Rasheed Araeen (Pakistan, 1935, vive e lavora a Londra)
“Zero to Infinity in Venice” Arsenale
Dopo aver lasciato il Pakistan per trasferirsi a Londra nella metà degli anni sessanta, si afferma come uno dei pionieri dell’arte partecipativa con la sua opera “Chaar Yaar” (four friends), 1968. Attivista antirazzista e autore dell’influente mostra “The Other Story”, 1989, la prima retrospettiva modernista di arte africana, caraibica e asiatica in Inghilterra, è anche un precursore degli studi post-coloniali nel campo dell’arte.
Il progetto presentato alla Biennale, invita gli spettatori a ridisporre i cubi colorati della sua opera ricomponendola a proprio piacimento e creando così una moltitudine di combinazioni. Dietro quest’idea di interattività c’è il tentativo dell’artista di demolire le costruzioni simmetriche e rigide del minimalismo e del pensiero tradizionalista. Egli invita così gli spettatori ad entrare fisicamente in contatto con le strutture.
Takahiro Iwasaki (nato a Hiroshima)
“Out of Disorder” dalla mostra “Turned Upside Down, It’s a Forest”, pavilion of Japan.
Per la 57a edizione della biennale d’arte, il padiglione giapponese presenta una mostra personale dell’artista Takahiro Iwasaki. Una selezione di opere tridimensionali realizzate con oggetti familiari di tutti i giorni , lo spettacolo trasmette l’importanza di comprendere che tutto dipende dalla prospettiva e invita i visitatori ad abbracciare diversi modi di guardare.
Curato da Meruro Washida, il padiglione comprende una svolta completa del lavoro di Takahiro Iwasaki . Noto per la trasformazione di oggetti comuni con la sua bella opera artigianale, la mostra espone torri d’acciaio realizzate dai fili estratti da asciugamani e gru da costruzione da corde di libri legati a libri. Sempre riferendosi al suo luogo di nascita, l’artista giapponese utilizza la rappresentazione figurativa per fare piccoli interventi che producono un’impressione forte e duratura. Così come l’esperienza di hiroshima della bomba atomica, questi pezzi d’arte sanno che la potenza degli atomi di miniatura è così forte che può distruggere un’intera città.
Il titolo della mostra, “Turned Upside Down, It’s a Forest” si riferisce a un testo scritto dal romanziere veneziano Tiziano Scarpa, descrivendo come la città di Venezia è costruita su un numero infinito di pali guidati nella laguna.
L’opera “Out of Disorder” (Mountains and Sea), 2017. Lenzuola, asciugamani e abiti raccolti tra il Giappone e Venezia raccolti in cumuli sul pavimento; osservando da vicino – o infilando la testa nella fessura a cui si accede dall’esterno dell’edificio – si vede chiaramente che i fili dipanati dai tessuti formano tralicci dell’elettricità, montagne russe, rotaie ecc.
Koki Tanaka
“Of Walking in Unknown” 2017
Nato nel 1975 a Tochigi, vive e lavora a Kyoto (Giappone)
Koki Tanaka si interessa delle esperienze e delle idee della vita di tutti i giorni, coinvolgendo con ironia la materialità quotidiana utilizzando oggetti comuni e allestendo azioni “normali”, tramite installazioni a tecnica mista. In questo modo sposta il focus dall’analisi dei comportamenti a cose piu banali e alla relazionalità, particolarmente al modello del collettivo.
La sua opera più recente, Of Walking in Unknown (2017), documenta quattro giorni di viaggio compiuti dall’artista per recarsi a piedi da casa sua, a Kyoto, fino alla più vicina centrale nucleare, e pare richiamare l’opera Imaginary Distance (or the distance from Fukushima), fatta coi neon a comporre la scritta “9478.57km”, realizzata nel 2013 per il Padiglione Giapponese.
La camminata va chiaramente oltre il contesto artistico, e vuole sensibilizzare la pubblica opinione sui potenziali disastri causati dall’uomo. Traducendo l’astrazione della misura di una distanza nell’esperienza fisica del suo tragitto, Tanaka vuole metterci in connessione con la propria realtà.