I Manetti Bros a #Giffoni2016: “Facciamo solo quello che ci piace. Vi sveliamo cos’hanno in comune Jeeg e Zora la vampira…”
«Fratelli nella vita e compagni di avventura per professione»: così vengono introdotti i fratelli Marco e Antonio Manetti, meglio conosciuti come Manetti Bros, all’incontro con i giurati della Masterclass del Giffoni Experience 2016.
Registi e sceneggiatori, hanno debuttato con il film Degenerazione (1995) di cui avevano curato un episodio; nel 1997 arriva la loro prima regia autonoma con Torino boys, seguito tre anni dopo dal controverso Zora la vampira (interpretato da Carlo Verdone). Arrivano al successo popolare con la regia televisiva: è loro L’ispettore Coliandro (2006- in corso) e la regia di alcuni episodi di serie di successo tra cui Crimini, la settima e l’ottava stagione di Rex.
I Manetti Bros sono al Giffoni per parlare ai giovanissimi del loro ultimo film, Song’ e Napule (2013), che è stato presentato fuori concorso durante l’ottava edizione del Festival del Cinema di Roma riscuotendo consensi da parte di critica e pubblico.
«Siamo orgogliosi e soddisfatti del gradimento che ha ottenuto Song’ e Napule anche se una delle caratteristiche che ci contraddistingue è quella di non lamentarci mai, comunque vada», scherzano. Riguardo la partecipazione fuori concorso al Festival e alle polemiche che ne sono derivate, Marco ha sottolineato che «si parla di cinema, non di sport. La competizione, nel mondo dell’arte, la trovo inadatta».
Rispondendo a una domanda dei ragazzi, lo stesso Marco ha poi espresso un pensiero importante riguardo lo stile dei Manetti Bros: «Il racconto per noi viene prima della fotografia. Spesso i film italiani spendono budget esagerati nella fotografia, sebbene la storia sia molto più importante dell’immagine stessa». Della stessa idea è Antonio Manetti: «Non giudicherei i film in base alle inquadrature, personalmente lo ritengo un criterio sbagliato».
Song’ e Napule è ambientato nel centro storico di Napoli: «È un motivo d’orgoglio. Abbiamo molto insistito per girare nel centro storico, il luogo ideale per raccontare la nostra Napoli: una città allegra, generosa, gentile come poche altre in Italia. L’immagine che molti colleghi danno di Napoli è quella di un posto triste, cupo: Napoli è tutto il contrario, chi la conosce bene lo sa».
>> I due fratelli hanno poi dato qualche piccola anticipazione riguardo l’ultimo film, attualmente in fase di montaggio. «Sarà un musical d’azione». Tra gli attori presenti nel cast ci saranno Carlo Buccirosso, Claudia Gerini, Giampaolo Morelli e Serena Rossi. Il film, prodotto da Rai Cinema e attualmente senza un titolo, sarà una vera e propria scommessa a causa di una scelta ben precisa dei due fratelli: «Questo film ha una grande particolarità: è quasi completamente recitato in napoletano, ma in napoletano strettissimo! È una scelta ardita, ma è qualcosa che ci piace molto. Abbiamo detto molti no, nel tempo, pur di fare quello che ci piace».
Il tema di quest’edizione del festival è destinazione: da ragazzini sognavate di fare questo mestiere e, soprattutto, se sì, era una sogno comune?
Marco: Sì, in modi forse diversi io sì: non ho mai pensato di fare altro.
Antonio: Sì. Marco, essendo il fratello maggiore, aveva un percorso già preciso in mente. Io c’ho impiegato un po’ di più. Quando ci siamo uniti, però, è venuto tutto naturalmente…
Durante la Masterclass avete tenuto una lezione speciale di fronte ad un pubblico che ha pressappoco l’età che avevate al vostro debutto. Come siete riusciti a passare dalla “semplici appassionati” di cinema di genere e fumetti a “creatori” dell’industria del cinema?
M.: Facendolo, è molto semplice.
A: Concordo, anche se ai giorni nostri è molto più semplice farlo rispetto agli anni del nostro debutto. Le telecamere sì, già c’erano, ma non erano come quelle di oggi: attualmente è possibile registrare dei filmati di grande qualità e se c’è del talento è molto più facile poter realizzare dei buoni prodotti.
Durante il Festival del Cinema Europeo Carlo Verdone, parlando del film di grande successo Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, ha ricordato il vostro Zora la vampira sostenendo che forse nel 2000 i tempi non fossero maturi per un film del genere. Avete in programma di tornare a esplorare l’universo dei fumetti sul grande schermo?
M: Non c’è un progetto preciso sui fumetti che ci riguarda, attualmente. I comics fanno però parte della nostra cultura e sono sempre presenti nei nostri film: penso che Batman e il Punitore siano le ispirazioni, un po’ involontarie però le più grandi che ci sono in questo ultimo film. C’è la voglia di raccontare, di fare un film su qualche fumetto dei supereroi che abbiamo tanto amato per cui attualmente nessun progetto ma moltissima voglia di pensarci su.
A: Purtroppo Zora la Vampira del fumetto aveva solo il titolo, non era un film tratto dal fumetto di Zora. La nostra cultura però è molto fumettistica, così come è molto musicale: i riferimenti sono ben precisi ed evidenti.
M: Ma Verdone, giustamente, ha citato Lo chiamavano Jeeg Robot perché di Jeeg ha solo il nome, solo quello! (ridono, ndr).