Intervista alla curatrice del progetto, Francesca Regorda
“Alla fine, come sempre, la natura prenderà il sopravvento”. E la natura ha iniziato ad abitare anche nelle 108 colonne che costituiscono sulle rive del fiume Adda a Lodi la grandiosa opera postuma di Giuliano Mauri, artista del movimento Art in Nature forse ancora poco conosciuto e apprezzato come meriterebbe dal grande pubblico. Sabato 12 novembre è stata, infatti, piantata la prima quercia all’interno delle imponenti strutture della Cattedrale Vegetale che l’artista ha lasciato come eredità per la sua terra d’origine in uno scritto che è considerato il suo testamento artistico, compilato poco prima della morte avvenuta nel 2009.
Difficile definire o collocare il lavoro del lodigiano in una determinata categoria artistica: lui stesso, indifferente alle definizioni, in un intervista del 2007 parlava del suo lavoro come di un “gioco coi rami”. Non è Land Art, che, come detto dallo stesso Mauri, “interviene sul paesaggio per modificarlo anche sostanzialmente”; forse arte della natura può rendere l’idea della sua poetica: è comunque un’idea “di lavorare sulla crescita stessa, è uno scolpire con la natura, di cui io, uomo, lavoro la materia come secondo scultore”. L’idea insomma di lasciare una traccia di sé non alterando il corso naturale delle cose, ma inserendosi in esso con dolcezza, in punta di piedi, “intervenendo sulla natura, per poi riconsegnare il proprio lavoro alla natura stessa”.
E la cattedrale vegetale è il simbolo più forte, l’opera più emblematica dell’arte di Mauri. Un luogo “di grande fatica, ma anche di grande felicità”: così l’ha definita lo stesso artista e così l’hanno vissuta anche coloro che si sono presi carico della sua ultima volontà artistica dopo la prematura scomparsa all’età di 71 anni, in particolare i suoi figli e la nipote, Francesca Regorda, curatrice dell’intero progetto di Lodi.
“Abbiamo voluto rispettare alla lettera le volontà di mio nonno” ricorda Francesca in esclusiva per ArtsLife, “e questo ha comportato anche un ritardo nella realizzazione dell’opera. Volevamo che fossero realizzate tutte le indicazioni lasciate dall’artista, a partire dal luogo che lui stesso aveva scelto per innalzare la Cattedrale della sua città: o si innalzava in questo sito o non se ne sarebbe fatto nulla”. E l’area scelta (un’ex zona industriale ospitante una ditta di prefabbricati), lungo il fiume della città, comportava una serie di lavori di bonifica e di rinforzo degli argini lungo l’Adda. Non si è potuta, dunque, concretizzare l’ipotesi di realizzare l’opera in occasione del grande evento di Expo Milano 2015, anche per il difficile reperimento dei fondi necessari, garantiti oggi da una serie di sponsor privati e pubblici.
Ora la cattedrale si mostra in tutta la sua imponenza. Conclusi il 20 ottobre i lavori della struttura lignea, portati a compimento dalla Associazione Giuliano Mauri (nata proprio con l’intento di promuovere, tutelare e valorizzare l’opera dell’artista), l’area tuttavia ha ancora bisogno di rifiniture: “la Cattedrale – continua la Regorda – dovrà tornare un cantiere nel momento in cui si inizierà ad installare l’impianto di illuminazione artistica che permetterà la fruizione dell’opera anche dopo il tramonto”. E ad essere illuminate saranno le singole “colonne”, un intreccio di rami dal diametro di 1,20 m ciascuna che si innalzano per circa 18 m, le quali segnano la divisione in 5 navate percorribili che tanto ricordano le grandiose strutture delle cattedrali medievali. E colpisce passeggiare al suo interno e provare delle emozioni spesso dimenticate, entrare in un ambiente pervaso da una spiritualità altra, naturale: Mauri parlava di “una sacralità del luogo” e del suo desiderio di “dare corpo a questa fratellanza che esiste tra il luogo e la sacralità della terra e di questi elementi che si innalzano che sono gli alberi. In questo c’è dentro tutta la filosofia del mio lavoro”.
A Lodi piccole querce (le piante indicate dall’artista nel rispetto della natura del luogo) verranno accompagnate nella crescita dalle strutture delle colonne: 108 alberi dei quali i primi, come ricordato, sono stati appena piantati, durante l’evento simbolico di sabato 12 novembre, dai bambini di due classi elementari della città. E i bambini saranno coloro che forse potranno vedere la cattedrale nascere, crescere e completarsi: “è la natura, paziente e attenta, a dettare i tempi di realizzazione dell’opera – ha dichiarato la curatrice durante la cerimonia – non basterà una vita a vederla conclusa, quando gli alberi avranno sostituito le strutture che oggi vediamo”. L’intervento dell’uomo può solo lasciare una labile traccia che rimarrà nella forma e disposizione delle querce, ma nulla di più.
Un’idea di quello che sarà è possibile farsela osservando le due cattedrali vegetali già realizzate su progetto di Mauri: la prima, seguita e inaugurata dallo stesso artista nel 2001, si innalza tra le montagne del Trentino, in Val Sella; la seconda, anch’essa postuma e realizzata a cura dei figli nel 2010, segna il paesaggio del parco delle Orobie in provincia di Bergamo.
Eppure quella di Lodi sembra essere quella che più si avvicina alla prima idea di Cattedrale pensata da Mauri negli anni ’80, come conferma anche la curatrice: vicino all’acqua – qui il fiume della sua terra natale, l’Adda, in origine il mare di Lubecca – per comparire all’improvviso dal celebre ponte di Lodi per “far dubitare se si tratti di una formazione naturale o un’opera dell’uomo. Insomma: destare meraviglia”. E grande è la meraviglia che si prova avvicinandosi e scoprendo questo angolo di natura. Come grande meraviglia si è scoperto possono portare tutte le Cattedrali Vegetali pervase dalla musica durante un concerto: già in Trentino, dichiarava lo stesso Mauri, “si è scoperto che dove c’è la cattedrale c’è un’acustica stupenda, come nelle cattedrali vere”. E un concerto con strumenti del XVII secolo sarà uno degli eventi che caratterizzeranno l’inaugurazione dell’opera lodigiana, come anticipato da Francesca Regorda: “per motivi tecnici e di maggior accoglienza del luogo, abbiamo deciso di rimandare gli eventi inaugurali a marzo 2017, quando con la primavera la cattedrale inizierà davvero a prendere vita”, spiega la nipote dell’artista, “e ci saranno ulteriori iniziative promosse dalla Fondazione della Triennale di Milano, che ha concesso il patrocinio alla maestosa opera di Lodi”.
Non si tratta solo della realizzazione di un sogno del “tessitore del bosco”, come Mauri era stato ribattezzato dal critico d’arte Vittorio Fagone. “Si tratta di un omaggio a mio nonno, un fatto di cuore” dichiara la nipote: “sono sicura che, dovunque lui si trovi in questo momento, stia sorridendo e osservi con felicità la nascita di uno dei suoi più grandi sogni”.