Switch On 3. Fino all’1 aprile 2017 in mostra alla Galleria Fumagalli di Milano: Vito Acconci, Giovanni Anselmo, Lawrence Carroll, Tony Cragg, Hanne Darboven, Giorgio Griffa, Jannis Kounellis, Chiara Lecca, Dennis Oppenheim, Gilberto Zorio. Una collettiva dai percorsi eterogenei e imprevedibili.
La selezione raccolta all’interno della sala centrale della Galleria Fumagalli di Milano costituisce un piccolo essai di lavori a cavallo tra correnti artistiche e tempi differenti. Ognuno di essi è portatore di una propria specificità, di un senso individuale, ma allo stesso tempo legato a un filo rosso che mantiene coesa tale eterogeneità: l’uomo, la sua esistenza.
Come un piccolo manifesto, emblematica è l’opera posta all’ingresso: in Lato destro (1970), Giovanni Anselmo espone la fotografia del proprio volto, a colori e a grandezza quasi naturale, scrivendosi “lato destro” sulla pelle, dal lato del collo corrispondente alla destra del visitatore. Un semplice gesto attraverso il quale chi si pone di fronte all’opera è catalizzato nel contatto diretto con essa, destinato a diventare speculare all’immagine, alla nudità, all’essenzialità dell’artista.
Antitetico a Lato Destro in cui il contatto con il pubblico è reso esplicito, nel celebre Following Piece di Vito Acconci l’atto performativo avviene in una condizione di clandestinità: l’artista, ogni giorno del mese di ottobre 1969, aveva seguito un passante, scelto ogni volta a caso tra la folla newyorkese, pedinandolo finché questo non entrava in un luogo privato, per poi annotare scrupolosamente i fatti avvenuti. Acconci sovvertì in tal modo la relazione artista-spettatore, rendendo quest’ultimo vittima di un voyeurismo subìto.
Le opere della collettiva aprono scenari su differenti condizioni dell’esistenza: Untitled (2000), è uno dei numerosi lavori di Kounellis dal significato sempre attuale e molto più politico di quanto la semplicità dei materiali utilizzati possa far intuire a prima vista. L’artista utilizza una coperta dal colore cupo che copre appena la rete metallica di una branda; la struttura è fissata alla tela ma in senso diagonale, un po’ strattonata, elevata così da oggetto a simbolo universale, richiamando la quotidianità tragica dello sfollato, del terremotato, dell’immigrato, di colui il quale l’intimità del proprio giaciglio è costantemente minata dall’instabilità di un’esistenza precaria.
Nella parete di fronte, anche Untitled di Lawrence Carrol si riconduce a una pesantezza radicale, raccontata attraverso la stratificazione di stoffe cucite tra di loro e ricoperte da un altri strati di pittura; in basso sulla destra, conservata sotto teca, una foglia secca, limite ultimo della caducità.
A controbilanciare questo grido grave, vi è di fianco la levità Obliquo, di Giorgio Griffa, in cui rosee linee di pittura acrilica segnano ordinate e regolari il primo quadrante della tela grezza e un po’ spiegazzata, come un foglietto lasciato troppo a lungo nella tasca: la semplicità del gesto si manifesta sul supporto come l’inizio di un racconto.
All’interno di questa collezione di artisti storicizzati, una piacevole novità è rappresentata da Chiara Lecca, che con l’installazione Misses (Carlotta, Irene, Fiorenza, Patrizia, Roberta) del 2010, pone su grucce metalliche criniere di cavallo ordinatamente pettinate come acconciature femminili, convenzioni sociali che si confondono con l’affiorare di pulsioni animalesche insite in ognuno.
“Switch On 3”, dalle innumerevoli sfaccettature, ritmi e pesi, capace di entrare e uscire dall’animo, mette in mostra una forma di umanesimo trasversale a opere e tempi, creando percorsi in cui l’essenziale, l’essenza e l’esistenza, si intersecano.
Tutte le informazioni: http://galleriafumagalli.com/