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Tutti aprono all’estero e Paolo Antonacci sbarca in via Margutta a Roma

2. BALDO DIODATO Via Margutta entra in galleria: camminamento su rame Particolare
2.BALDO DIODATO Via Margutta entra in galleria: camminamento su rame Particolare
BALDO DIODATO
Via Margutta entra in galleria: camminamento su rame
Particolare

Una grande festa, un’opera d’arte commissionata per l’occasione a Baldo Diodato e una collezione di importanti acquerelli della Scuola di Posillipo saluteranno, giovedì 9 febbraio, l’apertura della galleria Paolo Antonacci al 16a di via Alibert di Roma, tratto di strada carico di storia che congiunge via del Babuino a via Margutta.

L’evento, al di là della cornice piacevolmente mondana, è un importante indicatore del nuovo assetto verso cui si sta indirizzando la geografia commerciale del centro storico di Roma. «Via del Babuino è stata lo scenario di quarant’anni di lavoro svolto con vera passione: prima al civico 146, nella galleria fondata nel 1916 da mio nonno Emanuele, poi al 141a, e la decisione di lasciarla non è stata presa a cuor leggero» – spiega Paolo Antonacci, uno dei venti mercanti d’arte italiani ammessi al TEFAF di Maastricht, la più importante rassegna antiquariale del mondo – «Oggi però quella che un tempo fu la sede delle migliori gallerie d’arte della capitale è diventata la strada della moda, ne ho preso atto e ho voltato pagina»

1.BALDO DIODATO  Via Margutta entra in galleria: camminamento su rame  Otto lastre di rame di un metro per un metro realizzate calcando via Margutta, sagomate e disposte in diagonale partendo dall'ingresso della galleria di Paolo Antonacci, in modo da realizzare un’installazione site specific completamente inserita nello spazio espositivo.
BALDO DIODATO
Via Margutta entra in galleria: camminamento su rame
Otto lastre di rame di un metro per un metro realizzate calcando via Margutta, sagomate e disposte in diagonale partendo dall’ingresso della galleria di Paolo Antonacci, in modo da realizzare un’installazione site specific completamente inserita nello spazio espositivo.

Significativa e colma di promesse la scelta del bellissimo spazio che accoglierà la nuova galleria. Situato di fronte al sito un tempo occupato dal celebre Teatro Alibert, il locale ha sempre ospitato attività centrali nello svolgimento della vita artistica romana. In particolare, alla fine dell’800 Nanna Aliberti – probabilmente da identificarsi con Anna Ascari, la modella di Feuerbach – vi aveva aperto una trattoria subito diventata uno dei luoghi d’incontro prediletti dalla cosmopolita comunità degli artisti residenti a Roma.

VIA ALIBERT 16 La nuova sede della galleria Paolo Antonacci in una foto di fine ‘800, quando ospitava la trattoria di Nanna Aliberti, celebre punto di ritrovo degli artisti romani e di passaggio a Roma
VIA ALIBERT 16
La nuova sede della galleria Paolo Antonacci in una foto di fine ‘800, quando ospitava la trattoria di Nanna Aliberti, celebre punto di ritrovo degli artisti romani e di passaggio a Roma

“Via Margutta entra in galleria: camminamento su rame”: l’installazione commissionata a Baldo Diodato

Roma è la città in cui l’incessante stratificazione della storia crea sovrapposizioni e incontri altrove improbabili. Il passato è una presenza tangibile e familiare per i suoi abitanti e può accadere con facilità quello che è successo a Paolo Antonacci: «È stato commovente scoprire che molti degli artisti regolarmente trattati dalla nostra galleria avevano frequentato il locale scelto per la nuova sede e abbiamo deciso di affidare a un artista contemporaneo, Baldo Diodato, il compito di raccontare quest’emozione».

Un rapporto in apparenza ben strano quello tra il committente antiquario, imprescindibile punto di riferimento per i collezionisti di vedute e pittura del Grand Tour, e l’artista formatosi negli ambienti dell’avanguardia napoletana primi anni ’60 accanto ad Achille Bonito Oliva, il critico che ha seguito la parabola della sua lunga carriera e ha curato, la scorsa primavera, la retrospettiva dedicatagli dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Eppure la strana coppia è il simbolo perfetto del filo mai interrotto tra storia e contemporaneità che è la cifra dell’ambiente urbano romano.

Il punto di convergenza tra Antonacci e Diodato non sfugge a chi conosce la ricerca dell’artista, uno che da posizioni d’avanguardia è capace di riportare il passato nel presente e ribaltarlo verso il futuro (Achille Bonito Oliva). Da quando è rientrato in Italia, i suoi tipici frottage su tela fatti produrre da inconsapevoli pedoni di New York, la città in cui l’artista è vissuto dal 1966 al 1991, si sono trasformati in calchi della storia. Un’evoluzione inevitabilmente indotta dal cambio di ambiente.

A New York, l’obiettivo di registrare l’incessante flusso di umanità che è il segno distintivo di una metropoli era stato raggiunto stendendo nei luoghi del passaggio pedonale grandi teli coperti di pigmenti colorati, in modo che la gente, calpestandoli, lasciasse traccia dei propri passi. A Roma, il supporto tessile è stato sostituito da lastre di metallo duttile e resistente, alluminio o rame, fatte aderire alle pavimentazioni del centro e poi maltrattate, percosse, esposte al transito dell’uomo e dei veicoli di cui si serve in modo da produrre sensibili pellicole scultoree capaci di captare il secolare calpestio delle antiche strade.

Anche l’opera realizzata per Paolo Antonacci è un calco di strada, di via Margutta, per la precisione. Essa si compone di otto lastre di rame di un metro per un metro che saranno disposte sul pavimento partendo dall’ingresso, in modo da simulare una sorta di irruzione all’interno della galleria della celebre strada degli artisti con tutto il suo carico di storia. Attorno all’installazione d’avanguardia che cerca di raccogliere nel presente il flusso di un potente passato sarà disposta una collezione di acquarelli firmati dai più importanti esponenti della Scuola di Posillipo.

 

Una collezione di acquerelli della Scuola di Posillipo

La raccolta, costituita da un collezionista romano, è focalizzata sul gruppo di paesaggisti che, nella Napoli della prima metà dell’Ottocento, si riuniva attorno alla figura dell’olandese Anton Smink van Pitloo accogliendo gli umori romantici e lirici della sua pittura catturata, per la prima volta, en plein air. Una pittura assai ricercata dai forestieri in visita a Posillipo, il quartiere più turistico della città, che valse al movimento quella denominazione di Scuola di Posillipo data inizialmente per scherno dai pittori accademici.

Tra le opere in mostra spiccano i nomi dei principali seguaci di Pitloo: Achille Vianelli, Salvatore Fergola, Vincenzo Migliaro e, soprattutto, Giacinto Gigante, uno dei vertici della pittura napoletana del XIX secolo.

ACHILLE VIANELLI (Porto Maurizio 1803 – Benevento 1894) Il Tempio di Venere a Baia, 1838 Matita e acquerello bruno su carta  190 x 270 mm
ACHILLE VIANELLI
(Porto Maurizio 1803 – Benevento 1894)
Il Tempio di Venere a Baia, 1838
Matita e acquerello bruno su carta
190 x 270 mm
SALVATORE FERGOLA (Napoli 1799 – 1874) Veduta del parco e della Reggia di Caserta Tempera su carta 181 x 155 mm
SALVATORE FERGOLA
(Napoli 1799 – 1874)
Veduta del parco e della Reggia di Caserta
Tempera su carta 181 x 155 mm
3.GIACINTO GIGANTE (Napoli 1806 – 1876) Studio di agavi, 1844 Matita e acquerello su carta  370 x 275 mm
GIACINTO GIGANTE
(Napoli 1806 – 1876)
Studio di agavi, 1844
Matita e acquerello su carta
370 x 275 mm
4.GIACINTO GIGANTE (Napoli 1806 – 1876) Santuario nell’Anfiteatro Flavio a Pozzuoli, 1827 Matita e acquerello su carta. 258 x 184
GIACINTO GIGANTE
(Napoli 1806 – 1876)
Santuario nell’Anfiteatro Flavio a Pozzuoli, 1827
Matita e acquerello su carta. 258 x 184

 

 

GALLERIA PAOLO ANTONACCI

Inaugurazione: giovedì 9 febbraio 2017 dalle ore 18,30
Via Alibert 16a – 00187 Roma
Esposizione dell’opera di Baldo Diodato:
9 febbraio –28 marzo 2017
lun-ven 10,00 – 14,00 / 15,00 – 19,00
sab 10,00 – 13,00

Info:
+39 06 32651679 – +39 345 0825223
info@paoloantonacci.com
www.paoloantonacci.com

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