La Fondazione Pulitzer di St Louis dedica allo scultore che fece della luce il suo mantra la più grande retrospettiva degli ultimi cinquant’anni. ArtsLife ha intervistato Sharon Hecker, che ha curato la mostra insieme a Tamara H. Schenkenberg
Medardo Rosso (1859-1928), considerato uno dei padri della scultura moderna, è da sempre conosciuto nella cerchia degli artisti e degli studiosi più che dal pubblico, ma recentemente è in atto una riscoperta e il suo mercato è in ascesa, come testimoniato anche da un’asta di Sotheby’s in cui una versione del suo Enfant Juif, bambino ebreo, è stata battuta a 387 mila euro, da una base di partenza di 148-122 mila euro. Umberto Boccioni, che nel Manifesto del Movimento Futurista lo descrive come “il solo grande scultore moderno che abbia tentato di aprire alla scultura un campo più vasto…”, lo adorava e invano aveva tentato di coinvolgerlo nel Futurismo. Rosso era un individualista, che non si allineava con nessuno.
Difficile persino da inquadrare nel contesto artistico del suo tempo. «Porre la sua opera tra scapigliatura, realismo, verismo, impressionismo e simbolismo è corretto, ma parliamo di un artista che sfugge comunque a qualsiasi catalogazione», sottolinea Sharon Hecker, massima esperta dello scultore, che studia da oltre vent’anni, e curatrice della mostra, insieme a Tamara H. Schenkenberg. È certo tuttavia che sia stato un grande anticipatore, con intuizioni estremamente moderne e attuali.
Nello studio di Parigi Rosso organizzava serate a base di champagne durante le quali fondeva da solo i suoi lavori, sotto gli occhi degli invitati. Operazione che di solito pochissimi artis
Ben inserito nell’élite artistica e intellettuale del momento (Zola accetta di dire che è il proprietario di una sua opera), è in contatto anche con il grande Auguste Rodin, il cui Monumento a Balzac ha molto più di qualcosa che ricorda lo stile di Medardo Rosso… ma è «Un debito che Rodin non riconoscerà mai…». Un episodio causa di grande dispiacere per Rosso. Soffuse di luce, quasi dissolte, le sue sculture raccontano un nuovo approccio alla scultura. Da sempre l’artista si proclama uno scultore della luce: l’avvento dell’energia elettrica lo affascina e probabilmente cambia la sua percezione degli soggetti, per esempio nella Rieuse, in cui ritrae, immaginandola forse illuminata dal basso, la cantante Yvette Guilbert (musa anche di Henri de Toulouse-Lautrec).
Le sue opere sono in tutto una cinquantina, ma Rosso amava lavorare con le serie e i singoli soggetti vengono fusi a più riprese, con varianti e sperimentazioni, lasciando le tracce di fusione persino, fotografati ed elaborati iconograficamente. Disegni e fotografie – mezzo espressivo che lo coinvolge e lo affascina – sono l’altro aspetto della sua (grande) creatività. Rosso è geniale, colto, sensibile nel cogliere le emozioni, generoso con gli amici fino a contrarre debiti, ottimo cuoco – come riportato in un articolo del tempo – e persino discreto cantante, ma per nulla pragmatico.
A questo sopperisce la sua amante e patrona, l’artista olandese Etha Fles (1857-1948): è lei che ne promuove la carriera, finanzia i cataloghi e porta le sue opere in Olanda, in Austria, a Londra, in Germania. In Italia, con i musei, adotta la politica “compri uno e ricevi quattro”: a fronte di un acquisto regalava quattro opere. Medardo esegue la sua ultima scultura, nel 1906: Ecce Puer, che Etha Fles definisce “una visione di purezza in un mondo banale”. Rientrato in Italia dopo 26 anni in Francia, l’artista trascorre gli ultimi anni di vita a Milano, dove vive in una dépendance del Grand Hotel et de Milan. Alla sua morte il figlio Francesco, avuto dalla moglie Giuditta Pozzi, si impegna per far conoscere le opere del padre. Una missione oggi portata avanti dalla pronipote Danila Marsure con l’archivio e il Museo Medardo Rosso di Barzio (Lecco).
Negli spazi essenziali della Pulitzer Arts Foundation, progettati dall’architetto giapponese Tadao Andō, vengono proposte più di 100 opere di Medardo, con prestiti da importanti collezioni private e da musei: fotografie, disegni e sculture, alcune mai uscite dall’Italia. «Questo grazie anche al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, che sta facendo molto per facilitare la circolazione delle opere», specifica la dottoressa Hecker.
L’allestimento, senza una suddivisione tematica, si avvale soprattutto della luce naturale e solo in alcune sezioni del gioco di luci studiato dal famoso Lighting Designer George Sexton. Per garantire un’esperienza emozionale pura, secondo le convinzioni della padrona di casa Emily Rauh Pulitzer, non ci sono didascalie. «Un artista continua a vivere soprattutto nell’interpretazione dei contemporanei», sottolinea Sharon Hecker. Un’occasione per conoscere come mai prima d’ora le opere di Medardo Rosso, plasmate per vivere di luce e d’ombra.
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INFORMAZIONI UTILI
Medardo Rosso: Experiments in Light and Form
Pulitzer Arts Foundation,
Saint Louis, Usa,
fino al 13 maggio 2017.
www.pulitzerarts.org