In occasione del Festival Fotografico Europeo -dal 18 marzo al 30 aprile 2017- Legnano ospita la mostra di Mario Giacomelli (Senigallia, 1925-2000). Fino al 4 giugno 2017 le sale di Palazzo Leone da Perego accolgono uno dei fotografi italiani più noti a livello internazionale del Novecento. Colui che John Szarkowski, direttore del Dipartimento di fotografia del Moma di New York, nel 1963, consacrò tra i cento migliori autori al mondo. In mostra alcune delle serie più importanti realizzate dal fotografo marchigiano negli anni Sessanta.
Mario Giacomelli e la collezione della città di Lonato del Garda. Si potranno ammirare un centinaio di opere selezionate e ordinate personalmente dall’artista nel 1984 in occasione di un evento espositivo organizzato a Lonato. Queste opere furono successivamente donate alla collezione della cittadina bresciana.
Una moltitudine di temi: sensibilità, inquietudine, sofferenza e poesia. “Tutte le mie fotografie -ricordava lo stesso Giacomelli- sono come autoritratti, ho sempre fotografato i miei pensieri e con questo voglio dire le mie idee, le mie passioni, le mie paure”.
Il percorso espositivo si sviluppa nel rispetto dei nuclei tematici che lo stesso Giacomelli aveva curato, al fine di dare una visione complessiva della sua produzione artistica. Mia moglie (1955), La mia modella (1955), Mia madre (1956), Io non ho mani che mi accarezzino il volto (1961-1963), Lourdes (1957), La buona terra (1964-1965), Scanno (1957-1959), Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1955-1956 / 1981-1983), Caroline Branson da Spoon River (1971-1973), Gabbiani (1981-1984).
A fare da trait d’union sono le quarantuno fotografie di paesaggi dal titolo Presa di coscienza sulla natura (1955 -1984): un “racconto visivo” durato per decenni, continuamente indagato con libertà di sguardo e di impaginazione.
A Legnano si incontrano i reportage realizzati negli anni Sessanta dall’artista come Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1954-56), che nacque all’interno dell’ospizio di Senigallia.Vecchiaia, morte e malattia. Prima di iniziare a scattare, Giacomelli si recò nella casa di riposo per un intero anno, al fine di creare una familiarità con gli ospiti e con le loro vite.
A seguire, l’epopea dei ‘pretini’, ovvero Io non ho mani che mi carezzino il volto (1961-63), che coglie la vita di giovani seminaristi nei loro momenti più festosi. Si respira un’idea di comunità in La buona terra (1964-66), che delinea la storia dei contadini delle Marche lungo il ripetersi ciclico del lavoro e delle stagioni. Il risultato è un racconto in cui l’uomo è legato alla natura, ai campi, al lavoro e alla fatica.
Informazioni utili
MARIO GIACOMELLI. La collezione della città di Lonato del Garda
Palazzo Leone da Perego, Legnano (MI), via Gilardelli 10
Dal 19 marzo al 4 giugno 2017
Orari
Giovedì e venerdì 9.30 – 12.30
Sabato e domenica 10.00 – 12.30 | 16.00 – 19.00
Ingresso gratuito