Sabato 13 maggio, a Venezia ha aperto al pubblico la 57. Esposizione Internazionale d’Arte, dal titolo Viva Arte Viva, a cura di Christine Macel (Parigi, 1969). Come al solito, nei giorni precedenti l’inaugurazione, Arsenale e Giardini sono stati presi d’assalto da giornalisti provenienti da tutto il mondo, arrivati in laguna per dire la loro sui Padiglioni nazionali e sulla mostra principale, quest’anno diretta dal curatore capo del Centre Pompidou di Parigi. E, dunque, cosa si è scritto sinora? Che dice la stampa estera sull’edizione 2017 della biennale d’arte più longeva e autorevole del pianeta?
Se il Telegraph consiglia di imboccare meno i visitatori la prossima volta, alludendo all’attitudine didascalica della mostra, il New York Times si domanda come sia possibile che il direttore artistico della Biennale Arte 2017 abbia scelto di ammutolire i discorsi politici a vantaggio di una pura celebrazione dell’arte e degli artisti, in un momento storico delicato di ridefinizione degli equilibri europei e mondiali con la Brexit e l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti.
Tornando in Gran Bretagna, “un’edizione
Dalla Spagna, El País sembra apprezzare una Biennale più speranzosa, ottimista e meno politica delle precedenti edizioni, mentre commenti meno entusiasti arrivano dal paese di origine della curatrice. Le Monde scrive che a Venezia si prende l’arte sul serio, ma che l’esposizione principale manca un po’ di follia, descrivendola “educata, molto ben allestita, politicamente corretta e poco provocatoria.” Come non essere d’accordo? A noi resta il dubbio se la curatrice fosse a corto di coraggio e idee o se, in realtà, la vera audacia di Christine Macel sia stata nell’essersi defilata con garbo da una scontata propaganda politica e da facili provocazioni.
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