ELEGANTIA è la prima personale del duo di artisti belgi Jos de Gruyter & Harald Thys in un’istituzione italiana. Concepita come la costruzione di un ambiente preciso in dialogo con le sale della Triennale di Milano, ELEGANTIA è stata immaginata come una messa in scena dell’idea stessa di “mostra”, come una metaesposizione.
Ispirata dalla complessa storia della Triennale di Milano e del suo spazio espositivo, la mostra è la caricatura di un’architettura, l’immagine di un’esposizione sulle “belle arti”, che si rivela – dopo pochi attimi di straniamento – come un catalogo ambiguo di orrori e solo apparenti normalità.
In trent’anni di lavoro insieme, Jos de Gruyter & Harald Thys hanno dato forma a un corpus di opere eterogeneo e complesso, dalla produzione video al disegno, alla scultura, fino all’installazione, il suono e la performance.
Sedotti e terrorizzati dalle regole meccaniche della società – psicologia della dominazione e dell’umiliazione – e dal dramma crudo della quotidianità, gli artisti danno vita a mondi paralleli attraverso la compilazione ossessiva di cataloghi e liste: persone, oggetti, macchine, animali, pezzi di architetture e angoli di città. Figure e personaggi della paura e dell’innocenza, della depravazione e della leggerezza sono presentati sulla scena senza gerarchia, giudizio morale o interpretazione sociale. Piatti e immobili, bidimensionali e stereotipati, sono abitanti di uno spazio ideale e distopico, testimoni muti e inermi del nostro mondo.
L’architettura della mostra è allestimento e al contempo opera: un’infilata di archi in falsa prospettiva e una serie di teste si allineano lungo stanze e quinte disegnate. In apparenza sembrano teste classiche, in verità sono campioni microcefali di civiltà indigene – pupille dilatate, attonite e spaventate di fronte alla realtà.
Tra le forme romane e industriali del Palazzo dell’Arte, De Gruyter & Thys propongono con ELEGANTIA un esperimento sofisticato sull’idea stessa di “display”, e sul suo fallimento: modello possibile di una mostra senza autore, bidimensionale e deformata come lo spazio della nostra mente.