The Day I Became a Woman, evento Secret Cinema presentato dall’associazione La Scatola Blu.
Il primo evento “Secret” della stagione 2016-2017 presentato da “La scatola blu” – associazione culturale barese che promuove la fruizione dell’arte cinematografica come processo di condivisione sociale – si è svolto in uno spazio messo a disposizione dall’Hotel Imago presso il Quartiere Libertà di Bari. Il cafè – adibito alla proiezione di lungometraggi –è curato dall’associazione Planar che si occupa di fotografia e arti visive come ponte con il Medioriente. Il titolo del 16 Ottobre è stato svelato come di consueto soltanto poco prima dello show ed è stato scelto in virtù del valore culturale ed estetico che lo ha portato a vincere diversi premi al Festival di Venezia del 2000 – oltre a essere presentato ad Oslo, Toronto e Londra Film Festival – ma a non essere distribuito in Italia se non all’interno di circuiti più ristretti e ricercati: The Day I Became a Woman, regia di Marzieh Meshkini.
(Ri)Proporre un film ambientato nel sud dell’Iran e girato da una regista iraniana, antecedente al 2001, significa riannodare le fila di un passato che si è prepotentemente imposto come ancestrale anche solo dopo 16 anni. L’Iran, la presenza di donne velate nello spazio pubblico e il ruolo della religione nell’educazione alla cittadinanza, sono temi a cui oggi volgiamo uno sguardo quasi da “esperti”. Non era ancora così nel 2000, ma ugualmente la Meshkini aveva dovuto fronteggiare una serie di reticenze e diffidenze non solo per ottenere i finanziamenti per il film ma anche per essere ritenuta credibile dagli stessi componenti del suo cast. Il film fu bandito in Iran al suo debutto. La regista – moglie del famoso regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, autore del film – fu anche sospettata di non essere stata regista dell’opera e di aver sostituito il ruolo del marito con il suo nome. La fase di produzione di un lungometraggio era divenuta lo screening di valutazione principale, perché basato sull’invisibilità. Marzieh Meshkini non risultò facilmente credibile come regista di The Day I Became a Woman, girato in Iran e dal punto di vista femminile.The Day I Became a Woman si struttura attorno a tre racconti della durata di 24 minuti ciascuno e inquadra frammenti di vita quotidiana che segnano collettivamente una società attraverso il valore assegnato alla presenza femminile: Hava, una ragazzina di 9 anni che deve smettere di giocare con i suoi compagni maschi perché ha raggiunto l’età di una donna e deve cominciare a indossare il velo; Ahoo, giovane donna che pedala assieme ad una moltitudine di donne velate per una gara ciclistica in uno dei pochi luoghi in cui era possibile farlo in Iran, e viene inseguita dal marito e dai suoi parenti che la rinnegano dall’alto dei loro cavalli per il suo comportamento ribelle; Hoora, anziana donna che ingaggia una serie di ragazzini al suo arrivo in aeroporto affinchè la trasportino in giro per la città assieme ai mobili ricevuti in eredità e con i quali cerca di ricomporre un’atmosfera domestica dove non c’è.
Per la Meshkini divenire donna significava dire che Hava non avrebbe più potuto scambiare il lecca-lecca con Hassan e fargli assaporare un po’ di dolce attraverso le sbarre dove la sorella lo aveva recluso per studiare. La ragazzina doveva iniziare a coprirsi i capelli e il film sceglie di raccontare il suo ultimo giorno di amicizia con Hassan e con i maschietti, i suoi momenti di piccola libertà scadenzati dall’ombra del sole sulla spiaggia prima del mezzogiorno. Orario entro il quale deve rientrare e cominciare a vivere da donna. La ragazzina non sentirà più gli stessi sapori, il velo non è solo una barriera visiva con il pubblico.
Il secondo racconto mostra la voglia di correre, inevitabilmente scappare, di una donna che si staglia fra le altre per gli ostacoli che deve affrontare.
>> La fotografia regala un panorama di chiaroscuri immenso e affascinante, a suggerire che non si può catturare il cielo, il mare, il sole. E che anche le donne non hanno limiti, e sanno volare via, e amano la libertà. Ahoo accetta di divorziare dal marito mentre pedala e lui la insegue a cavallo. Dopo di lui arriveranno i suoi parenti a cercare di fermarla perché posseduta dal diavolo e perché increduli che le donne possano ribellarsi, vogliano ribellarsi: padre, nonno, fratelli. Questi ultimi fermeranno la sua corsa sottraendole la bicicletta.
Le donne iraniane potevano andare in bicicletta durante il periodo cagiaro dello scià Reza Kahn mentre fu loro vietato nella repubblica islamica di Khomeini, come recentemente in voga anche con Khamenei. La storia delle donne iraniane è emblematicamente pervasa dalla volontà di controllo della loro presenza pubblica e dei loro comportamenti privati, sia sotto il regime monarchico che sotto quello islamico. E’ interessante notare come la Meshkini abbia concentrato il suo sguardo poetico sull’esperienza della donna, sulla sequenza di vicissitudini femminili che portano anche le donne stesse a tramandarsi custodi dell’obbedienza nei confronti delle loro figlie (nel racconto di Hava, per esempio), piuttosto che sulla virilità e l’oppressione maschile. L’inquadratura nel racconti di Ahoo è ovviamente aerea e sottolinea la condizione comune delle donne ma sa valorizzare la grinta di questa giovane donna a cui le vessazioni familiari sembrano voler addirittura sottrarre la stanchezza. Ma lei non cede se non di fronte alla strada sbarrata.La donna iraniana sa riprendersi tutto della vita e sa ereditare ricchezza materiale facendosi aiutare da un gruppo di bambini a ritrovare il suo posto nel mondo. Il terzo racconto del film vede il protagonismo di un’anziana donna, Hoora, che vagabonda per la città con un seguito di bambini che trasportano pezzi di arredamento ricevuti in eredità. Hoora cercherà anche di rendere suo figlio uno di loro, ripetutamente e dopo averlo scelto con la pelle chiara tra i suoi piccoli servi. Ma lui si negherà e dirà di avere già dei genitori. L’anziana donna è spudorata e le manca non essere stata madre, ma l’aver accumulato oggetti le conferisce il potere di muoversi e avventurarsi in mare con zattere abitate dal suo frigorifero, dalle sue sedie e dai suoi specchi. L’età di queste donne in chador diventa potestà di sfruttamento delle relazioni umane più diseguali, laddove la modestia è relegata alla sensualità della giovinezza, quando essere remissive è saggezza.
>> The Day I Became a Woman aiuta a guardare l’Iran e la condizione delle donne dal punto di vista di una donna iraniana che ha preso parte nel suo contesto sociale di appartenenza, attraversato da colonizzazioni di ogni tipo. Fuori dalla nostra ottica post 11 Settembre, tutta intenta a valorizzare le contraddizioni del mondo islamico o a denunciarne i soprusi di genere, Marzieh Meshkini ha girato un film nel 2000 dichiarando la posizione delle donne nel suo paese e sembra averlo fatto attraverso un crescendo di visibilità pubblica: dal lecca-lecca scambiato prima di tornare a casa a mezzogiorno e per sempre, alla bicicletta a Kish Island fino al mare aperto. E’ stata voglia di poter raccontare la libertà, senza la follia e senza maledire la maschilità.
Sul sito dell’associazione La Scatola Blu il calendario e i dettagli delle iniziative.