Ha inaugurato lo scorso giovedì a Roma Margutta Stazione Urban, il secondo appuntamento urban del Margutta Veggy Food & Art voluto da Tina Vannini, evidente segno che non ci troviamo solo davanti ad un riferimento enogastronomico interessante, ma anche uno spazio espositivo attivo nel panorama dell’arte contemporanea.
La sfida lanciata agli artisti da Francesca Barbi Marinetti, curatrice della mostra, è stata quella di creare un presepe ispirato ai temi della quotidianità. Sfida sembra essere il giusto termine, dato che gli artisti chiamati in causa sono otto dei nomi più importanti della street art romana, conosciuti e apprezzati dal pubblico nazionale e non solo.
Il risultato è stato entusiasmante, merito della diversità dei linguaggi utilizzati che hanno permesso di spaziare dal barocco al neo pop, dal pop surrealismo al lettering. I protagonisti sono Beetroot, Gomez, Lucamaleonte, Moby Dick, M.sgarbi, Omino71, Solo e Daniele Tozzi. Il loro merito non consiste solo nella complessità dei linguaggi, ma anche dei temi trattati.
Gomez, ad esempio, ha posto l’attenzione su un tema drammaticamente attuale, la sua opera infatti ci fa riflettere sulla situazione in cui versa il medio oriente oggi.
Cosa succederebbe se Gesù dovesse nascere in questi giorni, negli stessi luoghi, a Betlemme, in Palestina. Ad Aleppo o a Gaza.La situazione gli consentirebbero di nascere e crescere? Ci sarebbe Giuseppe? Maria arriverebbe a piangere nel vederlo nuovamente appeso alla croce dei potenti o suo figlio rimarrebbe un sogno in una culla destinata a rimanere vuota?
Al realismo di quest’opera si contrappone la “provocazione”pop di Solo, che rappresenta la Sacra Famiglia nelle vesti di supereroi dei fumetti dove Maria indossa i panni di wonder woman e Giuseppe quelli di superman. Ma è M. Sgarbi a raggiungere risultati surreali, trasformando i protagonisti della natività in tre pezzi di carne, scelta azzardata visto il luogo in cui è esposta l’opera, un ristorante vegetariano, tre pezzi di carne viva che in realtà sono san-pietrini, pietre capitoline sulle quali si erge la città.
Lucamaleonte invece ha scelto di rappresentare il bue e l’asinello, riportando l’attenzione sulla generosità dei gesti, quelli che nulla vogliono indietro. La protagonista per Moby Dick invece è la donna piovra dai molteplici occhi che scruta ogni cosa con sguardi diversi, tra cui quello indifferente di Dio. Sulle spalle della donna passeggiano greggi di pecore ignare del precipizio che le attende.Una denuncia registrata in numeri dal grande occhio di calamaro al centro del petto in riferimento ai lager-mattatoi.
Con Beetroot, invece si torna alla materia, i suoi personaggi, quasi tattili, invitano lo spettatore a prendere parte all’accaduto, lasciandosi trasportare dallo stupore e dalla curiosità, insieme a loro.
Danele Tozzi rappresenta i Magi, sottoforma di uccelli migratori resi grazie al lettering, un lettering che porta con sé le parole contenute nelle lettere dei migranti ai loro cari. Lettere mai giunte perché spedite da persone destinate a trovare la morte in mare mentre cercavano la salvezza.
E per finire un coro di angeli hip hop di omino 71 che fanno un ironico verso a Fiorucci.
La mostra sarà visitabile sino al 15 febbraio. Il progetto espositivo, avviato sin dall’inizio in stretta collaborazione con Emergenza Sorrisi, è un progetto di solidarietà finalizzato alla raccolta di fondi. Le opere saranno battute all’asta in occasione dell’evento di chiusura previsto per il 12 febbraio 2017: parte del ricavato sarà devoluto all’associazione benefica.