Il lavoro svolto da una casa d’aste è sempre circoscritto a un ambito puramente commerciale o può tradursi in contributi scientificamente rilevanti per l’approfondimento di una disciplina? A giudicare dall’asta di archeologia che Bertolami Fine Arts proporrà il prossimo 15 dicembre a Palazzo Caetani Lovatelli a Roma la risposta a questa domanda è che i comportamenti del mercato dell’arte a volte smentiscono il suo accreditato clichè di cinica macchina da soldi.
Non troverebbe altrimenti giustificazione l’operazione – commercialmente rischiosa ma di evidente utilità scientifica – costruita dalla casa d’aste romana attorno a un reperto mozzafiato: un “ripostiglio” di monete incluse (con il conio in rilievo sul dritto e incavo sul retro) d’argento in eccezionale stato di conservazione coniate tra il VI e il V secolo a.C. dalle zecche achee magnogreche di Sibari, Metaponto, Crotone e Caulonia (lotto 74 – € 180.000/220.000).
Chi non è pratico di archeologia e numismatica sappia che nella sobria lingua in uso presso gli appassionati di quelle discipline la parola “ripostiglio” è sinonimo di tesoro. Proprio così: il 15 dicembre a Roma sarà battuto all’asta un tesoro. Della storia di chi lo nascose e mai più tornò a riprenderselo non si sa ovviamente nulla, sappiamo però che lo studio di questi rarissimi rinvenimenti offre sempre alla comunità scientifica preziosi spunti per nuove riflessioni e conoscenze sugli sviluppi storici della circolazione monetaria.
In questo tesoretto, ad esempio, sono tre le monete del tutto inedite, ma le vere scoperte arriveranno dallo studio comparato con gli altri tre tesoretti dello stesso tipo esistenti, tutti conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria: «Il raffronto – spiega Andrea Pancotti, capo dei dipartimenti di Archeologia e Numismatica di Bertolami Fine Arts – fornirà un importante contributo alla soluzione di questioni da anni al centro di un vivace dibattito scientifico».
Questioni di ordine cronologico, soprattutto, perché delle monete incuse della Magna Grecia sappiamo che hanno circolato tra il VI e il V secolo a.C., ma, trattandosi di esemplari molto antichi, che ancora non portano inciso l’anno di coniazione, le date di emissione delle varie serie sono molto incerte e vanno ricostruite con certosina pazienza.
La preziosa collezione appartiene a una famiglia calabrese ed è naturalmente sotto vincolo statale, il che significa che non potrà mai essere smembrata né portata al di fuori dei confini nazionali e che chi la acquisterà dovrà tenere informata la Soprintendenza sul luogo in cui la conserverà.
«La presenza del vincolo statale rende la vendita difficile, ma abbiamo accettato ugualmente l’incarico perché in questo modo ci si offriva la possibilità di catalogare e pubblicare il ripostiglio per intero. Ora, grazie al lavoro di una casa d’aste – un tipo di lavoro spesso aprioristicamente sottovalutato – un prezioso patrimonio numismatico è finalmente di proprietà intellettuale della collettività e chiunque, senza alcun tipo di limitazione, potrà farne oggetto di studio e pubblicazione scientifici. Certo, la ciliegina sulla torta sarebbe l’acquisto da parte di un museo statale, ma non ci facciamo troppe illusioni, l’Italia non è la Germania che, proprio in questi giorni, si è fatta carico di un esborso di 13 milioni di dollari per acquistare la villa di Thomas Mann a Los Angeles».
A dire il vero una soluzione ci sarebbe stata: «Avevamo proposto alla Soprintendenza di finanziare un convegno sul ripostiglio condotto dai più importanti studiosi di monetazione incusa magnogreca. Al convegno avrebbe naturalmente fatto seguito la pubblicazione degli atti. Il progetto prevedeva inoltre che i proprietari donassero allo Stato gli esemplari più pregiati e inediti (a scelta della Soprintendenza e senza limite di numero), si chiedeva in cambio lo svincolo e la libera circolazione per gli esemplari più comuni. Così facendo avremmo attivato una procedura assolutamente innovativa per l’Italia, ma la nostra proposta è caduta nel nulla».
Una procedura rivoluzionaria per il nostro paese, ma non altrove. In Inghilterra, ad esempio, i ritrovamenti fortuiti vengono gestiti più o meno in questo modo da diversi anni, con il positivo risultato di un drastico abbattimento del mercato clandestino.
Nell’asta dei tesori, non sarà soltanto il ripostiglio magnogreco a calamitare l’attenzione degli appassionati. Farà la sua parte anche una statuetta romana in marmo bianco del III secolo d.C.
La figuretta femminile recante in mano una cornucopia potrebbe essere una qualunque dea della fertilità se non fosse per un’epigrafe incisa sulla base che la qualifica con sicurezza come oggetto votivo dedicato alla Bona Dea (lotto 71 – € 20.000/25.000): “Calistus, schiavo alle dipendenze di Rufina in qualità di actor (cioè avvocato o tesoriere) ha dedicato questa statua alla Bona Dea in seguito ad una richiesta della dea stessa comparsagli in sogno”.
La Bona Dea era un’antica e oscura divinità laziale il cui vero nome non poteva essere pronunciato. Il suo culto – celebrato in una cerimonia notturna agli inizi di dicembre – era prerogativa delle donne dell’aristocrazia romana, con esclusione di qualsiasi presenza maschile, animali compresi. L’unica rappresentazione certa di questa misteriosa Grande Madre che la storia ci abbia consegnato è proprio la scultura posta all’incanto da Bertolami Fine Arts. Per questa ragione, dall’epoca del suo ritrovamento, nell’800, il disegno che la riproduce è sempre stato utilizzato e pubblicato per rappresentare l’iconografia della Bona Dea. Il pezzo entrò subito a far parte della collezione di Ettore Roesler Franz che non volle mai privarsene. Alla morte del famoso pittore sul destino della Bona Dea calò un nero sipario e nessuno ne ha saputo più niente sino a questo suo inaspettato ritorno sul mercato.
Tra i pezzi da tenere d’occhio anche due vasi a figure rosse della metà del IV secolo a.C. provenienti dall’antica regione dell’Apulia. Sono stati entrambe studiati da K.D. Shapiro Lapatin che ha attribuito il primo, un eccezionale cratere a volute (lotto 41 – € 15.000/18.000), al cosiddetto Pittore di Copenhagen e il secondo, un cratere a colonnette (lotto 42 – € 8.000/10.000), ai ceramografi appartenenti al Gruppo del Pittore di Como. All’inizio degli anni ’30 le due ceramiche sono entrate a far parte di una prestigiosa collezione inglese e, in occasione della vendita, rientrano in Italia in regime di importazione temporanea.
Non passano inosservati i due piccoli idoli precolombiani di Cultura Tayrona ascrivibili a un periodo compreso tra il 1000 e il 1500 d.C. Uno rappresenta un guerriero nudo (lotto 93 – € 1.000/1.500), l’altro un animale fantastico (lotto 94 – € 1.000/1.500). Sono realizzati in tumbaga, una lega di oro e rame, con la tecnica della fusione a cera persa. Questa tipologia di manufatti si rinviene abitualmente nelle sepolture. Sono rari perché scampati alla massiccia razzia operata dagli Spagnoli per fondere l’oro delle popolazioni indigene. Entrarono a far parte di una collezione occidentale nell’800 e la collezione era quella, prestigiosa, del diplomatico francese Gaspard Mollien.
Di grande interesse anche una testa di cavaliere in pietra scura (lotto 100 – € 20.000/35.000). È stata realizzata da maestranze dell’Europa centrale nel 1200 e ci troviamo con chiarezza di fronte a uno dei protagonisti di quella grande stagione della storia: un crociato, con tanto di prezioso diadema gemmato portante la croce dei Templari.
L’importanza dei reperto è accresciuta dalla sua provenienza: sino al 2002 ha fatto parte della prestigiosa collezione formata dall’industriale tedesco Paul Beck tra il 1920-1930 e in seguito incrementata dal figlio Helmut.
BERTOLAMI FINE ARTS – ACR AUCTIONS
Roma Monaco Londra
ASTA28
ARCHEOLOGIA e ARTE ANTICA
Asta di Archeologia (lotti 1-104): 15 dicembre 2016 alle ore 16.00
Asta di Arte Antica (lotti 105-204): 15 dicembre 2016 alle ore 17.30
Esposizione:
11 dicembre ore 10.00/21.00
12, 13, 14 dicembre 2016 ore 10.00/19.00
Palazzo Caetani Lovatelli
Piazza Lovatelli, 1 – Roma
Info:
Tel. +39 06 32609795 – 06 3218464
e-mail: info@bertolamifinearts.com
www.bertolamifinearts.com