L’amore incontra l’arte contemporanea… questo accade a Milano. Un vero e proprio caso di “entusiasmo di massa” ruota attorno alla mostra LOVE che, conscia del successo riscontrato al Chiostro del Bramante di Roma, anima gli spazi del Palazzo della Permanente della città meneghina fino al prossimo 23 luglio.
L’esposizione affronta il tema universale dell’amore, in tutte le sue sfaccettature e sfumature, attraverso una raccolta di opere dei grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale.
Yayoi Kusama, Tom Wesselmann, Andy Warhol, Robert Indiana, Gilbert & George, Francesco Vezzoli, Tracey Emin, Marc Quinn, Francesco Clemente, Joana Vasconcelos e molti altri sono gli artisti chiamati a raccontare il loro punto di vista sull’amore.
Le 39 opere che compongono l’itinerario attraverso la categoria universale dell’amore vengono accolte da una città che punta sempre più sul contemporaneo (si è appena conclusa con successo la 22esima edizione di Miart) e intende eliminare il pregiudizio educando i suoi cittadini alla comprensione di questa arte. Opera iconica per antonomasia è Love di Robert Indiana: il celebre quadrato di lettere che dagli Anni ‘60 è parte dell’immaginario collettivo. Ma anche: Smoker #3 (3-D) di Tom Wesselmann, l’intramontabile One Multicoloured Marilyn (Reversal Series) di Andy Warhol e il pulsante Coração Independente Vermelho #3 (PA) di Joana Vasconcelos.
Si tratta di una mostra di caratura internazionale che annovera artisti capaci, ciascuno secondo la propria progettualità creativa, di segnare il nostro tempo. Dopo l’ampio successo riscosso a Roma, questa rassegna offre anche alla cittadinanza milanese un’esplosione di forme e di colori scaturiti da un sentimento totale, unico, come l’amore, la risorsa più disponibile per cambiare il mondo. (Emanuele Fiano, Presidente del Museo della Permanente di Milano)
E se è vero che: «ogni gesto artistico, in definitiva, è un atto d’amore per l’umanità intera prima ancora che per la singola persona», le opere si mettono in dialogo con i fruitori; invitati a lasciare la propria testimonianza all’interno del percorso espositivo, creando un’opera d’arte nuova, destinata a crescere giorno dopo giorno insieme alla mostra.
Un percorso che inizia proprio con l’immagine in parola -o la parola in immagine?- di Robert Indiana, prosegue con Yayoi Kusama, che si presenta a Milano con sei opere inedite in Italia: Lips Floating in the Waves [TOWHC] 2005, Morning Waves [TEXHT] 2005, Woman’s After-Image [FAOWE] 2005, Arrival of Spring [QA.B.Z] 2005, Women Waiting for Spring [TZW] 2005, Signs of Spring [WQZY] 2007, parte della serie Love Forever. La famosissima artista giapponese -nominata dal Time nel 2016 come una delle 100 personalità più influenti del mondo- espone sei grandi dipinti dai quali emerge la cifra stilistica della sua iconografia e del suo mondo immaginifico. Gli elementi più caratteristici della Kusama, dalle forme più riconoscibili a quelle più indeterminate, evocano paesaggi mentali, intrinsecamente surrealisti e psichedelici.
Un’immagine stereotipata e commerciale, simulacro della cultura di massa, così appare l’opera di Tom Wesselmann, Smoker #3 (3-D): un insieme di amore pop, erotismo e seduzione. Ma è l’immagine di Marilyn Monroe, in One Multicoloured Marilyn (Reversal Series) (1979-1986), a porsi come simbolo della seduzione e della bellezza essenzialmente pop. Marilyn: un sogno visionario, allucinato di bellezza e disperazione, di eleganza e povertà, di infantile dolcezza e segreta perversione, si fa immagine contraddittoria che accompagna la pura bellezza di un volto al vuoto di uno sguardo perso nell’era del dominio della mercificazione collettiva.
Ma l’amore è anche ambiguo, doloroso e infelice come quello rappresentato da Francesco Clemente nei suoi acquarelli. Ad un universo mistico si rifà l’opera di Marc Quinn: le sue rappresentazioni di una natura vittoriosa con colorati mazzi di fiori e un tripudio abbagliante di luci sembra allontanare il sospetto della presenza del male, ma allo stesso tempo pare riaffermarlo attraverso dei fiori recisi, simbolo del tempo scaduto, come in Thor in Nenga (2009). «Una natura congelata è il meraviglioso sorriso della morte». Immagini della bellezza, nella sua essenza ambiguamente tragica di gioia e inganno, felicità e dolore.
All’interno del percorso espositivo, alcune video-installazioni raccontano -tra gli altri- i differenti linguaggi sperimentati da Ragnar Kjartansson e Tracey Moffatt. Dall’amore nell’ingannevole impianto teatrale di God (2007) di Ragnar Kjartansson all’amore romantico nella raccolta dei baci cinematografici, Love (2003) di Tracey Moffatt. Arte e scrittura si incontrano, oltre che nelle opere di Robert Indiana, nella grafia al neon di Tracey Emin in mostra con My Forgotten Heart (2015).
E perché l’arte è anche musica, a concludere il viaggio multisensoriale attraverso l’amore vi è il “quadro di sensazioni”: Coração Independente Vermelho #3 (PA), gigantesco cuore fatto di posate di plastica rosse di Joana Vasconcelos che canta, con la voce di Amalia Rodriguez, l’incanto del fado. Dall’armonia della musica emerge la cantilena della tristezza, dall’immagine simbolica dell’amore la quotidianità ripetitiva iconograficamente presentata dalle posate di plastica con le quali l’artista intende presentare sia gli aspetti più tormentati del simbolo sia quelli più concettuali legati alla grammatica compositiva dell’opera.
Informazioni utili
Love. L’arte contemporanea incontra l’amore
17 marzo–23 luglio 2017
a cura di Danilo Eccher
Museo della Permanente
Via Filippo Turati, 34 Milano
ORARI Tutti i giorni 9.30 – 19.30
BIGLIETTI Intero € 13,00 audioguida inclusa, Ridotto € 11,00 audioguida inclusa
INFO E PRENOTAZIONI T. +39 02 89 29 711