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Eyes Up. I detenuti aiutano i bambini. Intervista a Leonida De Filippi

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EYES UP. Alla Nuova Galleria Morone di Milano una giornata di beneficenza

FOTOGRAFIE DEI DETENUTI IN AIUTO ALLA SCUOLA

16 NOVEMBRE | ore 16-21

Sono tanti i bambini nel mondo ai quali mancano i primari beni di sussistenza e d’istruzione, ma grazie al volontariato qualcosa si può fare e lo dimostrano l’Associazione The Sense of Art di Leonida De Filippi e sua moglie Paola Ferrario che hanno organizzato, insieme alla Nuova Galleria Morone, una giornata di beneficenza grazie anche al contributo dei detenuti della Casa Circondariale di Bollate.

Per l’occasione abbiamo intervistato Leonida De Filippi, artista e docente dell’Accademia di Brera, dove insegna tecnica extra-mediale, la relazione tra le nuove tecnologie e le arti visive.

Per sei mesi Leonida De Filippi ha tenuto un laboratorio di fotografia presso la Casa Circondariale di Bollate, il risultato di questo impegno si potrà vedere e acquistare mercoledì dalle ore 16 in poi. Le fotografie realizzate dai detenuti, che insieme formano il Collettivo Fotografico di Bollate, saranno messe in vendita a 50 euro l’una e andranno a finanziare un progetto a beneficio di due scuole albanesi. Leonida, insieme alla moglie Paola Ferrario, sono i fondatori dell’Associazione The Sense of Art.

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Come nasce il progetto?

Il progetto nasce da una collaborazione tra l’Accademia di Brera, dove insegno, e la Casa Circondariale di Bollate, grazie a Tiziana Tacconi, docente di Brera, e Isabella Mai, coordinatrici del Corso di Terapeutica Artistica. Già da anni, grazie ai docenti volontari, all’interno della Casa Circondariale sono attivi numerosi corsi:teatro, pittura, disegno e rappresentazione. Mentre il corso di fotografia non era ancora stato sviluppato, quando mi è stato proposto ho accettato. Per sei mesi, una volta a settimana, ho varcato la soglia del carcere per insegnare un lavoro ai carcerati. All’inizio doveva essere solo un corso per insegnare a utilizzare la macchina fotografica ma quando ho capito che per alcuni di loro il progetto rappresentava uno stimolo importante, ho pensato di coinvolgerli in qualcosa di più concreto.

Immagino che non vi fossero molto oggetti/soggetti da immortalare in carcere,dove hanno trovato la fonte d’ispirazione?

Poi ben immaginare che non è come uscire in strada e fotografare qualsiasi cosa attragga lo sguardo. Avevo portato tutte le mie macchine fotografiche, non avendo trovato nessuno che sponsorizzasse o ci imprestasse la strumentazione, quindi i primi esperimenti sono stati condivisi. Inizialmente avevo dato un tema da seguire ma che per loro era difficile da eseguire, quindi, come faccio con i miei studenti, ho cominciato a lavorare sulle sensibilità individuali, di conseguenza il progetto è virato sull’architettura e le entità umane. All’inizio ho fatto qualche lezione teorica e poi abbiamo iniziato a identificare una serie di elementi da fotografare, è stato tutto sempre work in progress perché la soglia di attenzione è pari a 30 secondi.  Penso di aver lavorato sull’umanità del singolo.

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Come mai gli “artisti” coinvolti in questa vendita sono di origine albanese?

Inizialmente il gruppo dei partecipanti era numericamente elevato, la partecipazione era libera e comprendeva adulti tra i 18 e i 65 anni, il gruppo era composto da membri di ogni nazionalità ma nell’arco dei mesi molti di loro hanno abbandonato. E’ rimasto solo un piccolo gruppo, è un caso che siamo tutti albanesi, ma quello che è importante è che si siano resi totalmente disponibili a cedere le loro fotografie per scopo nobile. Le foto usciranno come gruppo denominato “Collettivo Fotografico Bollate”.

Come definiresti la tua esperienza d’insegnante all’interno del carcere?

All’inizio ero timoroso non avendo mai avuto nessuna esperienza analoga a quella che mi si prospettava. Superati i primi incontri, ho potuto constatare, che l’ambiente in cui vivono i detenuti è abbastanza accogliente. Molti lavorano all’interno della struttura, ci sono i campi da basket, tennis, calcio, palestre, una scuola di rugby, c’è il teatro, una redazione per il giornale interno, c’è Radio Popolare che ha una sua postazione, una serra e un ristorante per gli esterni. C’è un fortissimo fermento culturale e tutte queste attività si devono grazie ai volontari e alla direzione, precedente e attuale, che ha messo in moto questo processo di reinserimento. Sembra che la recidiva sia pari allo zero, questo vuol dire che è un modello che funziona.E’ un’esperienza che ti arricchisce a livello umano e personale, e che ripeterò anche l’anno prossimo.

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A chi verranno destinati i fondi?

L’associazione fondata da me e mia moglie si occupa di scolarizzazione in territori come l’Albania, Romania e Marocco. La vendita di queste fotografie, saranno una sessantina in tutto, finanzieranno la donazione di alcuni computer e materiale didattico per due scuole in Albania a Fang e a Perrenjas.

Informazioni utili

EYES UP

16 novembre 2016 | 16.00 – 21.00

Nuova Galleria Morone, Via Nerino 3 – 20123 Milano

info@nuovagalleriamorone.com – www.nuovagalleriamorone.com

per info:
Galleria – 02 72001994

The Senseof Art – 3483424944

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Leonida De Filippi al centro

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