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In attesa dei Barbari: il messicano Gustavo Aceves arriva a Roma

Detagglio di Lapidarium, 2016, Courtesy dell’artista, photo: Mario Basilio
Detagglio di Lapidarium, 2016, Courtesy dell’artista, photo: Mario Basilio
Detagglio di Lapidarium, 2016, Courtesy dell’artista, photo: Mario Basilio

Gustavo Aceves, Lapidarium – In attesa dei Barbari, Roma, 15 settembre 2016 – 8 gennaio 2017

Lapidarium è un monumentale intervento di scultura contemporanea dell’artista messicano Gustavo Aceves che dal 15 settembre 2016 troverà spazio nell’area archeologica di Roma, in un percorso che si snoderà dall’Arco di Costantino alla Piazza del Colosseo fino ai Mercati di Traiano.

Composto da 40 sculture singole – alte dai 3 agli 8 metri e in alcuni casi lunghe fino a 12 metri – Lapidarium è un progetto ‘in fieri’: durante il suo tour mondiale, che  terminerà nel 2018 a Città del Messico, crescerà di tappa in tappa fino a comprendere in tutto 100 opere differenti. Questo romana è il secondo capitolo. Nel 2014 il progetto fu presentato in anteprima a Pietrasanta, mentre l’inaugurazione ufficiale risale al 2015 per la prima tappa a Berlino, alla Porta di Brandeburgo. Nel corso del 2017, le  città toccate saranno Istanbul, Parigi e Venezia.

Lapidarium è la risposta di Gustavo Aceves a una delle questioni più pressanti e dibattute dei nostri tempi, l’emergenza migratoria: ogni scultura in Lapidarium rappresenta un momento di una particolare diaspora della storia antica.

Francesco Buranelli, ex Direttore Generale dei Musei Vaticani e curatore del progetto, spiega: “Uno degli obiettivi di Lapidarium è di portare l’attenzione sul problema della sofferenza dei popoli e sul dramma di migliaia e migliaia di persone in perenne movimento per necessità di sopravvivenza. Nel fare questo, Aceves invita anche noi a ricordare la nostra difficile storia in Occidente e a riconoscere che parte del nostro benessere e del nostro livello di civiltà derivano dallo sfruttamento altrui. Lapidarium diviene quindi un monumento ai “vinti”, uno spazio muto di riflessione per non dimenticare gli orrori commessi nel passato, e di monito a non ripeterli più: un monumento attraverso il quale rinascere migliori.”

Lapidarium è un monumento all’instabilità del tempo in cui viviamo e un modo per ricordare che la migrazione e la diaspora rappresentano una storia che noi tutti condividiamo, dagli spostamenti dei primi esseri umani dall’Africa per popolare l’Europa, alle migrazioni forzate causate da guerre e intolleranze religiose. Diaspore senza fine sono state inflitte con brutale ferocia nei confronti di innumerevoli popoli, dagli Ebrei agli Armeni, fino ai Curdi nella storia più recente, mentre il Mediterraneo è diventato cimitero per i corpi di migliaia di migranti in fuga da guerre civili e persecuzioni nei Paesi del Medio Oriente e dell’Africa Sub-sahariana.

>>>Mentre molti in Europa guardano con timore ai flussi di migranti, con il conflitto di interessi e lo scontro di culture che apparentemente ne deriva, noi stiamo tutti per perdere qualcosa di prezioso. Considerando gli altri come barbari e dimenticandoci della nostra umanità condivisa, trasformiamo noi stessi in barbari. Con la sua vasta scala e la sua potente forma di sfida all’indifferenza, Lapidarium ci impone di esaminare la nostra coscienza collettiva e i valori su cui è fondata la nostra nozione di civiltà, mentre appare chiaro l’avvertimento sul risultato che otterremmo nel caso non lo facessimo.
Per quanto riguarda i barbari, non è necessario aspettarli; sono sempre stati tra noi.

Come accennato, il tour si concluderà nel 2018 con un’installazione di Lapidarium formata da 100 opere nella grande Piazza Zocalo di Città del Messico.

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