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La fine del Mondo giunge al Centro Pecci. Ultimi giorni per vedere la mostra

Henrique Oliveira, Transcorredor, 2016. Installazione site-specific
Henrique Oliveira, Transcorredor, 2016. Installazione site-specific
Henrique Oliveira, Transcorredor, 2016. Installazione site-specific

Una navicella spaziale, verde cangiante, è atterrata nella città di Prato, portando con sé La fine del Mondo. È questo il titolo della mostra con cui il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci ha riaperto le porte al pubblico lo scorso 16 ottobre 2016, presentandosi con una futuristica struttura, rinnovata grazie all’intervento di ampliamento realizzato dall’architetto Maurice Nio. La mostra è curata dal direttore Fabio Cavallucci e sarà visitabile ancora fino al 19 marzo 2017.

La collettiva comprende le opere di oltre 50 artiste ed artisti internazionali, presentando al pubblico una archeologia della contemporaneità in cui ogni singolo spettatore è chiamato ad intraprendere un viaggio attraverso il presente, ponendosi faccia a faccia con le contraddizioni e le ferite che lo caratterizzano. Vestendo i panni di un archeologo, lo spettatore viene dirottato all’interno di una dimensione ulteriore in cui il tempo è sospeso, con il compito di analizzare con occhio clinico la fine del mondo frammento dopo frammento. La mostra si articola su tutta la superficie espositiva del museo, accogliendo media diversi che convergono tra loro creando un percorso esperienziale scandito da momenti di pausa e riflessione. Installazioni, video, suoni, fotografie e disegni, sono alcuni dei numerosi linguaggi espressivi che, stabilendo forti connessioni gli uni con gli altri, creano un dialogo continuo tra le diverse opere per tentare di evidenziare le molteplici sfaccettature che costituiscono il presente.

Queste si mostrano al pubblico come reperti che necessitano di essere analizzati, confrontati e addirittura esperiti. Infatti, alcuni di essi chiedono di essere indagati attentamente, come le installazioni di Thomas Hirschhorn, Break-Through (I) e (II), che poste all’inizio della mostra accolgono lo spettatore spiccando come imponenti totem da osservare con timore, mentre altri sono fruibili internamente come Transcorredor, la monumentale installazione di Henrique Oliveira, che crea un punto di passaggio tra il primo e il secondo ambiente espositivo attraverso la riproduzione di un labirinto formato da stanze, grotte, caverne ed un tronco di albero dal quale si esce per proseguire il percorso.

Thomas Hirschhorn, Break-Through (I) (II), 2016. Courtesy Cassa di Risparmio di Prato. Qiu Zhijie, Heaven’s Movement is Ever Vigorous, 2016. Courtesy the artist and Galleria Continua Qiu Zhijie, Both Despair and Hope are Extinct Volcano, 2015. Courtesy the artist and Galleria Continua Qiu Zhijie, People Who Claimed to Be Messiah Crowding History, 2015. Courtesy the artist and Galleria Continua Qiu Zhijie, Circulation of Revolution, 2015. Courtesy the artist and Galleria Continua Jimmie Durham, Petrified Forest, 2003. Courtesy Collezione Maurizio Morra Greco, Fondazione Morra Greco
Thomas Hirschhorn, Break-Through (I) (II), 2016. Courtesy Cassa di Risparmio di Prato.
Qiu Zhijie, Heaven’s Movement is Ever Vigorous, 2016. Courtesy the artist and Galleria Continua
Qiu Zhijie, Both Despair and Hope are Extinct Volcano, 2015. Courtesy the artist and Galleria Continua
Qiu Zhijie, People Who Claimed to Be Messiah Crowding History, 2015. Courtesy the artist and Galleria Continua
Qiu Zhijie, Circulation of Revolution, 2015. Courtesy the artist and Galleria Continua
Jimmie Durham, Petrified Forest, 2003. Courtesy Collezione Maurizio Morra Greco, Fondazione Morra Greco

Il direttore Fabio Cavalucci, insieme al numeroso team, ha saputo creare un percorso espositivo in grado di sfidare l’osservatore nella ricerca di un fil rouge per tentare di svelare una possibile chiave di lettura per interpretare la contemporaneità. Questa è la sfida lanciata al pubblico da La fine del Mondo, una mostra che non fornisce risposte, bensì punti di domanda su come sarà il futuro dell’uomo e su come riuscire a decifrare le scissioni del presente.

Tuttavia, una volta giunti al termine del percorso espositivo rispondere a tali quesiti risulta assai difficile. Il comune denominatore che emerge da questo scenario apocalittico sembra essere racchiuso nella parola incertezza, con cui si mette in dubbio la natura dell’uomo, sia come singolo che come collettività, le sue azioni e il bene e il male che queste generano.

Cai Guo-Qiang, Head On, 2014. Courtesy Deutsche Bank Collection
Cai Guo-Qiang, Head On, 2014. Courtesy Deutsche Bank Collection

 

Informazioni utili

La fine del mondo

Dal 16 Ottobre 2016 al 19 Marzo 2017
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci
Viale della Repubblica, 277 – Prato
www.centropecci.it

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