Dal 6 febbraio Il Disprezzo di Jean-Luc Godard è tornato al cinema. Finalmente in Italia nella sua versione originale.
Il Disprezzo, forse più di ogni altro, è il film delle contraddizioni. Considerato un caposaldo della Nouvelle Vague è passato alla storia per l’infelice conflitto arte/industria che l’ha visto, nostro malgrado, protagonista. Voluto da Carlo Ponti che ne fu assieme padre e assassino. Il produttore volle mettere assieme Jean-Luc Godard, lo scontroso e geniale regista della Nouvelle Vague –sull’onda del successo di À bout de souffle e Vivre sa vie- e Brigitte Bardot, l’icona francese per eccellenza della sensualità.
La matrice è letteraria, da un romanzo di Alberto Moravia, che Godard non esitò a definire come “un grazioso e volgare romanzetto da leggersi in treno“.
Il disprezzo venne però stravolto da Carlo Ponti che ne cambiò il montaggio, sostituì completamente la colonna sonora originale di Georges Delerue con musiche di Piero Piccioni e tagliò una scena di nudo di Brigitte Bardot – che lui stesso aveva insistito per avere. Tagliati e persi 20 minuti di pellicola, cambiato il finale. Versione, quella italiana a cura di Ponti, che ovviamente Godard disconobbe.
Il disprezzo (Le Mepris, 1963) diretto da Jean-Luc Gordard, con Brigitte Bardot, Michel Piccoli e Fritz Lang che interpreta se stesso (al centro dell’intreccio un fantomatico film sull’Odissea diretto dal regista di Metroplis), è tornato in sala dal 6 febbraio, grazie alla Cineteca di Bologna, dopo il restauro di Studio Canal. Un’occasione unica per vedere in sala il director’s cut del film, quella versione francese.