Milano, 17 marzo-1 aprile 2017. La 29 Arts in Progress dedica un’ampia retrospettiva a Kurt Ammann (Berna, 1925). Una trentina di opere -esposte sui tre diversi livelli dello spazio- raccontano il ventennio che intercorre tra la fine degli anni Quaranta e la fine degli anni Sessanta del secolo scorso.
Il viaggio in cui ci trasporta l’esposizione suggerisce lo sguardo del fotografo che, se pur nascosto dietro l’obiettivo, si rivela in tutto il suo stupore nella spontaneità degli scatti che produce.
Occhi socchiusi, espressioni serene. Luci delicate sfiorano i giovani volti di chi respira aria di una nuova rinascita. Un ragazzino, da qualche parte della vecchia Costantinopoli, è sdraiato comodo e rilassato su un prato. La mano nei pantaloni e i piedi in una cesta.
Istanbul, Londra, Tokyo, Parigi: il mondo dopo la seconda guerra mondiale appare finalmente, agli occhi dell’artista, un luogo meraviglioso. L’entusiasmo lo invade, lo conduce in un viaggio lungo vent’anni alla ricerca della rinata joie de vivre delle generazioni che si lasciano alle spalle i sei anni di una guerra che devastarono animi, corpi, aspirazioni e ideali.
Una fotografia di getto. Una fotografia che vuole essere in modo spontaneo lo specchio di una società in fase di ripresa. Tra personaggi ignoti e gente comune, il fotografo svizzero (vive e lavora tra Zurigo e l’isola di Stromboli) ritrae anche alcuni tra i più grandi esponenti delle arti del Novecento. Federico Fellini, Marc Chagall, Bernard Buffet. Scelta non casuale, un filo rosso accomuna le loro esperienze artistiche: il modo di leggere la realtà in chiave visionaria nel contesto del secondo dopoguerra.
È del 1949, tra i primi realizzati, il ritratto di Marc Chagall, di cui Ammann coglie un delicato sorriso. In quegli anni il pittore stava concludendo una delle sue maggiori opere del dopoguerra, il trittico “Resistenza, Resurrezione, Liberazione” (1937-1952). Un climax che racconta la difficile, ma fiduciosa, liberazione della sua città d’origine, Vitebsk, dai dolori della guerra.
La fotografia che ritrae Fellini risale invece al 1956. L’anno successivo il regista avrebbe conquistato il successo con l’Oscar per “La strada” e sarebbe tornato sul grande schermo con un altro tra i suoi più importanti film di stampo neorealistico: “Le notti di Cabiria”.
Nella scelta di Kurt Ammann di ritrarre queste personalità si manifesta la volontà di riproporre la propria percezione serena e ottimistica della rinascita dopo il conflitto mondiale.
Informazioni utili
Kurt Ammann
Ingresso libero
29 ARTS IN PROGRESS gallery
A cura di Giovanni Pelloso,
Via San Vittore 13, Milano