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Lo studio: l’altra faccia dell’artista. Da Picasso a Warhol. Da Frida Kahlo a Pollock

Studio di Joan Mirò a Maiorca Studio di Joan Mirò a Maiorca

Sono numerose le interpretazioni che gravitano attorno allo studio d’artista. Spazio in cui si crea e si elabora idee. Concepito come vetrina o luogo di clausura. Ma quanto lo studio può riflettere la personalità del suo proprietario?

La Factory di Andy Warhol
La Factory di Andy Warhol

Lo studio nasce spesso in maniera spontanea perché spazio creativo in cui l’artista mette in atto quello che ha in mente. Probabilmente questo ambiente è prima di tutto nei pensieri del maestro che immagina le sue opere prima che assumano sembianze reali.

Originariamente era spesso uno spazio privato che solo in pochi avevano la fortuna di  visitare. Probabilmente lo studio ha assunto un aspetto espositivo, quando i Salon parigini selezionavano gli artisti e le opere degne di essere esposte e battezzate al gusto ufficiale. Gli artisti tagliati fuori, per cercare in qualche modo di farsi conoscere, incominciano ad adibire i propri spazi al pubblico.

Gli artisti hanno il desiderio di farsi conoscere dal grande pubblico, ancor di più con l’avvento della fotografia alla fine dell’Ottocento in quanto temono di perdere visibilità. Così una volta aperte le porte del loro studio, quest’ultimo da luogo intimo d’elaborazione, si trasforma in spazio espositivo dove l’artista conduce lo spettatore nel cuore della sua ricerca.

Frida Kahlo
Frida Kahlo

Nel Novecento il ruolo dell’artista nella società ha cominciato a cambiare e di conseguenza anche il suo studio. Vi è la necessità di rinnovarsi e di abbandonare gli stereotipi dell’artista rinchiuso in se stesso e nel suo spazio a lavorare. Pioniere di una nuova concezione di studio, è sicuramente Andy Warhol che realizza la Factory: uno spazio in cui l’artista produce opere ‘di massa’ assecondando la logica industriale del tempo. Warhol realizza delle serigrafie che vengono ‘assemblate’ come una catena di montaggio.

Lo studio è diventato anche luogo in cui assistere il maestro all’opera. Un esempio è Jackson Pollock, l’inventore della tecnica del dripping. Lo ‘sgocciolare’ dell’artista che opera per terra, girando attorno alla tela, sconvolge il mondo della storia dell’arte e i suoi contemporanei. Pollock concesse infatti alla rivista americana Life, non solo di visitare il suo studio ma di poter assistere alla realizzazione di una sua opera.

Salvador Dalì
Salvador Dalì

Gli studi d’arte possono essere semplicemente i luoghi in cui l’artista crea e non necessariamente dove espone. Un esempio lampante è quello della messicana Frida Kahlo che a causa di problemi di salute era spesso obbligata a rimanere a letto. La sua vena creativa fu tanto forte, da adibire la sua stanza in studio. Si fece montare al di sopra del suo letto, uno specchio in modo da poter realizzare un autoritratto più facilmente.

Gli studi d’arte non sono spazi confrontabili con quelli dei grandi collezionisti che arredavano le loro stanze a seconda del gusto e di quello che volevano esprimere a chi le visitava. Lo studio è intimamente connesso alla personalità del suo proprietario. Questo rappresenta visivamente il processo mentale che l’artista mette in pratica durante l’elaborazione di una sua idea.

George Grosz
George Grosz
Pierre-Auguste Renoir
Pierre-Auguste Renoir
Studio di Claude Monet
Studio di Claude Monet
Henri de Tolouse-Lautrec
Henri de Tolouse-Lautrec
Camille Claudel
Camille Claudel
Studio Francis Bacon
Studio Francis Bacon
Henri Matisse
Henri Matisse
Camille Pissarro
Camille Pissarro
Jackson Pollock
Jackson Pollock
Lucio Fontana
Lucio Fontana
Alberto Giacometti
Alberto Giacometti
Studio di Joan Mirò a Maiorca
Studio di Joan Mirò a Maiorca
 Marc Chagall
Marc Chagall
Edvard Munch
Edvard Munch
Hans Hartung
Hans Hartung
Keith Haring
Keith Haring
Joan Mirò
Joan Mirò
Roi Liechtenstein
Roi Lichtenstein
Pablo Picasso
Pablo Picasso
Studio Paul Klee
Studio Paul Klee

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