L’ultima perla del Tar del Lazio è contro i direttori stranieri dei musei italiani. Tutti bocciati. Secondo il Tribunale amministrativo, la nuova legge del 2014 avrebbe dovuto dire esplicitamente che gli stranieri erano ammessi alla selezione.
Non mettetevi a ridere. Anche se Enrico Mentana ci ha scherzato sopra: «E’ giunto il momento di dare al Tar del Lazio un presidente straniero». In un’ora ha raccolto la bellezza di più di duemila like. Evidentemente, non è il solo a pensarla così. Si tratta davvero di una decisione incomprensibile, arrivata con i tempi giurassici della nostra burocrazia, visto che da due anni quei direttori esercitavano il loro ruolo con grandi meriti e ottimi risultati. Tutte cose che non contano per la parte più conservatirce del nostro Paese.
Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, anche lui colpito dal proveddimento, l’ha definito «un autogol». Mentre il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha protestato invano: «Così fermano il cambiamento. Il nostro era il sistema più arretrato d’Europa, pur avendo le collezioni più importanti del mondo. I musei erano semplicemente delle sovrintendenze retti da un funzionario: noi gli abbiamo dato autonomia, abbiamo scelto i migliori per guidarli e i risultati stavano arrivando».
Da 38 milioni di visitatori del 2013 si era passati a 45,5 del 2016, e quest’anno stavano ancora crescendo. Chi se ne importa. Come non importa neppure che i colloqui per scegliere i direttori fossero videoregistrati e visionabili da tutti, visto che il motivo per cui sono stati bocciati è che si svolgevano «a porte chiuse», rendendoli, secondo loro, «non trasparenti».
Cerchiamo di capire. Il Tar è il Tribunale Amministrativo regionale, composto da giudici che non appartengono alla giurisdizione ordinaria, e non prende iniziative dirette, ma agisce sempre su ricorso di un signolo cittadino che si sente danneggiato dalla Pubblica Amministrazione. Nessun problema: nel nostro Paese i ricorsi ovviamente non mancano. A cominciare dal calcio, per noi gli arbitri sbagliano sempre. Sono frequenti i casi di esclusi dai concorsi pubblici per vizi procedurali che elevano vibrate proteste al Tar, ma anche di studenti che ricorrono contro una bocciatura.
Quando si tratta di organi centrali dello Stato è competente il Tar del Lazio. Contro le sue sentenze si può ricorrere poi in secondo grado al Consiglio di Stato, come ha deciso di fare il ministro Franceschini. Il Tar del Lazio non ha dei precedenti molto belli: un suo ex magistrato è stato condannato in primo grado a otto anni per corruzione in atti giudiziari. Secondo l’accusa, si sarebbe accordato con una avvocatessa amministrativa «per indirizzare le parti processuali presso il suo studio legale, farla nominare quale difensore in procedimenti davanti al Tar del Lazio e porre in essere in questi stessi procedimenti atti contrari ai doveri d’ufficio di volta in volta utili e necessari ai clienti della donna avvocato». Il tutto in cambio della promessa di somme di denaro. «Ormai tutti quelli che arrivano devono andare tutti da te…io li mando tutti da te, questo è ovvio», dice il magistrato al telefono parlando con il difensore. «Qui non stiamo al mercato signori! Ogni cosa ha il suo costo».
Premesso che quel giudice non c’è più, e che questi casi non c’entrano niente con la sentenza sui direttori dei musei, resta comunque lo stupore di fronte a un verdetto che ha suscitato quasi solo scandalo e critiche. Così, se Matteo Renzi ha subito ammesso di aver sbagliato a non riformare il Tar, il presidente della Commissione Cultura al Senato ha parlato di «una decisione gravissima». Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, ha commentato che «in questo Paese cambiare è difficile, ma indispensabile. Speriamo nella saggezza del Consiglio di Stato». Anche Ermete Realacci è andato giù duro: «una scelta di impotenza e asfissia quando la cultura è il punto di forza dell’Italia».
L’unica voce fuori dal coro è quella del M5S, con Danilo Toninelli: «Il Tar boccia le nomine di Renzi per i musei e lui attacca i giudici, invece di riconoscere i suoi errori. Peggio di Berlusconi». Per il resto, però, è solo una pioggia di critiche. Gennaro Migliore, sottosegretario di Stato alla Giustizia: «Un Paese vuole cambiare. Un governo che ci prova. Custodi della conservazione che bloccano tutto».
Lo storico Giordano Bruno Guerri si è allineato a Mentana: diamo «il Tar a giudici stranieri». E Maurizio Lupi (AP) ha chiosato così: «Il Tar Lazio caccia i direttori stranieri che hanno rilanciato i nostri musei. Bravi! Se qualcosa funziona, ci pensa il Tar a rovinarla». Il fatto è che da parecchi anni ormai, l’Italia è un Paese fondato sulle sentenze. Qualche volta, dobbiamo anche dire grazie ai nostri giudici, è fuor di dubbio. Ma è il sistema che non convince, perché riempie un vuoto di potere molto poco democratico.
Alla fine, forse, non ci resta altro che arrenderci alla realtà. Nei nostri musei torneranno dei bravi funzionari italianissimi che faranno quello che avevano sempre fatto fino a due anni fa. Quando le cose non andavano così bene. Siete sicuri che non importa?
3 Commenti
Come al solito si mescolano questioni che invece sono e debbono rimabere distinte. E’ del tutto ovvio che conferire la direzione di musei italiani a stranieri, europei e non, costituisce un’apertura significativa e stimolante, con la quale sono del tutto d’accordo. Ma se il bando, le procedure e via dicendo non sono conformi al dettato legislativo, non si può chiedere al TAR di sostituirsi al Parlamento. Riformiamo la legge invece di demonizzare chi, cone è suo compito, la applica. E
C’é stato un legittimo ricorso e nessuno, ripeto nessuno contesta la bravura dei direttori stranieri, solo che a parità, ripeto a parità di competenze perché un cittadino italiano deve essere superato da uno straniero ? Caro Sapegno, la Bocconi ha fatto uscire quasi a tempo reale con la sentenza un video che ti può illuminare su quanto hai dimenticato di scrivere. Se poi uoi ricordare ai lettori che la mia opera supera la Biennale 2017 fai presente che sono un italiano vero. Grazie. SA
La sentenza del TAR è perfetta.L’arte è un problema nazionale. VivA L’italia. A scuola ti insegnano la pittura ITALIANA, la poesia ITALIANA, la letterarura ITALIANA, il teatro,no il teatro non è argomento scolastico, il cinema nemmeno, la storia si,ma la storia romana-ITALIANA (Viva Garibaldi), e via di questo passo. Puskin? chi era costui? e Marlowe? peggio che andar di notte… e ci vogliamo meravigliare per la sentenza del TAR? Noi discendenti di un popolo di eroi, di navigatori, ecc.ecc.? Unione uropea? Erasmus? Non diciamo parolacce, via, altrimenti il TAR mette fuori legge le elezioni europee e tutto il parlamento di Strasburgo.