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Giapponesi e russi a caccia di capolavori a Mercanteinfiera

 

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Ad andare a caccia di rarità in questo primo week-end di Mercanteinfiera, la kermesse internazionale di Fiere di Parma che ha preso il via sabato 25 febbraio e che chiuderà domenica 5 marzo, sono stati oltre 20mila visitatori. 1.000 gli espositori e operatori che in questa edizione fanno un balzo in avanti con un aumento del 10%. Sono russi, tedeschi americani, latino-americani, francesi e spagnoli, senza dimenticare i gruppi di cinesi e giapponesi questi ultimi in particolare sempre più numerosi.

Ilaria Dazzi, Brand Manager di Mercanteinfiera ha spiegato le tendenze in atto: «Mercanteinfiera ha registrato un incremento della presenza operatori del 10% rispetto al 2016: il dato si rivela particolarmente significativo soprattutto per i risvolti in termini di vendite. La sola merce destinata all’esportazione è stata infatti protagonista dell’inizio della manifestazione, dimostrando ancora una volta che la presenza estera gioca un ruolo fondamentale anche in questo settore, soprattutto nelle due giornate di pre-apertura. Ingenti le presenze russa e statunitense, ma anche quella francese, spagnola e tedesca, senza dimenticare gruppi di cinesi e giapponesi in crescita rispetto alle passate edizioni. E, novità 2017, buyers direttamente dal Sud America. Dal contatto con i compratori esteri emerge uno stabile interesse per l’alto antiquariato da parte della Russia, del modernariato e dei marchi italiani invece per gli americani e, più in generale, la ricerca del pezzo ‘unico’, con una storia da raccontare: i pezzi di alto profilo, che rappresentano anche un investimento economico, tornano a predominare. Il fenomeno è da attribuirsi non soprattutto alla strategia del bene-rifugio, ma alla volontà di circondarsi di pezzi che sono, o rievocano, forme di arte e cultura, tesori del tempo. Un collezionismo quindi sempre più attento, fatto di un aspetto anche emozionale (o esperienziale) e foriero di un importante primato di Mercanteinfiera in vista della 36ma edizione autunnale».

Così, mentre a Parma i russi fanno incetta dell’alto antiquariato, a conquistare gli americani, affascinati dai pezzi unici con una storia da raccontare, sono oggetti di modernariato e il design “made in Italy”. Diverso invece l’approccio degli operatori del Sol Levante sempre di più a caccia di tutto ciò che rappresenta la loro cultura e tradizione. Obiettivo: riportare quanto più possibile in patria.

Grande successo di visitatori anche per le due mostre collaterali. “L’Oro Matto e il gioiello-fantasia nella prima metà del Novecento”, in collaborazione con il Museo del Bijou di Casalmaggiore e curata da Bianca Cappello storica e critica del gioiello e da Letizia Frigerio, Direttrice del Museo: oltre 150 pezzi prodotti nel paese della magica finzione dell’”oro matto”, Casalmaggiore (CR) e realizzati in placcato oro, in leghe metalliche, materiali plastici, finto corallo, finti rubini, finti diamanti. Gioielli del popolo per imitare quelli dei re.

A fianco i bijou dei grandi bigiottieri italiani da Ornella Bijoux per Biki, (sarta milanese che ha plasmato l’eleganza della Callas), da Emma Caimi e Carla Pellini, da Ottavio Re e Giuliano Fratti.

E poi “ll mare sorride da lontano: dipinti, incisioni, manifesti e oggetti intorno all’immaginario del mare” Un percorso a tappe, ideato da Paolo Aquilini, Serena Bertolucci, Luca Leoncini, Laura Cattoni e Simone Frangioni del Museo di Palazzo Reale di Genova, che si snoda tra guide turistiche, fotografie ed affiche pubblicitarie per raccontare il mare come luogo dell’anima e di passioni. Come quelle della prima velista Virginie Heriot ( 1890-1932), la “fata degli oceani” della quale si può ammirare in mostra il costume. Rigorosamente in lana.

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