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Mostre su tela ed esposizioni fittizie. Exhibition paintings in scena a Merano

Paolo Chiasera, The Art of Conservation, 2012 Paolo Chiasera, The Art of Conservation, 2012
Paolo Chiasera, The Art of Conservation, 2012
Paolo Chiasera, The Art of Conservation, 2012

Mostra su tela. Museo su tavola. L’artista curatore di se stesso: Exhibition Paintings alla casa delle arti di Merano. Kunst. E pittura sia. Sei artisti addomesticano il loro “fare” quotidiano. Calano l’operare nella pratica curatoriale. Calibrano gli oggetti in una sorta di Natura morta all’interno di una quinta bidimensionale. Composizioni su piano. Spazi ritagliati dalla tela, ricavati nella mente, dove mettere in scena la propria opera. Fisica, ideale, concreta, immateriale. Gioco, esercizio, artifizio. Come far convivere gli inconsci di Magritte, le sculture di Tuazon e le realtà di se stessi in un fantomatico spazio aggettante di fronte al Parlamento brutalista del Bangladesh? Si può, in una tela di Paolo Chiasera (The Art of Conversation). “Peggio” ancora: come combinare palloncini metallici di Koons, monoliti vulcanici dell’Isola di Pasqua, un cinesino inchinato a non si sa bene cosa e un paio di cani che pisciano sul Moai e ripuliscono una confezione di cibo spazzatura nella purezza ottagonale del noumeno kantiano? Nessun problema. Parola e pennelli al Senza Titolo di Charles Avery. Tutto si può in Exhibition Paintings. Si fa, si espone.

Facciamo un passo indietro. La cosa ha inizio da una “mostra”-pensiero-idea di Chiasera (Bologna, 1978) nel 2010, un ciclo di opere -intitolato appunto Exhibition Paintings- che nel giro di un anno si concretizza in Das Fest. Due diversi “allestimenti-espositivi” collocati all’interno di uno spazio fittizio. Un paio di semi gettati nel fertile terreno berlinese (dove Chiasera lavora), cresciuti in fretta. Germogliati in Alto Adige, terra di incontro fra arie nordiche e spiriti mediterranei. Sbocciati nel Kunst, che fino a metà aprile raccoglie i frutti coinvolgendo altri cinque artisti e allestendo -per davvero, concretamente- in uno spazio fisico e non fittizio la molteplice mostra. Mostre nella Mostra. La prima di Christiane Rekade, neo direttrice artistica di Merano Arte. Un punto di partenza per una riflessione sulla pittura in generale. Dal suo stato di salute all’interpretazione di essa quale potenziale per ampliare il concetto stesso di esposizione. Dal medium pittorico come possibilità di emancipazione dalle nuove condizioni lavorative imposte dal presente all’indagine sui meccanismi sensibili e mutevoli che entrano in atto nel rapporto tra l’artista e il proprio pubblico. Come nelle performance di Lea von Wintzingerode (Bayreuth, 1990): la giovane artista tedesca mette in scena vere e proprie performance (mai realizzate) dei suoi insegnanti d’accademia. Teatralità, musica come volume spaziale, pubblico come parte dell’opera. L’interazione e la relazione con esso lo scopo dello spettacolo. Stesso discorso per Amelie von Wulffen (Breitenbrunn, 1966) -con i suoi fumetti che registrano e illustrano il dietro le quinte del fare una mostra– e Dorothy Miller, pseudonimo cangiante di artista che prende in prestito nomi e titoli di personaggi diversi per farli rivivere nelle sue opere. In questo caso la mitica curatrice del MOMA attraverso cui espone una decina di copertine di cataloghi d’arte dipinti.

Palcoscenico espositivo: dietro, davanti, dalle e dentro le quinte. Spazio tridimensionale fittizio. Quello dove Martin Pohl (Tarres, BZ, 1961) inserisce le sue opere calibrate al millimetro. Creando contenitori ad hoc o plasmando realtà esistenti alle sue forme, esigenze. La struttura architettonica del museo diviene più importante del “nome”. Velluti monocromi calzano a pennello tra le sale. Petali di seta e corolle di cera invadono copiosamente spigoli, pavimenti e pareti, fin sopra il soffitto. Inserimento coatto di opere inesistenti. Rendering perfetti. Le esposizioni fittizie di Pohl si sposano con i lavori dei sopracitati Chiasera e Avery. Scevri da vincoli tradizionali cui è assoggettato il processo di sviluppo di una mostra. Cortocircuito tra possesso e smaterializzazione dell’opera. Destrutturazione e ricostruzione di classici del passato. Come il San Girolamo di Chiasera che raccoglie elementi, simboli e oggetti di e da Antonello da Messina in una sfilata di preziosi quadretti. Successione semantica in bilico tra composizione dell’opera finale e momenti in sè e per sè di puro essere. Una coreografia razionale che oscilla tra spazio curatoriale, concettuale e contestualizzazione dell’opera stessa. Riflessione sulla pittura che non è ancora del tutto morta. Rispolvera generi, li rivitalizza. Li espone. Si espone.

Martin Pohl, Museum det Moderne, Salzburg, 2005
Martin Pohl, Museum det Moderne, Salzburg, 2005
Charles Avery, Untitled, 2013-4
Charles Avery, Untitled, 2013-4
Dorothy Miller, ModerneKunstaus USA, 2003, Acrylic on canvas 50x42 cm, Collection of the Museum of American Art, Berlin, Courtesy P420, Bologna
Dorothy Miller, ModerneKunstaus USA, 2003, Acrylic on canvas
50×42 cm, Collection of the Museum of American Art, Berlin, Courtesy P420, Bologna
Exhibition Paintings, Immagini allestimento di Ivo Corrà
Exhibition Paintings, Immagini allestimento di Ivo Corrà
Exhibition Paintings, Immagini allestimento di Ivo Corrà
Exhibition Paintings, Immagini allestimento di Ivo Corrà
Exhibition Paintings, Immagini allestimento di Ivo Corrà
Exhibition Paintings, Immagini allestimento di Ivo Corrà
Martin Pohl, Pinakothek der Moderne, Munchen, 2006
Martin Pohl, Pinakothek der Moderne, Munchen, 2006
Exhibition Paintings, Immagini allestimento di Ivo Corrà
Exhibition Paintings, Immagini allestimento di Ivo Corrà
Paolo Chiasera, San Gerolamo, 2011
Paolo Chiasera, San Gerolamo, 2011
Paolo Chiasera, San Gerolamo, 2011
Paolo Chiasera, San Gerolamo, 2011
Exhibition Paintings, Immagini allestimento di Ivo Corrà
Exhibition Paintings, Immagini allestimento di Ivo Corrà
Kunst Merano
Kunst Merano

Tutte le informazioni: http://www.kunstmeranoarte.org/

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