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“Astrazione” di Julius Evola centra il record da Bertolami Fine Arts

Venerdì 2 dicembre un piccolo olio su cartone di Julius Evola, “Astrazione”, è stato venduto dalla casa d’aste romana Bertolami Fine Arts, partendo da una riserva di 40.000, alla cifra record di 100.000 euro, un prezzo che il maggior dadaista italiano non aveva mai raggiunto prima d’ora e che è un’assoluta e interessante novità per il mercato dell’arte.

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«Non ci aspettavamo un risultato così eclatante – spiega Raffaele Cecora, capo del dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea della casa d’aste di Palazzo Caetani Lovatelli – ma eravamo consapevoli dell’importanza dell’opera. I dipinti di Evola giunti sino a noi ammontano a poche decine. Un po’ perché la sua carriera d’artista fu intensa quanto fulminea – a ventitré anni aveva già chiuso con la pittura – e un po’ perché molto del suo lavoro è andato distrutto o smarrito. Sta comunque di fatto che un Evola di questo livello sul mercato non compariva da anni, in asta poi non si è mai visto. “Astrazione” è un capolavoro del suo periodo Dada, realizzato tra il 1918 e il 1920».

Effettivamente, in un momento in cui tutto il Dada si vende benissimo, esponenti minori e minimi del movimento compresi, la gara per aggiudicarsi Astrazione non poteva che essere agguerrita.

Il triennio 1918-1920, in cui il dipinto record è stato realizzato, corrisponde alla fase più originale e significativa della ricerca artistica di Evola, fase da lui definita dell’Astrattismo mistico. Nel quadriennio precedente (1915-18), il giovanissimo rampollo di una nobile famiglia siciliana trapiantata a Roma aveva militato nella compagine futurista come allievo di Balla. La consonanza con il Futurismo non è però piena, ne è consapevole lo stesso Marinetti quando, dopo aver letto un articolo del giovanissimo collega di Depero e Prampolini, gli scrive: “Le tue idee sono lontane dalle mie più di quelle di un eschimese”.

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La distanza percepita da Marinetti è in primo luogo di natura politica: se la gioventù futurista è nazionalista e interventista, Evola è una sorta di neoghibellino che guarda con nostalgico affetto ai grandi imperi centrali, considerati il secolare baluardo dell’identità e del primato culturale europei. Del Futurismo non condivide le forme sciovinistiche di nazionalismo, tra l’altro curiosamente in contrasto con una sorta di americanismo che molto lo disturba. Così come lo disturba la contraddittoria coesistenza tra l’esaltazione della modernità e della macchina da una parte e, dall’altra, l’esibizione di un vitalismo coltivato nella sua componente più primitiva e istintuale. Il sensualismo, la mancanza d’interiorità dei marinettiani sono peccati tutt’altro che veniali per il giovane cultore della superiorità dello spirito che, nel 1918, a soli vent’anni, chiude con l’esperienza futurista per aderire al neonato movimento Dada.

Il raro olio su cartone venduto da Bertolami Fine Arts presenta tutte le caratteristiche salienti della produzione dadaista di Evola, a partire dalla scomparsa di ogni traccia di figuralità. Nel momento in cui si avvicina alle Avanguardie della Mitteleuropa – mostrandosi in straordinaria sintonia con le coeve ricerche di Arp, Itten, Richter e Schad – la sua pittura diviene perfettamente astratta, mantenendo però l’acceso cromatismo dell’apprendistato futurista. Bella ed emblematica, l’opera ha non casualmente avuto un’intensa carriera espositiva, iniziata, nel 1920, alla prima importante personale di Evola nella storica Galleria Bragaglia.

Il record di Astrazione è destinato a rimanere a lungo imbattuto. Sarà infatti difficile che un’opera di Julius Evola di analoga qualità e importanza storica ricompaia a breve sul mercato. Coerentemente allo spirito di azzeramento dell’esperienza artistica che anima il fenomeno Dada (le vrai dada est contre dada) Evola abbandona la pittura nel 1921 per intraprendere percorsi intellettuali del tutto nuovi. Ci lascia non più di quaranta opere prodotte negli anni ‘10 e ‘20 cui vanno ad aggiungersi alcune repliche di scarso interesse realizzate negli anni ’60 e ’70. Non ci resta che sperare in qualche nuova scoperta…

www.bertolamifinearts.com

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