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Colera, collettiva contagiosa di monotipi a Roma

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Colera è la collettiva altamente contagiosa in mostra alla Galleria Varsi di Roma fino al 23 aprile 2017. Una mostra che rappresenta il proseguimento di un progetto nato due anni fa a Londra, quando i sei artisti, Borondo, il trio Canemorto, RUN e Servadio, si ritrovavano nello studio di quest’ultimo, per sperimentare le possibilità del monotipo. Per la realizzazione di questa mostra, infatti, i sei artisti si sono trovati di nuovo insieme in un unico spazio, la Galleria Varsi, dove hanno lavorato per due settimane a stretto contatto, generando più di duecento monotipi che ricoprono le pareti, come una seconda pelle.

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Per saperne di più di quelle due settimane di impronte, inchiostro, lastre e fogli abbiamo parlato con la curatrice, Chiara Pietropaoli.

Considerate le diverse personalità degli artisti coinvolti, e la tipologlia di lavoro a più mani, come hai fatto a gestire il giusto spazio creativo per ognuno di loro durante la fase di produzione?

In un primo momento non è stato facile, abbiamo parlato tanto, ognuno ha espresso le proprie esigenze e ascoltato quelle altrui, dal confronto è nata la mostra. Dal punto di vista curatoriale la mia attenzione maggiore è andata verso questo aspetto, il rispetto di tutti. Penso che si avverta in galleria, la forza di questo progetto è essere riusciti a mettere insieme i diversi punti di vista e linguaggi con armonia. La mostra inizia con otto combo dove gli artisti si sono fusi utilizzando le mani ma ancora di più l’intelligenza. Segue con le installazioni personali: l’ Homotipo di Run, Sizing Grounds di Servadio, Golden Gate, video-installazione di monotipi animati di Borondo e Storia di Manuto Sciacalletto Inquieto installazione di Canemorto, accompagnata da un’audioguida. Per finire con l’ultima parete che prende il titolo della mostra: Colera dove le opere singole di ognuno condividono lo spazio, come è stato nei giorni di preparazione, abbiamo condiviso tutto.

colera-group-show-galleria-varsi-preview
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C’è un aneddoto particolare che ti porti dietro di queste due settimane di produzione?

Gli aneddoti potrebbero essere soggetti a censura…

Quello che mi porterò sempre dentro è l’energia pazzesca (mista al terribile odore di inchiostro e acquaragia) che abbiamo respirato i giorni di preparazione della mostra e che ci ha fatto sopravvivere al Colera. Siamo tutti infetti e ancora non ci siamo ripresi a pieno, è stata un’esperienza umanamente molto forte, ha generato pensieri e stimoli preziosi che porterò con me e sicuramente coltiverò.

Settimane intense di lavoro, di scambio, di contagio dunque. Sei artisti, sei personalità ma probabilmente il vero protagonista è uno solo, il Torchio Calcografico, che non a caso, fa bella mostra di sé al centro della galleria. A questo proposito abbiamo parlato con Servadio, l’artista che per primo ha scelto di sperimentare il monotipo, che come suggerisce la parola stessa ha come risultato un’opera unica, la cui matrice è destinata a scomparire.

©Blindeyefactory_Colera_Varsi
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Tutto ha avuto inizio nel tuo studio di Hackney Wick, ricordi come?Avresti mai pensato che la cosa poteva avere un seguito in una collettiva Romana?

Esatto, ci siamo conosciuti a Londra per caso, è interessante come le connessioni tra persone creative possano crearsi da diverse prospettive e poi sfociare in progetti concreti. Nel 2014 comprai la prima pressa calcografica, una di quelle piccoline, da banco,al tempo vivevo e lavoravo nel mio studio quindi vita e arte, come spesso capita a londra per via degli affitti altissimi, si fondono in un unico corpo fatto di vita quotidiana, progetti, amici, feste; ed è proprio in questo contesto che abbiamo trascorso molte serata in compagnia, sperimentando “senza impegno”questa tecnica a noi nuova: il Monotipo. Sono passate moltissime persone a stampare in quel periodo, artisti o meno, c’erano tutta una serie di satelliti che orbitavano attorno al centro caldo del gruppo che poi è finito in mostra. Che la cosa potesse diventare un esposizione lo si diceva fin dall’inizio, ma senza una pianificazione concreta, e credo sia stata proprio tale leggerezza a farci sperimentare liberamente.

TUTTE LE INFORMAZIONI: http://www.galleriavarsi.it/

©Blindeyefactory_Colera_Varsi
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