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Ancora una condanna per Koons. L’ispirazione che diventa plagio

plagio koons pompidou Le due opere a confronto, a sinista "Enfant" di ..., sulla destra "Naked" di Koons

Dura lex. Non è certamente la prima volta che il noto artista contemporaneo Jeff Koons (1955) arriva a scontrarsi con accuse e conseguenti condanne per plagio, ma questa avversione legale per i numerosi riferimenti, ricorrenti nella produzione dell’artista, non sembra aver mai rappresentato un vero ostacolo per lo scultore statunitense.

plagio koons pompidou
Le due opere a confronto, a sinista “Enfant” di Jean-François Bauret sulla destra “Naked” di Koons

Pochi giorni fa, la sentenza è del 9 marzo 2017, l’ultima condanna penale.
L’opera contestata è “Naked” (1988), una scultura in ceramica del 1988, raffigurante due bambini nudi intenti a scambiarsi un mazzo di fiori. Le prime avvisaglie nel dicembre del 2014, quando, dopo solo due settimane dall’inaugurazione della retrospettiva ospitata dal Centre Pompidou, l’artista ha ricevuto la sua seconda accusa di plagio riguardante la serie di opere in mostra.

L'opera di Jeff Koons "Fait d'hiver"
L’opera di Jeff Koons “Fait d’Hiver”, già oggetto di contestazione per aver emulato una campagna pubblicitaria

Entrambe le sculture identificate come frutto di plagio appartengono alla serie Banality, un titolo che non ha certamente aiutato l’artista. Se la prima, “Fait d’Hiver” (1988), era stata prudentemente rimossa dall’esibizione in risposta alle accuse del creativo creativo Franck Davidovici, “Naked”,  non era nemmeno comparsa all’interno della retrospettiva francese dedicata a Koons.

Non è dato sapere se la decisione di non includere l’opera sia nata da un leggero danno di trasporto, come comunicato ufficialmente dallo staff del Pompidou, o se si fosse trattata proprio di una manovra attuata dall’istituzione allo scopo di proteggersi da eventuali questioni. Precauzione che si sarebbe comunque rivelata inutile, dato che il lavoro dell’artista era presente all’interno del catalogo.

Non è infatti sfuggita la notevole somiglianza dell’opera con un’immagine, “Enfants”, realizzata da Jean-François Bauret, un fotografo francese scomparso proprio nel 2014 e conosciuto per i suoi ritratti di nudo. A farsi avanti per vie legali è stata la vedova del fotografo, che ha citato sia Koons sia il Pompidou, complice di aver acconsentito alla pubblicazione dell’opera.

Jeff Koons
Jeff Koons (1955) accusato e condannato dal tribunale francese per contraffazione

A distanza di più di due anni, la sentenza della Corte penale di Parigi condanna Koons per contraffazione, imponendogli di pagare 20.000 € agli eredi dei diritti di Bauret e altrettanti per coprire le spese legali, a questi si aggiungono altri 4mila € per aver diffuso l’immagine dell’opera sul web. A coprire tali somme contribuirà anche il Centre Pompidou, come richiesto dalla corte che ha ritenuto l’istituzione colpevole d’aver permesso la circolazione dell’opera, anche solo tramite immagine.

La cifra è per lo più simbolica e di certo non impegnativa per un artista che ha nel suo recente passato (2008) la vendita della stessa opera in questione a 8 milioni €, ma rinnova un’interessante problematica, strettamente legata all’arte contemporanea:
il confine tra ispirazione e plagio.

Nella storia dell’arte sono presenti innumerevoli rimandi ai maestri del passato, basti pensare al profondo legame tra le dame di Manet e Tiziano, ma anche vere e proprie citazioni parodistiche o di estremizzazione del contesto, come i mickey mouse presenti nelle opere di Keith Haring o le rielaborazioni di Richard Prince, condannato anch’esso per plagio nel 2010.

Keith Haring, Untitled, 1985, acrilico su tela, 152,4 x 152,4 cm, Collezione privata © Keith Haring Foundation
Keith Haring,
Untitled, 1985,
Collezione privata © Keith Haring Foundation

Si tratta di un quesito che certamente mette in difficoltà molti esponenti dell’arte contemporanea .In particolare per la tendenza delle corti penali a sostenere con forza il diritto d’autore nei casi in cui vengano sollevate contestazioni verso artisti, colpevoli di non aver saputo, o intenzionalmente voluto, distanziare a sufficienza la propria opera da quella dei colleghi del passato.

Si deve notare come spesso tali opere abbiano ottenuto ottimi risultati nel mercato e l’apprezzamento delle istituzioni, garantendo dunque ad artisti del calibro di Koons una fama e un successo che personalità come Bauret non hanno mai ottenuto. Da questo punto di vista si comprendono le ragioni della legislazione, che ritiene giusto attribuire un merito, quanto meno economico e di risarcimento,  a chi si è sentito derubato della propria originale intuizione artistica.

Il dibattito però non si esaurirà certamente con questa sentenza, con buona pace di uno degli assoluti protagonisti del XX secolo, Picasso. A lui è attribuito il celebre aforisma “i buoni artisti copiano, i grandi artisti rubano “. Ironicamente la stessa frase rielaborata diventò nel 2009 un’opera di uno degli artisti contemporanei maggiormente votati alla dissacrazione della storia dell’arte del passato, il writer Bansky.

Banksy,  "Picasso Quote", (2009)
Banksy,
“Picasso Quote”, (2009)

 

 

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