Frigoriferi Milanesi. FM Centro per l’Arte Contemporanea ospiterà, dal 31 marzo al 3 giugno, l’ampia rassegna sull’arte africana, curata da Marco Scotini, IL CACCIATORE BIANCO. Memorie e rappresentazioni africane.
Il centro espositivo milanese porta in primo piano un’arte non occidentale, auspicando a una riflessione sulla decentralizzazione del modello egemonico della modernità artistica occidentale.
40 artisti, 120 opere. Opere d’arte contemporanea dialogano con opere di arte antica tradizionale. Il Cacciatore Bianco presenta un percorso articolato sulle forme di rappresentazione e di ricostruzione della memoria e della contemporaneità africane.
Il titolo della mostra –tratto dall’opera filmica degli artisti Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi– ripercorre la costruzione sociale di una presunta supremazia della “blanchité” che ha raggiunto il suo apice nell’impresa coloniale.
I lavori provengono dalle maggiori collezioni italiane e materiali di archivio sui contesti di presentazione critica ed espositiva, sia italiani sia internazionali. Uno degli scopi della mostra è anche quello di promuovere la riflessione sulla presenza di arte africana nelle collezioni private italiane, aperte alle sollecitazioni internazionali. Ed è proprio dalle collezioni connazionali che emergono significative opere di artisti africani contemporanei.
Viene alla luce una problematicità nella stessa nozione di identità africana: le parrucche di Meschac Gaba presentano acconciature africane che intrecciate prendono la forma di architetture milanesi; gli stendardi dello stesso autore segnalano l’ingresso a un fantomatico Museum of Contemporary African Art che trovava collocazione nomade nelle varie città europee.
Le installazioni-archivio di Georges Adéagbo: assemblaggi di reperti, immagini, pubblicazioni testimoniano gli stereotipi della rappresentazione dell’alterità africana. I video di Kader Attia nei quali indaga il concetto di “riparazione” fra Occidente e altre culture. Le grandi opere tessute di Abdoulaye Konaté esplorano questioni socio-politiche di globalizzazione. E ancora, i dipinti di Wangechi Mutu e Ouattara Watts e le fotografie di Seydou Keïta, o la questione sudafricana nelle realizzazioni di William Kentridge e David Goldblatt.
La ricerca artistica africana si esprime come pratica di riappropriazione e di resistenza alle diverse forme di esclusione, egemonia e omologazione. L’esposizione è in linea con un percorso di riscoperta e affermazione dell’arte non occidentale nel dibattito contemporaneo, testimoniata anche dalle grandi esposizioni internazionali che portano alla luce la storia del continente africano, con le sue diaspore, l’indipendenza e le lotte per la decolonizzazione culturale e politica.
Molte delle retoriche che hanno condizionato lo sguardo sull’alterità verso le culture periferiche e le sue narrazioni, sono state ereditate dal colonialismo così come il paradigma etnografico nei regimi visivi messi in atto dalla cultura espositiva della modernità. Ne Il Cacciatore Bianco gli artisti si confrontano proprio con le rappresentazioni che sono state assegnate all’Africa e in cui la sovranità dello sguardo – che ha dominato gli assetti della cultura eurocentrica – si rovesciava nel primato dell’essere guardati. (Marco Scotini)
L’appuntamento espositivo del polo milanese inaugurerà durante la Milano Art Week: il programma promosso dal Comune di Milano che prevede eventi, inaugurazioni e aperture straordinarie nei musei e nelle istituzioni pubbliche e private milanesi in occasione di miart – la Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Milano.
Informazioni utili
IL CACCIATORE BIANCO / THE WHITE HUNTER
31 marzo – 3 giugno 2017
FM Centro per l’Arte Contemporanea
Via G.B. Piranesi 10
20137 Milano