Incroci, strade e piazze. Particolari di palazzi e campetti da basket. Scorci urbani accompagnati da panoramiche e interni di abitazioni con luci e riflessi su vetri. Figure intere, donne e uomini. This is New York. La Grande Mela del rock immortalata in ogni memoria di nota urbana da Ciro Frank Schiappa (Dublino, 1971) e raccontata nei frammenti di Michele Primi (Milano, 1973). Raccolta in un gran bel volume edito da Skira di 125 pagine a colori: New York Serenade. Una passeggiata tematica nei luoghi della citàà legati alla storia del rock. Le fotografie di Frank Schiappa mostrano con precisione come anche nel tessuto urbano globalizzato si possa ritrovare, attraverso il recupero di storie, l’anima del luogo, il genius loci. L’autenticità e la specificità dei luoghi tramite le memorie ad esse connesse.
Questa operazione di recupero delle memorie e delle atmosfere della scena rock newyorkese è messa in atto anche grazie all’utilizzo di testi di registri diversi che accompagnano le immagini. La firma è di Michele Primi, giornalista freelance e scrittore per televisione e radio. Primi correda nella pagine a fronte degli scatti di Schiappa, frammenti di canzoni, pensieri, ricordi degli stessi musicisti e storie sui luoghi rappresentati. Un dialogo che scorre intenso per tutto il volume. Pura atmosfere underground newyorkese. Una via l’altra appaiono la boutique in cui Jimi Hendrix trascorreva molti dei suoi pomeriggi all’ex centro di accoglienza per poveri e immigrati nel Lower East Side dove abitava Iggy Pop; il magazzino su Norfolk Street che ospitava il Tonic Club; gli ex locali del New York’s Bottom Line oggi trasformati in un ufficio della New York University; la prima casa di Patty Smith e Robert Mapplethorpe. In copertina, sbattuta in faccia piacevolmente al lettore: la simmetria di mattoncini rossi e scale d’emergenza dell’edificio copertina del mitico Physical Graffiti dei Led Zeppelin.
Come scrive bene il grande Yoel Meyerowitz nell’intro al volume: “Questi due giovani autori si sono assunti il compito di fare l’antropologia urbana necessaria per recuperare la storia dei luoghi dove è nato il rock nella New York degli anni Sessanta, girando con una vecchia Deardoff di legno da 8×10 pollici”. Il risultato ci sembra ottimo.