“Quali sono per te LE COSE CHE NON SI VEDONO?”
E’ questo il quesito con cui l’artista, Luis Gomez, ha accolto le oltre duecento persone, che lo scorso sabato a Roma, sono giunte alla presentazione del suo intervento murale che attraversa il prospetto frontale del Padiglione 6 donando un nuovo volto al Museo Laboratorio della Mente.
L’opera è il frutto di un progetto condiviso tra l’artista e lo staff del Museo che dialoga alla perfezione con l’allestimento museale già realizzato da Studio Azzurro.
Gli spettatori sono stati invitati a compilare un foglio con le diverse interpretazioni.
Dalle più profonde alle più insolite ma pur sempre personalissime impressioni, che sono state consegnate all’artista il quale solo dopo si è cimentato nella presentazione.
L’opera, racconta Gomez, nasce dalla voglia di ragionare sul tema della “diversità”, e sulla percezione che la società ha di quest’ultima.
Un argomento che in un luogo come l’ex manicomio assume immediatamente un valore aggiunto.
L’artista, sfruttando l’architettura del Museo, ha messo in contrapposizione due diversi scenari: da un lato si possono ammirare i personaggi impegnati in comportamenti se vogliamo bizzarri che difficilmente si possono prestare ad una interpretazione convenzionale; dall’altro lato, invece, vediamo gli stessi soggetti alle prese con atteggiamenti molto simili ma socialmente identificabili, come ad esempio il pittore e la sua modella, o l’azione di impacchettamento della natura, che seppure “bizzarro” ha ormai raggiunto addirittura una definizione ben precisa: Land Art.
Per concludere un estratto da una poetica dello stesso Gomez:
…E adesso sono io a sorprendervi. Perché io lo sapevo che l’avrei trovata. La Pietra Volante esiste, è sempre esistita e mi riporterà dove non c’è merito nell’essere uguali, dove non c’è colpa nell’essere diversi e dove, se volete, c’è posto anche per Voi.