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Documento sud e il Gruppo 58: invito alla rivolta

copertina del sesto fascicolo, 1961 Copertina del sesto fascicolo, 1961
copertina del sesto fascicolo, 1961
Copertina del sesto fascicolo, 1961

Nel 1959 uno squasso chiamato DOCUMENTO SUD – RASSEGNA DI ARTE E CULTURA DI AVANGUARDIA, interruppe il placido torpore della vita artistica napoletana. Era nata una rivista destinata a lasciare un segno profondo nella storia dell’arte italiana del dopoguerra.

La copertina del primo numero già parlava da sé invocando un risveglio collettivo: “SCETATEVE GUAGLIUNE ‘E MALAVITA”. Un invito forzato, forse spinto, ma deciso a chiamare a raccolta tutti, artisti, poeti, scrittori e coloro che potevano capovolgere le sorti della cultura meridionale dell’epoca, andare contro il buon gusto, il buon senso, contro la ragione. “DOCUMENTO SUD è un DOCUMENTO di smania […] è il tic nervoso della protesta, è il vizio del pericolo, l’abuso del rifiuto. È anche il termometro del nostro disgusto per tutti i prodotti bene accetti e i luoghi comuni della critica e i codici delle cricche dell’ufficialità.” – recita lo “statuto” “per la Malavita artistica del SUD”.

Linea Sud, Nuova rassegna d'arte e d'avanguardia, 1965
Linea Sud, Nuova rassegna d’arte e d’avanguardia, 1965

Ma chi erano questi “malavitosi” dell’arte?

Luca Luigi Castellano (1923-2001) fu senz’altro il promotore di questa “setta” avanguardista, il fautore della rivista, formata dagli stessi artisti che facevano parte del cosiddetto Gruppo 58, ovvero: Lucio del Pezzo (1933), Mario Colucci (1915), Guido Biasi (1933-1983), Bruno di Bello (1938), Mario Persico (1930), Sergio Fergola (1936-1994), Franco Palumbo (1926-1969), giovanissimi napoletani  apertamente schierati a favore del Movimento dell’Arte Nucleare avviato da Enrico Baj a Milano. Sodalizio rinforzato dalla mostra “Gruppo 58 + Enrico Baj” alla Galleria San Carlo di Napoli in quel fatidico 1959.

Il Gruppo 58 rappresentava la volontà concreta di un superamento dell’astrattismo attraverso l’apertura ad una nuova possibile figurazione, e a tal proposito, per dare voce alla loro posizione, i membri furono i firmatari del Manifeste de Naples (1959), un violento attacco scritto proprio contro i puri valori dell’astrattismo. L’uomo e la sua figura, al centro della loro ricerca, le sue origini, la sua vita, uno sguardo sul contemporaneo e i dubbi che esso reca, ma anche un recupero dei miti primordiali, delle forze ribollenti dell’essere. Soprattutto, in questo movimento si nota una forte sperimentazione dei nuovi linguaggi, un attitudine a ripescare idee e motivi dal pentolone dell’immaginazione, che comprendono anche il brutto, l’antipatico, l’inutile, poiché tutto è ben accetto in quella loro etica dello scandalo. Medesima aria di ascendenza surrealista e dadaista che si respira tra le pagine di Documento Sud d’altronde.

Copertina del quarto numero, 1960
Copertina del quarto numero, 1960

Lasciato prima alla direzione di Guido Biasi e in seguito di Mario Persico, (per il sopraggiunto spostamento a Parigi del primo), il carattere tipografico ed estetico risulta affascinante proprio per il rimando folkloristico  a molte tradizioni locali del Sud, ai suoi colori, al suo humor, (come non ricordare l’inserto in carta fucsia sulla “Superstizione” del secondo numero), così come dell’utilizzo di espressioni popolari presenti sulle copertine (ad eccezione degli ultimi due fascicoli). E se si crede che una redazione non avente il proprio quartier generale al centro della città, bensì collocato alle spalle della via Arenaccia a Napoli, potesse aver impedito un confronto di più ampio respiro internazionale, bisogna ben ricredersi, dati i ponti di collegamento gettati tra essa e i protagonisti dei gruppi Phases a Parigi (Eduard Jaguer), Edda a Bruxelles (Jacques Lacomblez), Spur a Monaco e Boa a Buenos Aires, alcuni dei quali collaboratori esteri della rivista.

E ad aggiungersi proprio a quest’ultima, ci saranno in seguito anche nomi famosi della scena letteraria nazionale, quali Stelio Maria Martini ed Edoardo Sanguineti.

Copertina del primo fascicolo, 1959
Copertina del primo fascicolo, 1959

Il merito di Documento Sud e dei suoi animatori, è stato senza dubbio il contributo apportato allo sviluppo della poesia-visiva italiana, il tentativo di costruire un nuovo gioco tra immagine e parola, un nesso tra disegno e scrittura, poesia e collage, sempre guidata dalla spregiudicatezza dell’utilizzo delle forme, della libertà del repertorio figurativo, “disubbidendo a qualunque criterio logico” per usare le parole di Mario Persico. Un ricerca che esauritasi nel 1961, riprenderà dopo una breve pausa grazie all’opera continuativa di Linea Sud- Nuova rassegna d’arte e cultura d’avanguardia (1963-67), dietro la cui uscita si rivelerà esserci il medesimo gruppo di artisti e poeti in continua fermentazione per un “rilancio moderno in ogni dove”.

Si rimanda al sito CAPTI- Contemporary Art archives periodicals texts illustrations per la visione digitalizzata di entrambe le riviste : http://www.capti.it/

per una Malavita artistica del Sud, estratto dal secondo numero, 1959
per una Malavita artistica del Sud, estratto dal secondo numero, 1959

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