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Il Messner Mountain Museum. Il matrimonio tra architettura e arte nel tempio sacro dell’alpinismo

Messner Mountain Museum Messner Mountain Museum
Messner Mountain Museum
Messner Mountain Museum

MMM sta per “Messner Mountain Museum”. Così si chiama il grande progetto museale ideato da Reinhold Messner, astro supremo dell’alpinismo a livello planetario, e detentore del record di scalata di tutte le 14 cime mondiali superiori agli 8000m.

Il Messner Mountain Museum è articolato in sei sedi: Firmiano (Firmiano, inaugurato nel 2006), Ripa (Brunico, 2011) e Juval (Castelbello-Ciardes, 1995) che sorgono all’interno di antichi castelli dell’arco alpino, Dolomites (Cibiana di Cadore, 2002) installato in un forte della Prima Guerra Mondiale, e infine Corones (Val Pusteria, 2015) e Ortles (Solda, Parco Nazionale dello Stelvio, 2004) che presentano invece una struttura costruita ex-novo.

Il progetto del museo Corones, il più giovane dei sei, è dedicato al racconto visivo e materiale dell’alpinismo, dalle sue origini ad oggi. Situato a Plan de Corones in Val Pusteria, a 2.275 metri d’altezza, è raggiungibile unicamente a piedi o in funivia partendo da più punti: Valdaora, Brunico o il Passo Furcia. L’edificio porta l’autorevole firma di Zaha Hadid ed è estremamente innovativo nel suo essere visibile solo in parte, poiché quasi completamente ricoperto dal terreno erboso e roccioso che caratterizza l’ambiente naturale circostante.

Messner Mountain Museum
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La forza del progetto sta proprio nell’interazione della struttura con l’ambiente esterno, un’unione fisica e soprattutto metaforica: il cemento, materiale principale scelto per la costruzione, oltre ad essere facilmente adattabile a qualsiasi tipo di volume, richiama la roccia di montagna a livello visivo e tattile. Questa interazione acquista un fascino ancor più suggestivo nei mesi invernali, quando l’edificio viene totalmente ricoperto da un manto nevoso.

Incorniciate dall’imponente facciata d’ingresso le ampie vetrate a specchio sono leggermente inclinate e riflettono le persone in maniera distorta, così da farle apparire come creature minuscole dinnanzi alla maestosità della montagna, in attesa di varcare la soglia del tempio sacro dell’alpinismo.

Messner Mountain Museum
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Una volta superata la biglietteria, ci si trova affacciati su uno spazio espositivo a tripla altezza che, seguendo l’inclinazione naturale del terreno, si tripartisce a livello inferiore in tre grandi bracci. In fondo a ciascun braccio si aprono tre finestroni di forma quadrilaterale che forniscono un ottimo apporto di luce naturale, anche se l’ambiente risulta già ben illuminato dai faretti caldissimi alloggiati lungo le scanalature parallele sul soffitto, che richiamano vagamente i sistemi di illuminazione utilizzati nei grandi tunnel delle metropolitane.

Oltre alle finestre, è possibile godere della veduta straordinaria dell’intero arco alpino grazie ad una terrazza panoramica aggettante e proiettata nel vuoto, che riecheggia la dinamicità e la leggerezza di un velivolo futurista in contrasto con la solidità della roccia da cui fuoriesce. Percorrendo le scalinate laterali che collegano i livelli, si scende fin dentro la pancia del museo, dove risiede un piccolo auditorium adibito alla visione di proiezioni video.

Messner Mountain Museum
Messner Mountain Museum
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Nonostante Messner sia riuscito ad aggiudicarsi la collaborazione di uno studio del calibro dello Zaha Hadid Architects, bisogna riconoscere che nel repertorio italiano attuale non mancano opere di altrettanta audacia, realizzate sempre in Alto Adige, come il Pass Museum (Passo del Rombo, Alpi Retiche orientali, 2010) di Werner Tscholl, architetto italiano di origini bolzanesi nonché artefice del progetto dell’MMM Firmian, la cui pianta slanciata ricorda fortemente la natura a sbalzo del Corones. Di Werner Tscholl è da segnalare la portata architettonica della Timmelsjoch Experience, il grande progetto interamente dedicato alla riqualificazione del Passo del Rombo, di cui il Pass Museum costituisce la punta di diamante.

Visitando l’interno del museo, salta subito all’occhio lo sfruttamento intelligente degli spazi, pensati non solo per opere d’arte, ma anche per cimeli e oggetti allestiti sulle pareti oppure esposti in teche in vetro ricavate nei muri e lungo i corrimano delle scale. Scarpe, corde e funi, moschettoni, ganci, chiodi e puntelli, racchette, vecchie tute e attrezzi consumati, ciascun oggetto ha una propria storia e racconta un’avventura, come testimoniano le molte fotografie documentarie in mostra. Uno dei piccoli antri che si aprono a latere del percorso ospita persino la ricostruzione in miniatura di una piccola grotta, mentre in un altro è allestita una gigantesca cartina geografica del nord Italia su cui sono indicate le cime più alte e i relativi alpinisti che le hanno scoperte o conquistate.

Messner Mountain Museum
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L’esposizione d’arte contemporanea si compone di opere pittoriche e sculture di numerosi e influenti artisti. Le prime opere osservabili sono le magnifiche tele di Heinz Greissing (Furchetta Nordwand, Vinatzer-Route, 1990), Carsten Westphal (Aconcagua South Face, 2016) e Herbert Brandl (Uschba/Kaukasus, 2016; Challenge Masherbrum/Karakorum, 2016), tutte raffiguranti la montagna in diverse condizioni di tempo e luce. Il muro adiacente è occupato da un quadro di Gotthard Bonell (Laurinwand, Parete Laurin, 2014/15) che ritrae una parete rocciosa ripidissima, e al quale la brillante curatrice affianca una vecchia picozza su cui è arrotolata della corda da arrampicata, strumenti memori di un’epoca in cui l’alpinismo raggiungeva altitudini da capogiro pur senza l’aiuto delle odierne tecnologie.

Il piano intermedio è dedicato ad un gruppo di alte sculture bianche realizzate da Stephan Huber (El Capitan, 2014; Civetta, 2002; Monte Pelmo, 2002) formate da una base a parallelepipedo le cui sommità scolpite diventano vette frastagliate di cime montuose; inoltre, uno dei quattro lati di ciascuna scultura presenta un vano in cui sono inseriti libri di vario spessore e a tema montagna, sul cui dorso bianco compare sempre come autore il nome dell’artista stesso. Sulla parete est, in una piccola teca cubica è riposta la scultura in oro di Ursula Huber (Der goldene Schritt/Il passo d’oro, 2014) che ritrae uno dei primi modelli di scarpa da montagna.

Messner Mountain Museum
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Il terzo livello, che coincide con la base del museo, è quello che comprende il maggior numero di oggetti e di opere, sia pittoriche sia fotografiche. Trionfano le maestose tele di Herbert Brandl (Ciaval/Dolomites – Heiligkreuzkofel, 2016; Civetta/Parete delle pareti, 2016), Thomas Beecht (Die große Wand am Mont Agnèr/La grande parete dell’Agnèr, 2002; Matterhorn Nordwand, Cervino parete nord, 2011), l’italiano Nino Malfatti (Marmolada, Modern Times, 1999), Ernst Platz (Der klassische Bergsteiger/Lo scalator classico, 1898), Edward Theodore Compton (Führerlos am Lyskamm/Lyskamm senza guida, 1888), Hans Piffrader (Der heilige Berg/La montagna sacra, 1926), Karl Hofmann (Die Türme von Vajolet/Torri di Vajolet, 1910), Wolfgang Schrom (Cerro Torre III, 2014), Richard Rangger (K2, Chogori, 2014) e Surendra-Nepal (Lhotse South Valley, 2013). Ultime, ma certamente non meno emozionanti, le fotografie che spiccano in mezzo ai dipinti sono di Willo Welzenbach (Großhorn-Nordwand, 1928) e Michael Meisl (Alexander Huber nella Route PanAroma-Cima Ovest, 2007).

Messner Mountain Museum

Durante tutto il percorso si leggono sui muri varie citazioni di letterati, filosofi e altre personalità legate all’alpinismo o al rispetto per la natura (Emil Cioran, Luigi Zanzi, Walter Bonatti, Paul Preuß, Nietzsche, Goethe, Buddha, Messner stesso) che svelano piccole verità sulla montagna e sul viaggio come metafore di vita, conferendo un valore aggiunto alle opere esposte. Le citazioni sono riportate non solo in italiano, ma anche in tedesco e inglese, proprio per sottolineare l’importanza che ripone Messner nella valorizzazione e preservazione della ricchezza del territorio locale, alimentato dal dialogo tra queste lingue e dal retaggio folkloristico e culturale delle numerose comunità confinanti/limitrofe.

Una di queste scritte recita la frase di Luigi Zanzi: “MMM: una forma di escursionismo che unisce natura e cultura”. E proprio da qui nasce il “quindicesimo 8000” di Messner: una fitta trama di luoghi dedicati alla celebrazione dell’alpinismo, fiera disciplina sospesa tra terra e cielo, in cui il culto e la devozione alla “montagna sacra” potesse esprimersi liberamente attraverso i linguaggi universali della cultura e dell’arte.

Messner Mountain Museum
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Tutte le informazioni:

Messner Mountain Museum 

http://www.messner-mountain-museum.it/it/

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