Alzi la mano chi sapeva esistesse un Impressionismo australiano prima di leggere il titolo di questo articolo. Probabilmente pochissimi di voi, dal momento che in Europa di impressionismo australiano si è sempre parlato pochissimo, o non si è parlato per nulla. Ma niente paura. La mostra “Australia’s Impressionists”, appena inaugurata alla National Gallery di Londra (fino al 26 marzo 2017), colmerà tutte le vostre lacune in materia di impressionismo d’oltreoceano attraverso 41 dipinti provenienti da collezioni private e dai più importanti musei australiani, in primis la National Gallery of Australia e l’Art Gallery of New South Wales.
Tutti i dipinti in mostra sono opere dei quattro artisti australiani a cui si deve l’“importazione” in Australia dell’impressionismo europeo e la sua declinazione in un linguaggio nuovo, tipicamente australiano. Si deve infatti a Tom Roberts (1856-1931), Arthur Streeton (1867-1943), Charles Conder (1868-1909) e a John Russell (1858-1930) la nascita in Australia di una pittura moderna, capace di rispondere alla necessità sempre più sentita di definire un’identità nazionale condivisa, proprio nel momento in cui il paese si avvicinava a raggiungere l’unificazione. Attraverso un dialogo diretto con la pittura degli impressionisti europei – che gli artisti australiani incontrarono durante i loro soggiorni a Londra e in Francia – e l’individuazione di soggetti considerati autenticamente australiani, i quattro pittori cambiarono il corso dell’arte del loro paese, veicolandola verso la modernità.
Il percorso si apre ricordando la “9 by 5 inches Impressionist Exhibition” con alcuni dei dipinti realizzati su scatole di sigari –delle dimensioni di appunto 9 x 5 pollici – che vennero esposti nella celebre mostra organizzata a Melbourne nel 1889 da Roberts, Streeton e Conder. La mostra pose per la prima volta il pubblico australiano di fronte a una pittura nuova, non più accademica, ma risultato di un’osservazione diretta della natura e dei fenomeni atmosferici e luministici. Uscendo all’aria aperta con tela, tavolozza e pennello come già avevano fatto i coetanei europei, i tre artisti australiani posero le fondamenta della nascita di una vera e propria scuola di pittori moderni australiani.
Sempre in questa prima sezione, alcuni dipinti iconici documentano la crescita delle due più importanti città australiane del tempo, Sydney e Melbourne. Il dipinto Allegro con Brio, Bourke Street Scene (1885-90) di Tom Roberts se da una parte attesta l’interesse dell’artista nei confronti della pittura impressionista di Whistler e di Monet, dall’altra si presenta come un’opera autenticamente australiana nella sua peculiare resa luministica. Roberts cattura uno scorcio cittadino di una Melborune fin de siècle in pieno sviluppo, dove i gruppi di figure emergono da uno sfondo polveroso e sembrano trasfigurate dalla luce potentissima del mezzogiorno australiano.
Questa estrema limpidezza della luce ritorna in tutti i paesaggi impressionisti australiani. Ed è proprio nel paesaggio che i tre artisti individuano il soggetto in grado di incarnare l’essenza del loro paese. Le grandi dimensioni dei paesaggi esposti nella seconda sezione della mostra dimostrano come, in Australia, il genere del paesaggio raggiunga alla fine del secolo lo status di pittura di storia. Sono le coste rocciose, le spiagge, i paesaggi sconfinati in cui si inseriscono scene di lavoro nei campi e nelle miniere ad essere celebrati come i veri protagonisti della storia australiana. Cosi, in Fire’s on (1891) di Arthur Streeton, dove un uomo ucciso da un’esplosione viene estratto da un tunnel in costruzione, il vero protagonista non è tanto l’episodio in sè, quanto la documentazione e celebrazione dell’intervento dell’uomo in un paesaggio mastodontico, quasi brutale.
La pittura impressionista di questi anni non esclude però la presenza di scene di paesaggio più intime e, se vogliamo, decorative. Il dipinto A Holiday at Mentone (1888) di Charles Conderè l’immagine di una spiaggia bianchissima di Sydney, dove alcuni borghesi passeggiano su un ponte e si godono una giornata di sole. La novità del dipinto non risiede nel soggetto, in quanto scene di svago borghese già abbondavano nella pittura impressionista francese e inglese, così come il tema del ponte era già caro ad artisti quali Monet e Whistler. La sua specificità risiede invece ancora una volta nella presenza di un cielo tersissimo e di una luce estremamente limpida che trasfigura le forme, fino a rendere quasi trasparenti i pantaloni del dandy con bombetta.
La sezione conclusiva del percorso è dedicata a John Russell, forse il meno australiano dei quattro artisti in mostra. Egli infatti, lasciò l’Australia molto presto per studiare pittura a Londra e poi stabilirsi in Francia, dove trascorse tutto il corso della sua vita. Attraverso frequenti contatti con Monet, Van Gogh e Toulouse-Lautrec, Russell assimilò i dettami della pittura impressionista e post-impressionista, sviluppando allo stesso tempouno stile personale. Il colorismo intenso e la spiccata matericità della superficie di opere quali In the Morning. Alpes Maritimes from Antibes (1890-91) e Rough Sea, Morestil (1900ca), derivano da un sentito coinvolgimento del pittore nei confronti del paesaggio naturale, qui trasfigurato in chiave fortemente soggettiva. L’“australianità” di Russell non si manifesta tanto nei suoi dipinti, quanto più nei costanti contatti che egli mantenne con il suo paese natale. La spedizione di alcune delle sue opere in patria contribuì infatti in modo significativo alla diffusione in Australia di una pittura finalmente moderna.
“Impressionismo australiano”, in mostra alla National Gallery fino al 26 marzo 2017, si presenta dunque come un’occasione rara per conoscere un capitolo spesso tralasciato della storia della pittura impressionista, che ora sappiamo essere stata non solo europea, ma fortemente internazionale.
TUTTE LE INFORMAZIONI: http://www.nationalgallery.org.uk/whats-on/exhibitions/australias-impressionists