L’eclissi lunare si verifica quando la Terra oscura la superficie della Luna, in parte o tutta, con la sua ombra. L’ultima eclissi è avvenuta nel cielo di El Anatsui (1944). Nell’arco del 2016 l’artista ghanese ha composto Eclipse Suite, tredici stampe raffiguranti grandi cerchi colorati che si sovrappongono l’uno all’altro. Il titolo, spiega l’artista, fa riferimento proprio a questa composizione che richiama l’accavallarsi dei corpi celesti.
Con la mostra Benchmarks: New Prints by El Anatsui (6 Aprile–13 Maggio 2017) l’October Gallery a Londra getta nuova luce sull’artista contemporaneo. Dopo aver ricevuto il prestigioso Leone d’oro alla Carriera in occasione della Biennale d’Arte 2015, ”un riconoscimento del genere”, aveva esclamato Anatsui, “fa pensare che io sia giunto alla conclusione della mia strada”. Ma Eclipse Suite, esposta due anni dopo nello stesso periodo di fermento dato dalla Biennale d’Arte 2017, appare come un nuovo momento eccezionale nel percorso dell’artista che certo non volge ancora al tramonto.
Eclipse Suite sorge da una collaborazione di Anatsui con Factum Arte, la fabbrica basata a Madrid impegnata nella restaurazione di opere d’arte. I suoi operai sono artisti, architetti, conservatori, tecnici che lavorano con arte e tecnologia. Tra i vari progetti, nel 2014 hanno creato un facsimile perfetto della tomba di Tutankhamon da installare nella Valle dei Re in Egitto. Questi progetti richiedono ricerche scientifiche accurate e conoscenze tecniche approfondite – essenziali anche per la creazione di Eclipse Suite, ma non sufficienti.
I lavori a cui Anatsui deve la sua fama sono i giganteschi arazzi creati con materiali di recupero, come i tappi di bottiglia scartati dalle aziende di liquori nigeriane. Sono raccolti fuori dai locali di Nsukka, città nel sud-est della Nigeria dove Anatsui ha lavorato per molti anni, in grandi sacchi che vengono portati nello studio dell’artista e svuotati su grandi tavoli di legno. Qui i tappi vengono schiacciati, appiattiti, puntellati e bucati per essere cuciti insieme. Ogni arazzo è il risultato di un meticoloso, lento processo, ed è questo che Eclipse Suite riflette. È la ricostruzione di un procedimento, non il restauro di un oggetto finito. Infatti, ad interessare Factum Arte, non sono stati i capolavori finali di Anatsui, ovvero gli arazzi; piuttosto, i tavoli su cui le materie prime sono state lavorate. I puntelli usati nello studio hanno lasciato segni indelebili nei piani di legno su cui tappo dopo tappo è stato premuto e forato. Può darsi che in queste cicatrici Factum Arte abbia letto una testimonianza dello sforzo costante, fisico che l’arte richiede. Queste superfici incise sono state copiate con uno scanner 3D ad alta risoluzione e le scansioni poi passate su una lastra all’acquaforte per essere ristampate su fogli di alluminio. Queste lamine circolari riportano i tagli e le fratture dei tavoli su cui Anatsui ed i suoi assistenti hanno lavorato per anni. Sono un caso di ricostruzione che richiede ricerche e conoscenze ma prima di tutto fantasia: si limitano alla superficie per farci capire a fondo un artista in qualità di uomo perseverante nel proprio lavoro.
Le lamine sono montate a loro volta su sfondi a tinta unita. I singoli accavallamenti e gli accostamenti di colore che troviamo incorniciati ed appesi al muro dell’October Gallery, Anatsui racconta, non sono suoi. Sparpagliando le lamine su fogli colorati stesi sul pavimento dello studio, ha lasciato che ogni luna prendesse il proprio posto nel suo cielo, e poi lo ha rispettato. Due cerchi rossi si sono stagliati contro uno sfondo arancio vivo: Carmine Eclipse. Un rotondo bianco ed uno bronzeo si accostano, con un profilo verde scuro che spunta da dietro la carta nera: White Eclipse.
È un aneddoto divertente; ma in realtà sappiamo bene che un’eclissi lunare è tutt’altro che casuale. La Luna dev’essere in fase di piena e deve allinearsi con Sole e Terra mentre quest’ultima s’interpone tra essa ed il grande astro. Davanti ad Eclipse Suite, come con ogni altra eclissi, noi terrestri siamo presi in mezzo. Da questa particolare e rara posizione, il nostro pianeta si misura con altri corpi, un satellite più piccolo, una stella più grande. Inevitabilmente ci ritroviamo a riflettere, ed è probabile che sia proprio questo l’obiettivo della mostra intitolata Benchmarks. Il termine non si riferisce solo ai segni, “marks”, sui tavoli, “benches”, ma significa anche “punti di riferimento”. Suggerisce di chiedersi in relazione a cosa dobbiamo metterci e quale limite debba essere raggiunto per conoscere a fondo sestessi. Indubbiamente, anche con l’eclissi di El Anatsui ci ritroviamo al buio, ma forse non all’oscuro.
Per tutte le informazioni: http://www.octobergallery.co.uk/artists/anatsui/