Presentata la nuova stazione della linea C della metropolitana di Roma
La fantomatica linea C della metropolitana di Roma è da anni oggetto di numerosissime controversie, critiche e problematiche. Una vicenda infinita che, però, finalmente si intreccia con l’arte e le testimonianze storiche di cui solo la Capitale d’Italia è capace. Lo scenario è sempre lo stesso: quello in cui si tende a liquidare situazioni del genere in maniera acritica e deresponsabilizzante, ripetendosi quanto sia assurdo pensare di poter effettuare dei lavori di scavo senza incappare in qualche reperto che finirà per bloccare qualsiasi progetto di ammodernamento. Roma, secondo la vulgata popolare, sarebbe dunque condannata a subire eternamente i fasti della propria passata grandezza, incapace com’è di misurarsi con le sfide del futuro. La nuovissima fermata San Giovanni, però, pare sfatare questa leggenda – appunto – metropolitana.
Presentata ufficialmente lo scorso 31 marzo alla presenza del sindaco Virginia Raggi, dell’assessore alla Mobilità Linda Meleo, del presidente della commissione Trasporti Enrico Stefàno, dei vertici di Roma Metropolitane e Metro C spa, del soprintendente speciale per il Colosseo e l’Area archeologica centrale di Roma Francesco Prosperetti e della direttrice scientifica dalla Soprintendenza di Stato Rossella Rea, è stata temporaneamente visitabile solo il giorno successivo mentre dovrebbe entrare definitivamente in funzione nell’autunno del 2017.
Insomma, pare ci si trovi di fronte a un piccolo ma significativo tentativo di smentire le accuse di immobilismo attraverso una stazione museo in grado di fondere meravigliosamente archeologia, contemporaneità e fruibilità: un’opera profonda quasi 30 metri, sviluppata in 3 piani, che occupa complessivamente 3.000 metri quadrati e che accompagna chiunque vi entri in un vero e proprio viaggio alla scoperta dei sotterranei di Roma. Lo spazioso atrio presenta subito alcuni reperti marmorei di età romana valorizzati da teche minimaliste ed esaltati da eleganti sfondi neri, ma non solo: vastissimi pannelli scandiscono il percorso riassumendo per punti le varie epoche di Roma e le infrastrutture ivi realizzate, istruendo chiunque passi e legga.
Si comincia con l’età contemporanea a cui, logicamente, segue la moderna; scendendo più giù ci si trova nel periodo medievale, poi tocca alle varie fasi imperiali e a quella repubblicana, giungendo fino all’era protostorica-arcaica; una volta raggiunto il livello corrispondente all’età preistorica sarà possibile accedere ai vagoni.
Tutti i passaggi sono caratterizzati da scritte esplicative e da reperti pertinenti, che incantano il visitatore e lo suggestionano perché testimonianze autentiche di tante attività quotidiane come può essere il prendere la metropolitana: tubature in coccio, un antico forcone, lucerne, vasellame, un impianto di irrigazione della prima età imperiale, qualche frammento di statua, ceramiche di età moderna e contemporanea fanno bella mostra di sé in un allestimento che invita l’uomo di oggi a scoprire e indagare il proprio passato per capire dove sta andando.
E se la fermata San Giovanni si appresta a essere consegnata alla città con sei anni di ritardo, puntualissime sono invece arrivate le polemiche: la più seria riguarda il futuro del percorso della Metro C.
In origine, infatti, avrebbe dovuto collegare Montecompatri – Pantano a Clodio – Mazzini, incrociando le linee A e B: un progetto davvero ambizioso ma costellato da enormi ritardi oltre da innumerevoli variazioni di costi e percorsi. L’unica certezza finora è che si ultimeranno altre due fermate: la prima è Amba Aradam – Ipponio, che a detta di Pasquale Cialdini – amministratore di Roma Metropolitane – dovrebbe essere ancora più bella di San Giovanni grazie alla vista sulle Mura Aureliane e sulla da poco ritrovata caserma dei soldati di età adrianea; la seconda, Fori Imperiali, sarà uno snodo fondamentale anche in virtù della prestigiosissima posizione: per questo si pensa di inserirvi persino un centro di informazione per i visitatori.
Sognando di arrivare almeno a realizzare quella di Piazza Venezia, con la conseguente valorizzazione dei resti dell’Auditorium di Adriano recentemente scoperti. La sindaca Raggi non si è sbilanciata particolarmente ma ha sottolineato la necessità di una valutazione politica complessiva, che tenga conto dei problemi che ci sono stati e del bisogno di implementare comunque il trasporto pubblico, di qualsiasi tipo. Spera, inoltre, che le grandi didascalie dei pannelli che decorano gli spazi siano affiancate da una traduzione almeno in inglese e che anche le fermate periferiche già realizzate possano essere caratterizzate artisticamente. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano DelRio, invece, lamenta il non essere stato invitato alla presentazione, nonostante il 70% dei finanziamenti per il completamento dell’infrastruttura provenga dallo Stato e solo il resto da Regione e Comune.
Se solo per un attimo si mettono, però, a tacere le accuse che le parti in causa si scambiano reciprocamente e si sorvola su come la vivace via Taranto sia stata messa in ginocchio da una decina d’anni di lavori che ne ha minato vivibilità, viabilità ed economia, l’impressione che permane in chi ha visitato la nuova fermata è di piacevole stupore misto a orgoglio per una città che continua a regalare bellezza nonostante tutto, anche se stessa. Effettivamente, a giudicare dall’espressione e dai commenti dei tantissimi che sono accorsi a visitarla il primo aprile, la sensazione pare condivisa. E non è uno scherzo.