosa molto femminista da fare, ma davanti ad azioni così incoerenti sorge il sospetto che la cantante non stia davvero celebrando le donne: come al solito, sta solo celebrando se stessa» da 2013: il pop in 7 date, Pop Topoi.
Sul palco solo un enorme monolite. Schermo, scenografia, scatola magica: ruota, si apre, sputa e inghiotte ballerine e trapeziste, ma soprattutto proietta -enorme e magnificente, ieratica- sempre e solo Queen Bee. Al centro di tutto l’impianto scenico lei: Beyoncé, che oltre a essere sul palco diventa essa stessa il palco e scenografia. In qualsiasi momento lei c’è, in qualsiasi performance e da qualsiasi punto dello stadio, incita il pubblico al grido di «WE SLAY!», lo ringrazia dal profondo del suo cuore, si commuove (o fa finta di), spara fuochi d’artificio e glitter dagli occhi.
Lo show parte con Formation e San Siro esplode in boato, l’entusiasmo è incontenibile. Beyoncé è carica a pallettoni, ma i suoi fan altrettanto; body nero, calze di pizzo e cappello a tesa larga, un gotico americano sensuale e inarrestabile, è una macchina da guerra. Il pubblico non ha scampo, non resta che ballare per le due ore successive.
Il Formation World Tour è un vero e proprio tour the force visuale: in due ore piene si susseguono senza sosta 32 canzoni, i successi più amati dai fan (Crazy in Love, Bootylicious, Survivor), alcuni pezzi del nuovo album –Lemonade– (Hold Up, Sorry, Don’t Hurt Yourself, Daddy Lessons) e un omaggio a Prince: la cover di The Beautiful Ones, che Beyoncé si porta in repertorio già da Glastonbury 2011, e un interlude con la versione originale di Purple Rain: il momolite porpora, il palco vuoto.
Pochi i lenti, per riprendere fiato (per modo di dire). Per Irreplaceable e Love On Top versione a cappella, quest’ultima in particolare cantata con l’aiuto dei fan che avrebbero potuto continuare a cantarla all’infinito nell’eterno refrain in crescendo del finale. Con Rocket e 1+1 è sola sul palco, ma sempre enorme sul monolite, qui l’unico effetto speciale i suoi virtuosismi vocali. Me, Myself & I dal suo album di debutto solista –Dangerously in Love– è un invito ai fan, amare e rispettare se stessi prima di tutto.
Beyoncé doesn’t need hits – she is the hit, ha dichiarato di recente Ryan Tedder, frontman degli OneRepublic che per lei ha scritto XO e Halo. L’ultima parte su una pedana che si fa piscina si apre con la potentissima Freedom, un inno di liberazione dall’oppressione dello stigma razziale (vedi alla voce #BLACKLIVESMATTER) .
Seguono i grandi classici per la chiusura: Survivor e Halo. Beyoncé e il suo esercito #BlackGirlMagic (+1) ballano sull’acqua creando una fontana sul pubblico, in completa adorazione.
Il mondo dei concerti pop era stato rivoluzionato nel 2006 da Madonna con il suo Confessions Tour, fino a ora rimasto lo spettacolo da superare. Fino a ora. Nessun pop-star può vantare a oggi un impianto scenico -rivoluzionario- e una potenza performativa simile a quelli di Beyoncé. Flawless.