Lady Macbeth, al cinema dal 15 giugno, un brillante dramma di eros e thanatos sullo sfondo della brughiera.
1865, campagna inglese. A 17 anni, Katherine è costretta a un matrimonio senza amore con un uomo di mezza età. Si Si ritrova padrona e prigioniera di una casa silenziosa, vuota e in cui tutto sembra immobile. Come nel più classico dei romanzi d’appendice per servette acculturate inizia una relazione clandestina con un giovane dipendenze del marito. Lui la deride, è rozzo e prestate. Lei cocciuta e capricciosa. Il mix non può che far esplodere la passione.
Considerato uno dei maggiori talenti registici del teatro inglese di oggi e già alla guida del London’s Young Vic Theatre, William Oldroyd firma un esordio cinematografico da ricordare, ispirato al racconto di Nikolaj Leskov Lady Macbeth del Distretto di Mcensk, che Šostakovič nel 1934 trasformò in una celebre opera.
“Nella letteratura di quel tempo -afferma Oldroyd- donne come Katherine di solito soffrono in silenzio, nascondono i loro sentimenti o si tolgono la vita. Ma in questa vicenda abbiamo una giovane protagonista che combatte per la sua indipendenza e decide il proprio destino, anche attraverso la violenza”.
Lady Macbeth ha tutte le caratteristiche del B-movie e piega a proprio favore i cliché della letteratura di genere: il matrimonio infelice, la signora e lo stalliere, la spirale di violenza, etc. Ne nasce un film affascinante e gotico, disturbato e hitchcockiano, un vero e proprio noir vittoriano. Questo adattamento cinematografico mantiene integra la matrice sovversiva dell’opera originale -che tanto fece infuriare Stalin- e l’atmosfera gelida, livida, della versione cinematografica del 1962 a opera di Andrzej Wajda.
L’azione si sposta dalla Russia alla brughiera inglese, ma la desolazione che incombe sui protagonisti resta la medesima.
Lady Macbeth è un film pervaso da un carattere sensuale e rabbioso, a tratti enigmatico. Sulle corde della differenza di classe e della differenza laziale, William Oldroyd dirige una storia tesa ed essenziale, senza fronzoli, rigorosa. Disegna una passione geometrica e una psicosi letale. La donna passionale soffocata dalla vita borghese si trasforma qui da vittima a carnefice, senza pentimenti e senza pietà, anzi, forse vittima non lo è mai stata. In Lady Macbeth Madame Bovary si trasforma in Mr Ripley.
Ottima la perfomance della protagonisa, Florence Pugh (The Falling), magnetica e glaciale.
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