Dopo l’ottimo risultato dell’asta di Arte Moderna e Contemporanea di Wannenes tenutasi a Milano lo scorso 24 novembre che ha raggiunto la cifra di 783.370 euro (uno dei risultati migliori di sempre per il dipartimento), arrivano a Genova le aste dedicata all’antico e ai preziosi. Questo pomeriggio alle ore 15.00 le sale di Palazzo del Melograno (Piazza Campetto 2, Genova) ospitano l’incanto di “Importanti Gioielli” mentre il catalogo di “Dipinti antichi e del XIX secolo” verrà esitato mercoledì 30 in due tornate.
Da quando aprì il primo negozio a Roma in via Sistina 85 nel 1884, Bulgari è sempre stato sinonimo di un’eccellenza peculiare solo alle regine, all’aristocrazia più raffinata e alle assolute celebrità, dove la fattura eccelsa si univa una rara sensibilità a un accostamento originale delle pietre, scelte per il loro valore cromatico oltre che intrinseco. Esemplificativo il bellissimo anello che sarà esitato nell’asta di Gioielli di Wannenes il 29 novembre in oro bianco, decorato con uno zaffiro taglio ovale dal peso di 24,18 carati, la montatura in diamanti taglio brillante e uno smeraldo di 4,80 carati con una stima di 200.000 – 300.000 euro (lotto 193)
Una tradizione che di anno in anno, decennio dopo decennio si è perpetuata anticipando e imponendo le mode, con una capacità ineguagliabile d’essere punto di riferimento dell’alta gioielleria italiana e internazionale, e aumentando il valore iconico del brend. In un articolo apparso sul numero del dicembre 1963 di Connaissance des Arts confermava proprio l’aspetto inconfondibile dei gioielli Bulgari dell’epoca: “Un bijou Bulgari se reconnaît comme se reconnaît un tailleur Chanel…”, e la prova la possiamo avere subito ammirando un’incantevole anello in platino, decorato con zaffiro taglio rettangolare, affiancato da diamanti taglio brillante e baguette del 1960 circa, firmato Bulgari e contenuto nel suo astuccio originale verde scuro (lotto 188, stima 6.000 -10.000 euro).
Due spille in oro, decorate come delle rose decorate con diamanti vecchio taglio e smalto verde, del 1860 circa, ci ricordano, infine, che quel delicato fiore significa contemporaneamente perfezione celeste e passione terrena, tempo ed eternità, fecondità e verginità (lotto 197, stima 15.000 – 25.000 euro).
Nell’asta di Dipinti Antichi e del XIX secolo del 30 novembre ricca d’infiniti spunti per collezionisti e appassionati possiamo segnalare due opere caravaggesche di particolare interesse storico artistico.
La prima è la Negazione di Pietro di un giovanile Bernardo Strozzi: grazie a queste opere è possibile delineare non solo lo stile iniziale dell’artista, ma cogliere altresì il precoce confronto con una cultura caravaggesca acquisita di prima mano. L’ipotesi non suffragata da documenti se Strozzi abbia avuto l’opportunità di visitare la città eterna, tuttavia, questi dipinti denotano una riflessione sulle creazioni del Merisi e dei suoi seguaci. Osservando un’opera come questa si evince che ancor prima di Domenico Fiasella e Luciano Borzone, Strozzi offrì all’arte genovese un gusto naturalistico che sarà proprio dei suoi migliori artefici, quali Gioacchino Assereto e Orazio De Ferrari (lotto 662, stima 15.000 – 25.000 euro).
Il secondo è un’imponente figura di San Gerolano dipinto al naturale che sostiene un pesante e voluminoso volume, che dalla luminosità fredda porta a ipotizzare un’autografia verso il primo momento italiano e romano di Mattia Stomer: in particolare è la luminosità fredda e quel rimarcare otticamente alcuni dettagli a rammentare un’ipotetica formazione nordica, che inevitabilmente condurrebbe l’esecuzione al terzo-quarto decennio (lotto 539 stima 80.000 – 120.000 euro).
I Capricci di Giovanni Paolo Pannini hanno segnato la grande pittura europea del Settento: Capriccio era un movimento dell’anima, o più precisamente una subitanea eccitazione della facoltà immaginativa che dava origine a ogni varietà di immagini mentali, ma dal punto di vista pittorico è indubbio che il genere si sviluppò a Roma durante i primi decenni del XVII secolo e trovò ispirazione grazie alle rovine dell’età classica. Una superba memoria del Grand Tour che si manifesta in tutta la sua bellezza nelle varietà di atteggiamenti e gesti delle figure, nella luminosità del cielo e nella cura nel descrivere i dettagli degli edifici e delle rovine, condotti con scioltezza pittorica esemplare. Corale è poi l’attenta disposizione dei personaggi, con San Paolo posto al centro della scena il cui punto di fuga è la scultura posta sul fondale (lotto 650 stima 90.000 – 120.000 euro).
La pittura di paesaggio dell’Ottocento suscita una curiosità sensuale che travalica la pura verosimiglianza per addentrarsi nei sentimenti profondi dell’anima, dove sono custoditi i ricordi e i valori inviolabili di ogni essere umano. La contemplazione diviene l’unità di misurare il tempo dell’infinito che attraverso l’arte trova una poderosa via.
Sono questi i moti dello spirito che suscita il Tramonto d’estate di Alfredo Luxoro, tela di silenziosa eleganza esposta alla Promotrice genovese del 1905 che sarà esitata nell’asta di Dipinti del XIX secolo del 30 novembre, dove l’incanto della visione tonale e luminosa del paesaggio, risiede nella vibrazione intima e costante del cielo terso nella verde vallata, e dove l’esile e solitaria figura, che si staglia con commossa misticità su un paesaggio lussureggiante d’eloquente suggestione. Allievo dell’Accademia Ligustica, ne divenne “Accademico di merito” nel 1893, succedendo poi al padre Tammar nella direzione: pittore ad olio e a fresco, trattò di preferenza il paesaggio, ma dipinse anche scene di genere (lotto 808, stima 16.000 – 18.000 euro).
Nelle Bagnanti sulla spiaggia di Plinio Nomellini la luce zenitale brucia e sfalda la materia e i tratti delle figure, delle cose, degli animali e del mare con una sincerità espressiva che dice più d’infinite parole il suo sguardo schietto, vigoroso e ardito nel cogliere quelle rifrazioni di luce e colori tanto amate dagli impressionisti francesi. Dopo la morte avvenuta nel 1943, l’opera di Nomellini fu a lungo trascurata dagli studiosi. Nel 1966 si tenne a Firenze e Livorno la prima importante riflessione sul suo lavoro, in una mostra presentata da Carlo Ludovico Ragghianti e organizzata da Raffaele Monti e Giacinto Nudi. Nel 1985 la pittura nomelliniana fu oggetto di un’ampia e articolata analisi in occasione della mostra tenuta a Genova, a cura di Gianfranco Bruno. A partire da questa data il nome di Nomellini figura in tutti i più importanti studi sul divisionismo e sulla pittura post-macchiaiola (lotto 888, stima 8.000 – 12.000).