A un anno dalla riapertura, i dati dell’asta di arte e moderna e contemporanea di Finarte -tenutasi il 9 novembre a Milano- parlano chiaro. Si aggira attorno ai 1.5 milioni di euro il risultato complessivo. Totale che supera di poco la metà delle stime preventivata dalla stessa casa d’asta (2.5 -3.3 milioni).
Le premesse c’erano tutte. Un anniversario importante, un – forse troppo- fitto catalogo e nomi importanti, che in alcuni casi non hanno deluso le aspettative. Ma l’elevato numero degli invenduti, 125 su 280 (esclusi i 3 i lotti ritirati dal catalogo), ha inciso pesantemente sul risultato finale. Sono 43 i lotti non aggiudicati durante la sessione pomeridiana e 82 in quella serale.
Erano numerosi i top lot che avrebbero potuto risollevare le sorti dell’asta, in particolare durante la Evening. Le stime prefissate invece non sono state confermate con sufficiente continuità.
La partenza è stata difficoltosa. Solo gli ottimi risultati di Achille Perilli con Allegoria dell’autunno (1956) battuta a 40.000€, e una piccola sfera di Arnaldo Pomodoro aggiudicata a 13 000€, prezzo di martello, riescono a superare le stime. Rispettivamente fissate a 25-30.000 € per Perilli e 4-6000€ per Pomodoro. A dare stabilità sono i lotti dedicati a Roberto Crippa e le opere su carta di Carol Rama che soddisfano le stime previste.
Emblematico di questa prima sezione è il mancato interesse per l’opera di Sam Francis, Senza Titolo (1991). Presentata come top lot dell’Evening Sale, non raggiunge la stima minima. Lo stesso accade per l’opera scelta come copertina del catalogo e che precede di un lotto quella di Francis, Senza titolo (1965) di Afro.
Nel complesso bene la pop art italiana. Tano Festa ottiene 42.000 € –hammer price– per Trafalgar Square (1969), superando la stima di 15-20.000€. Ottimo risultato anche per l’opera botticelliana Senza titolo di Giosetta Fioroni, che viene aggiudicata per 21.000 €, contro la stima massima di 12.000. Entrambi i lotti sono stati oggetto di intensi duelli telefonici.
Sfortunatamente nei minuti successivi l’asta manca di continuità e gli stessi artisti romani alternano risultati elevati ad invenduti, come Rosso di Schifano. Risultati decisamente migliori per l’artista sono stati un Senza titolo e Finestra, entrambe opere del 1982 ed entrambe aggiudicate per valori superiori alle stime di partenza.
Riescono a migliorare le sorti dell’asta- in chiusura- i lotti cartacei della pittura analitica. Risultati sopra le stime per Uncini – che in un caso triplica la stima massima – ed Isgrò con Libro cancellato (1964), che ottiene 36 000€, contro la stima massima di 28.000. Non a caso entrambi gli artisti sono stati recentemente oggetto di mostre milanesi. Bene anche le opere di Boetti, ma con risultati decisamente distanti dai prezzi che lo hanno reso protagonista indiscusso delle aste internazionali.
Errori, distrazioni, un ritmo fiacco e problemi tecnici non hanno certamente aiutato a rendere migliore l’atmosfera dell’asta, ma va evidenziata una nota più che positiva. Si tratta dell’opera Rotture 1 (1960) di Agenore Fabbri, contesa tra due collezionisti a colpi di offerte telefoniche ed infine aggiudicata per 21.000 €. Tale prezzo le vale il secondo posto tra le opere più costose mai vendute in asta per l’artista. A chiudere il ciclo serale è lo stesso Perilli che lo aveva inaugurato alcune ore prima, in questo caso è Cavallo del sole (1989), valutato 12-15.000 €, a superare le stime ed essere aggiudicato per 37.000 €.
Informazioni utili
Tutti i valori di aggiudicazione presenti nell’articolo si riferiscono al prezzo di martello e possono variare a seconda dei diritti e delle commissioni della casa d’asta. Per gli aggiornamenti di Finarte cliccare qui.