Dal 10 novembre la Pinacoteca di Brera propone un nuovo dialogo attorno a una delle opere più importanti della collezione del museo, la Cena in Emmaus di Caravaggio. L’arrivo di altri capolavori ‘ospiti’ ha generato un dibattito molto acceso.
Nel 2014 per una perdita d’acqua in soffitta, casualmente una famiglia di Tolosa scopre un quadro che dai tratti, i personaggi e luce riconducono ad uno stile caravaggesco. Definita un ‘Caravaggio ritrovato’, l’opera è stata affidata al cabinet di esperti di Eric Tarquin che ha presentato ufficialmente il capolavoro Giuditta che decapita Oloferne. Alcune sale della Pinacoteca di Brera sono state allestite in modo da poter confrontare quest’opera con altre del maestro lombardo e di un suo copista Finson.
Nella Biblioteca Nazionale Braidense è stata presentata una nuova proposta museale. A farsi portavoce dell’iniziativa è stato il direttore James M.Bradburne che ha dichiarato “osservare è un atto democratico”. Anche Philippe Daverio membro del Comitato scientifico della Pinacoteca era presente alla conferenza stampa. Il professore ha sottolineato l’importanza della vivacità culturale che i musei dovrebbero avere e di come questi “vivono se generano godimento”. La concezione di un museo come un laboratorio per la nascita di nuove idee, sembra essere l’idea condivisa da tutti i partecipanti ma è il curatore della mostra, il professore Nicola Spinosa a ribadire il concetto.
Lo scopo del nuovo allestimento incoraggia il visitatore a partecipare attivamente al dibattito critico. Il museo viene connotato come luogo di studio e formazione e non come semplice contenitore di opere d’arte. In realtà quelle presenti in mostra hanno creato non poche polemiche. Attorno alla Cena in Emmaus, considerata sintesi emotiva del linguaggio intenso di Caravaggio, vi sono le opere di Louis Finson artista franco-fiammingo amico e copista del maestro. E’ presente anche la Maddalena in estasi del 1612 messa direttamente a confronto con una tra le numerose diverse copie di quella dipinta da Caravaggio negli anni Dieci, presentata per la prima volta al pubblico. Ma quella che sta generando discordia è la Giuditta che decapita Oloferne proveniente da Tolosa. Il capolavoro è stata scoperto nel 2014 al Cabinet Turquin a Parigi. L’opera è attribuita da alcuni studiosi a Caravaggio ma sono numerosi i pareri discordanti. La studiosa Mina Gregori è scettica e il professore Tomaso Montanari ha rintracciato una mediocrità compositiva che non corrisponde al linguaggio di Merisi. Probabilmente l’assenza di maggiori osservazioni a riguardo è dovuta al fatto che l’opera non era stata ancora esposta pubblicamente.
L’allestimento proposto vede la Giuditta attribuita a Caravaggio affiancata alla copia realizzata da Louis Finson della Collezione Intesa Sanpaolo. Tale accostamento è stato giustificato da due lettere del 1607 che citano la presenza di una Giuditta che taglia la testa ad Oloferne nello studio di Finson. Successivamente a questa documentazione, della presunta Giuditta di Caravaggio se ne sono perse le tracce. Il curatore Nicola Spinosa incoraggia ad osservare l’opera andando oltre la sola lettura dei documenti. E’ proprio il confronto visivo a spingere il professore a riconoscere nell’opera attribuita a Caravaggio una qualità maggiore rispetto al copista. Spinosa ritiene che l’opera scoperta in Francia sia proprio quella citata nelle lettere.
Visitando le sale, lo spettatore è apparentemente incoraggiato a elaborare un parere critico personale rispetto alle opere prese in considerazione. In realtà l’intero impianto d’allestimento sembra condizionare il pubblico verso l’idea che la Giuditta proveniente da Tolosa sia stata dipinta per mano di Caravaggio. Sono diversi i segnali che potrebbero confermare questa ipotesi. Infatti l’attribuzione al maestro lombardo è stata una delle condizioni del prestatore affinché la mostra avesse luogo e il curatore stesso è dello stesso parere. Malgrado l’apparente distacco della Pinacoteca e dei protagonisti di questa vicenda, l’aria che si respira incoraggia l’attribuzione al Caravaggio.
Secondo Philippe Daverio la linea che collega Finson a Caravaggio è la ‘pulsione intima’ ossia un sentimento messo in scena come in uno spettacolo teatrale. Per il professore entrambi sono connessi nella diretta osservazione della realtà.”Ci sono argomenti favorevoli”per considerare la Giuditta ‘francese’ ad opera di Caravaggio. Daverio sottolinea anche che l’interesse di Brera non è far salire le quotazioni del quadro sul mercato (in quanto bloccato alla vendita per tre anni) ma creare dialogo.
Il curatore Nicola Spinosa sottolinea l’importanza della qualità del quadro e della sua osservazione al di là dei documenti. “Brera ha fatto un’operazione importante da un punto di vista civile e culturale. E’ doveroso osservare un’opera in maniera diretta e non attraverso le fotografie per aprire un confronto e un dialogo”. Secondo Spinosa la mancata attribuzione certa a Caravaggio è dovuta alla preoccupazione d’immettere un’opera così importante sul mercato.
Eric Turquin capo del team che si sta occupando degli studi sulla Giuditta scoperta in Francia, ha dichiarato:”Credo che l’idea di aver esposto per la prima volta a Milano il quadro sia stata una bella iniziativa. Questa mostra s’inserisce nella tradizione stessa di Brera di essere uno spazio di cambiamento e di crescita non solo di conservazione di opere. Quello che mi dispiace è che questa iniziativa non sia partita dallo Stato francese”. Ancora una volta Caravaggio è l’artista che attira l’interesse del mondo dell’arte. Il voler attribuire un’ennesima scoperta al maestro lombardo è più importante ai fini della ricerca storico-artistica o al mondo del mercato? Il dibattito ‘Attorno a Caravaggio’ è nuovamente aperto.
Informazioni utili
[TERZO DIALOGO]
Attorno a Caravaggio
Pinacoteca di Brera
10 novembre 2016- 5 febbraio 2017
Pinacoteca di Brera
Via Brera 28, 20121 Milano
www.pinacotecabrera.org